Beastly Days – USA 1990 : Martini in prima fila

Il giorno glorioso: Phoenix. 11 marzo 1990. Il circus della F1 da il via a quella che sarà una delle stagioni più combattute e clamorose della sua storia. Si presenta nella città capitale dello stato dell’Arizona con tutto il suo carico di polemiche, domande e veleni nate dalla separazione tra Prost e  la Mclaren, con il successivo approdo del “Professore” alla Ferrari. In mezzo a questo carrozzone di uomini, pochi, e pseudo politici, tanti, c’è anche la Minardi. Per l’inizio della stagione la nuova 190 non è pronta e nelle mani Martini viene data la 189 in versione B. Una macchina che si è dimostrata veloce, ma che comincia a sentire i segni del tempo. Nelle prime libere del venerdì il cielo è sereno ma a tratti nuvoloso. Nessuno spinge, nessuno si prende rischi eccessivi in una pista livellata come un campo d patate e con muretti in cemento armato. Tanto, pensano tutti, c’è ancora il sabato ed è li che si darà il massimo. E invece, non troppo clamorosamente viste le previsioni, il sabato diluvia con nessuno che riesce, logicamente, a migliorare. La pole va a Berger ma li, in seconda posizione, c’è Pierluigi Martini con la Minardi. Un mezzo miracolo sportivo, visto che quella resterà la miglior qualifica nella storia della Minardi. Un impresa dettata da condizioni fortuite, ma anche da una macchina non ancora “stanca” come tutti credevano, e da gomme Pirelli sempre molto competitive in qualifica. Da ricordare anche lo splendido terzo posto di Andrea De Cesaris su Dallara. La gara, purtroppo, non è lo specchio delle qualifiche. Martini perde tre posizioni al via e si attesta nella parte alta del gruppo sempre vicino alla zona punti. D’altronde la strategia era quella: cercare di star lontano dai guai per tentare di entrare in zona punti. L’obbiettivo, però, non viene centrato per un soffio. Martini chiude settimo a pochi secondi da Nakajima, ultimo pilota in zona punti e alla guida di una Tyrrell in giornata di grazia visto il secondo posto, con relativo duello da brivido con Senna, di Alesi. Alla Minardi e a Martini resta l’amaro in bocca per un’occasione mancata ma la consapevolezza di essere sulla strada giusta.