IndyCar | McLaughlin e Penske dominatori in Alabama

Il quarto appuntamento della stagione NTT IndyCar Series è andato in scena sulla scia della polemica scatenata dalla squalifica di Josef Newgarden e Scott McLaughlin dalla gara inaugurale di St. Petersburg. Il Children’s of Alabama Indy Grand Prix non è stato certamente avaro di emozioni e, il tanto criticato Roger Penske ha avuto la sua rivincita. Non parleremo in questo articolo dell’episodio specifico inerente alla squalifica della gara inaugurale, ma ci concentreremo soltanto su quanto accaduto in pista.

Il Barber Motorsport è una pista vecchio stile, che si sviluppa sulle colline di Leeds, Alabama. Il classico tracciato da sapere a memoria curva dopo curva, onde evitare di finire fuori traiettoria a causa della mancanza di riferimenti e dei tanti, troppi, punti ciechi. Inoltre, con tutte le curve in successione è particolarmente difficile seguire da vicino l’auto che precede, quindi è fondamentale una messa a punto ideale e un feeling totale con la monoposto. Il terreno di caccia preferito per un particolare tipo di pilota: uno che ama questa pista e, soprattutto, uno che ha voglia di riscatto.

Volete un aiutino? Chi stiamo cercando guida la monoposto numero 3, motorizzata Chevrolet. Team Penske, per l’appunto. E sì, non può essere che lui: Scott McLaughlin. Scorrendo le statistiche emerge un altro dato interessante: un anno fa, in Alabama, vinse proprio lui.

Che il copione sarebbe stato lo stesso si è capito già nelle qualifiche: Scott McLaughlin in pole position, seguito dal compagno di squadra Will Power. Al netto delle polemiche, “The Captain” (Roger Penske – NDR) ha monopolizzato tutta la prima fila.

Pronti via, Scott McLaughlin mantiene la prima posizione, seguito dal suo fidato scudiero Will Power. Al giro 6, inizia lo show di Pato O’Ward. Prima va in testacoda frenando con due ruote sul cordolo, scendendo dalla quarta alla diciannovesima posizione. Non contento, si getta in una rimonta “a vena chiusa”, speronando l’incolpevole Pietro Fittipaldi e mandandolo dritto nelle barriere. In seguito a questo episodio, la direzione gara penalizzerà O’Ward con un drive-through.

Alexander Rossi (Arrow McLaren) effettua il suo pit stop al giro 46. Qualcosa non va come previsto e la posteriore sinistra avvitata male si stacca dalla monoposto e rimbalza contro le barriere. Pilota costretto al ritiro e, ovviamente, Safety Car in pista. Con le vie di fuga così strette, la fortuna ha voluto che Rossi accortosi immediatamente del problema stesse già rallentando. Ad alta velocità, una ruota che rimbalza nelle protezioni e torna in pista, è un’immagine che non voglio assolutamente tenermi nella mente.

Al giro 58, succede l’impensabile: Santino Ferrucci comunica via radio al suo crew chief, una notizia decisamente singolare:

“Qualcosa è appena caduto dal ponte”

Per chi non lo sapesse, il Barber Motorsport è letteralmente disseminato di sculture, manichini e tanto altro. Avete presente il ragno gigantesco che si vede in ogni cartolina del tracciato? Ecco, George Barber è famoso per le sue stravaganze e pare che il manichino della bella “Giorgina” sia stato da lui fortemente voluto perché voleva che i piloti passassero in quel tratto e avessero l’impressione che qualcuno fosse appeso al ponte. Stravaganza a parte, Scott McLaughlin si è così espresso in merito all’accaduto:

“Mi sono molto arrabbiato. Quel manichino poteva causare una caution. Mi sono reso conto che qualcuno l’avesse colpito ma non sono certo cose che si possono mettere nelle vicinanze di una pista da corsa. Forse cambierà qualcosa per l’anno prossimo, personalmente adoro questa pista, è divertente correre qui, ma insomma… per fortuna era solo un manichino e non una donna in carne e ossa”

Per la cronaca, “Giorgina” ha perso un braccio, colpita dalla monoposto di Luca Ghiotto. Devo ammettere che, dalle riprese televisive, lì per lì l’impressione era che una persona vera fosse caduta dal ponte. Un’immagine decisamente forte, spero che per il prossimo anno si pongano limiti a queste “stravaganze”, per non dire altro. Immaginiamoci per un attimo se il manichino fosse caduto sopra una monoposto in transito, provocando un incidente.

Preoccupante la disavventura di Sting Ray Robb (A.J. Foyt Enterprises), con il cedimento dello sterzo che ha causato un’uscita di pista in curva 1 al giro 55, fortunatamente senza conseguenze per il pilota. Chiaramente l’episodio ha generato una situazione di neutralizzazione, alimentando la fantasia di piloti e tecnici in merito alle strategie.

Giro 85, ultimo sussulto della gara. Christian Rasmussen (Ed Carpenter Racing) perde il controllo della monoposto e va in testacoda, causando una Caution a cinque giri dalla fine. Alla ripartenza, McLaughlin e Will Power mantengono le posizioni e Roger Penske può festeggiare la doppietta, con il “back to back” di “Scottie Mac” a un esatto di distanza dalla sua ultima vittoria.

Dopo la gara, ha dichiarato:

“Sì, sapevamo di avere una macchina veloce. Sapevamo che saremmo stati lì. C’era un po’ di fiducia in me stesso entrando in pista questo fine settimana”

Uno dei temi della gara riguarda, senza dubbio, il Team Arrow McLaren. Pato O’Ward è stato autore di una gara ben al di sotto delle aspettative, nella quale ne ha combinate di tutti i colori: il testacoda all’inizio, il contatto con Pietro Fittipaldi e il ventitreesimo posto finale la dicono decisamente lunga. Va bene la vittoria a tavolino della prima gara, ma tralasciando l’esibizione al Thermal Club parliamo di un sedicesimo posto a Long Beach come altro risultato vero e proprio. Il ritiro di Alexander Rossi causa ruota avvitata male al pit stop è soltanto l’ennesimo segnale che, qualcosa, all’interno del team non stia funzionando a dovere. I presupposti di inizio anno erano ben diversi e, sinceramente, urge una decisa inversione di tendenza.

Luca Ghiotto. Ventunesima posizione finale, ma in alcune fasi di gara è stato in top ten e si è messo dietro piloti con più esperienza di lui. È stato autore di un’ottima qualifica e, in una pista ostica come quella del Barber Motorsport ha condotto una gara di gruppo senza grosse sbavature. I presupposti per fare bene ci sono, ma chiaramente bisogna dargli tempo.

Linus Lundqvist (Chip Ganassi Racing) e Santino Ferrucci (A.J. Foyt Enterprises) meritano entrambi una menzione di merito. Lo svedese è al suo primo anno da rookie e ha messo a referto il suo primo podio proprio al Barber Motorsport, con tanto di rimonta nel finale dove ha dato vita a sorpassi spettacolari. Santino Ferrucci si è classificato al settimo posto, permettendosi il lusso di condurre la gara per quattordici tornate e mostrando un passo decisamente interessante.

Resterà da vedere se il caso Roger Penske avrà ulteriori strascichi o se i team manifesteranno ulteriore malcontento. Detto questo, siamo alle porte del “Month of May”: Prossimo week end (11 maggio) si va a Indianapolis per la Road Course, poi inizierà il conto alla rovescia per il 26 maggio, con la 108° edizione della 500 Miglia.

Di seguito la classifica della gara in Alabama e quella generale del campionato –

Fabrizio Bianchini
Fabrizio Bianchini
Da sempre appassionato di motorsport, specialmente del motorsport "old style" fatto di pazzia, romanticismo e odore di gomma bruciata.

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