F1 | Monza: Alesi, ”Verstappen: la differenza la fa il pilota, non la macchina”

Durante la prima sessione di prove libere abbiamo avuto il piacere di vivere la sessione libera insieme al Jean Alesi e Mario Isola. L'ex pilota Ferrari ha risposto a diverse domande.

Ph: Gabriele Bovio, inviato di F1sport Pit talk a Monza

Live da Monza

Durante la prima sessione di prove libere abbiamo avuto il piacere di vivere la sessione libera insieme al Jean Alesi e Mario Isola. L’ex pilota Ferrari ha risposto a diverse domande.

Jean Alesi, cosa pensi dell’atmosfera qui al Gran Premio d’Italia?

Ho guidato per molti team in Formula Uno, ma quando arrivi in Italia, ti rendi conto che la Ferrari non è solo una squadra, è una nazionale. Non sono solo tifosi, la Ferrari è una religione. Quindi capisci davvero cosa la gente si aspetta da te e cosa aspetta.

Nella F1 odierna c’è il pericolo che ci siano troppe informazioni che ci siano troppi dati. Forse ora i piloti dovrebbero essere ingegneri migliori di quanto lo fossero quando guidavi tu?

Beh, penso che il livello degli ingegneri sia sempre stato buono, forse la creatività era maggiormente al potere ai miei tempi.
Ora sono bloccati dai regolamenti, ma detto questo possiamo vedere Adrian Newey, il miglior ingegnere di sempre, che nonostante tutte le restrizioni, è in grado di trovare qualcosa di diverso e di realizzare la macchina migliore. Quindi i dati ora, sì, ce ne sono molti, ma la F1 è la F1. Non credo che sia un problema per gli ingegneri avere un pilota “non ingegnere”.

Jean, dal punto di vista del pilota, il rapporto tra pneumatici e macchina è di fondamentale importanza. Puoi dirci, quando correvi, quanto tempo hai passato con gli ingegneri a parlare di gomme, del loro funzionamento e delle strategie da applicare durante i debriefing?

Fui fortunato, avevamo molta libertà nel lavoro sullo pneumatico. Ho dei ricordi molto belli con Pirelli perché hanno segnato la mia vita. Usavamo le loro gomme da qualifica, che lavoravano un solo giro, quello secco; allora si inventano un sistema, chiamato raspatura, dove radono la gomma per pulirla e rimetterla a nuovo.
Due treni di gomme, quattro giri. Questo dava ai team secondari la possibilità di avere più possibilità di qualificarsi. E lo spirito di Pirelli era, all’epoca, il no pit stop.
Riuscivamo a correre un intero Gran Premio con un set di gomme. E ha funzionato perché con la Pirelli sono arrivato secondo a Phoenix dietro Ayrton Senna, anche a Monaco appena dietro Ayrton con un solo set di gomme.

Jean, hai menzionato il compianto, grande Ayrton Senna. Raccontaci com’è stato correre contro di lui, soprattutto quando eri un giovane pilota emergente.

La forma delle auto era molto diversa da quella attuale. Quindi ovviamente, quando seguivi un pilota, vedevi chi guidava attraverso l’alettone, vedevi quasi le spalle del sub, ma soprattutto il casco. E il casco giallo era abbagliante. Vederlo negli specchietti o averlo davanti, a lottare con lui, rimarrà per sempre nella mia mente. Perché Ayrton era sempre imprevedibile per ogni movimento, ogni mossa, ogni decisione che faceva o prendeva. Era semplicemente una magia, come il suo nome. Fantastico.

Raccontaci com’è guidare un’auto di Formula 1 su questo incredibile circuito. Come si realizza un giro perfetto a Monza?

Ho corso 13 Gran Premi qui, due volte ho conquistato la pole position.
Non ho mai avuto un punto di riferimento. Alla prima curva la velocità è molto elevata ed è piuttosto accidentato. Non si sa mai, non si giudica mai al 100% dove si deve frenare.
Quindi devi essere molto reattivo nei punti di frenata. Quando vedo i piloti dalla onboard camera, li vedo forse un po’ più rilassati di quanto fossi io in quel momento, all’epoca avevamo molto meno carico aerodinamico. In termini di sforzo fisico per il pilota, Monza è molto facile perché non sei scosso dalla forza di gravità, ma devi stare estremamente, estremamente attento a dove freni e dove attacchi la curva.

Si parla molto di come probabilmente è più facile guidare un’auto di Formula 1 odierna rispetto ai tuoi tempi, grazie al progresso della tecnologia e altri aiuti alla guida. Dal tuo punto di vista, pensi che sia più facile guidare una vettura di Formula 1 oggi?

Affatto. Il mio sogno, anche se ho quasi 60 anni, è saltare su una F1 odierna e provarla. Ma pensare di essere in macchina a Zanvoort come la scorsa settimana, iniziare con le slick, correre, fare il primo giro con le gomme sbagliate, poi forti piogge, intermedie… insomma, i piloti stanno facendo un lavoro formidabile. Quando sei in F1, non è perché guidi una macchina facile, è perché sei il miglior pilota al mondo.
Lo conferma il dominio della Red Bull: Max è quasi 2 secondi più veloce del suo compagno di squadra, la differenza non la fa la macchina, ma il pilota.