F1 | Baldisserri: “Ferrari, in passato scelte drastiche ora mancano alternative!

Un tecnico famoso della Scuderia Ferrari oltre che un amico di PitTalk, Luca Baldisserri, è intervenuto come ospite durante la puntata 237. Il tecnico emiliano ha tracciato un quadro preciso della situazione del Cavallino ribadendo anche un concetto di cui la avevamo parlato nei giorni scorsi. L’inadeguatezza dell’organizzazione orizzontale Marchionne-Arrivabene.

Dopo l’avventura del GP di Toscana ed in attesa del GP di Russia, è intervenuto a PitTalk Luca Baldisserri, ex ingegnere di Michael Schumacher.

Baldisserri, ha risposto con la sua consueta schiettezza, alle domande di Antonio Granato.

Spaziando a tutto campo, in una chiacchierata che ha affrontato i punti chiave del “Dossier Ferrari”, ha evidenziato quelli che a suo dire potrebbero essere i principali problemi della Scuderia in questo malaugurato 2020.

Può essere utile in questo senso analizzare l’intervista mettendo in rilievo due degli argomenti di cui l’ex ferrarista ha parlato con noi.

Organizzazione e metodo

Uno degli argomenti principali su cui il tecnico emiliano ha espresso un suo autorevole parere, è quello dell’organizzazione interna del team modenese, della quale avevamo parlato nei giorni scorsi su F1Sport.it.

Rispondendo alle domande sulla possibilità di imporre da parte della dirigenza Ferrari un passo indietro all’attuale team principal, Mattia Binotto, Baldisserri ha dichiarato:

“Sicuramente nel passato sono state prese decisioni molto più drastiche, ma ora non ci sono le alternative. Tutti noi vorremmo tornare a vedere vincere la Rossa ma non è un lavoro facile. La stabilità del team è stata devastata ed in tre quattro anni sono state fatte scelte diverse rispetto al passato. Il team ha bisogno di stabilità per tornare ai livelli di qualche anno fa.

L’organizzazione orizzontale portata da Arrivabene-Marchionne non credo sia il modo ottimale per gestire un team di F1.

Magari in altri ambiti è una cosa che funziona – nessuno mette in dubbio le qualità manageriali – ma in un team di F1 non ne sono convinto.

Non sono più in Ferrari e non so se questo possa essere uno dei problemi ma su questo sono sempre stato un po’ dubbioso. Io proverei a fare qualcosa in questa direzione, anche se poi il problema sono gli uomini. Quando si fanno tante sostituzioni, non effettuate in maniera chirurgica ma a tappeto, si rischia poi nel tempo di cadere in questi tipi di momenti qua.”

È il giudizio di chi ha vissuto e studiato dall’interno problemi e soluzioni. Ma è anche la conferma che le strategie organizzative della Ferrari, dall’ ultima fase dell’era Montezemolo ad oggi, si sono dimostrate inadatte alla gestione della Scuderia in questi ultimi anni.

Una tra queste è appunto la cosiddetta organizzazione orizzontale, che richiede per un funzionamento ottimale la figura di un “Padre-Padrone” in grado di mantenere il totale controllo di tutti gli aspetti sia tecnici che politici all’ interno del team, amalgamandone nel modo giusto le componenti.

Questa figura ad oggi in Ferrari non esiste, e non può essere rappresentata di certo da John Elkann, Louis Camilleri o (men che meno) da Mattia Binotto.

Prestazioni e sviluppi

Baldisserri ha chiarito il suo punto di vista anche per ciò che riguarda le scarse prestazioni che la Ferrari ha evidenziato nei 9 gran premi del 2020, delineando un quadro abbastanza definito.

“Le vetture vengono disegnate e progettate nel tempo ed il loro sviluppo viene congelato verso maggio o giugno dell’anno precedente.

L’anno scorso le prestazioni del pacchetto erano abbastanza confortanti. Quindi credo sia stato seguito uno sviluppo che potesse portare a più carico aerodinamico penalizzando un po’ il drag.

Poi è successo qualcosa e non so quanto le regole e le precisazioni sui regolamenti abbiano influito sulla Ferrari più che sugli altri team.

Ma è fuori dubbio che le prestazioni motoristiche di quest’anno sono ridicole rispetto allo scorso anno.

Non saprei dire se questo sia dovuto alla perdita di cavalli o alla scelta di un’aerodinamica che ha portato solo drag. Ma in settori delle piste dove il carico aerodinamico è importante e non lo è la velocità, la Ferrari non è comunque mai andata bene.  

Questo vuol dire che la ricerca del carico non ha funzionato. La mia analisi è che hanno cercato carico penalizzando il drag ma non ci sono riusciti. Poi è arrivata la questione FIA che ha tagliato il motore. Questo ha fatto cadere la Ferrari nel gruppo di chi fatica anche a superare la Q3″.

Anche in questo caso l’analisi di Luca Baldisserri, conferma le supposizioni di chi in precedenza aveva descritto la Ferrari SF1000 come un progetto difficile da recuperare.

Qualsiasi tentativo di sviluppo o revisione ha infatti peggiorato le prestazioni della vettura, creando addirittura situazioni pericolose.

È il caso di Monza dove l’alleggerimento del carico aerodinamico ha determinato risultati disastrosi e pericolosi (l’incidente di Leclerc ne è un esempio) dei quali abbiamo parlato nelle scorse settimane.

Le conclusioni

Tutto questo è figlio della estrema confusione e della inadeguatezza delle soluzioni adottate dai tecnici di Maranello.

Soluzioni dettate dalla convulsa necessità di trovare risposte ad un progetto nato male.

E nel frattempo le aspirazioni della Ferrari si trasferiscono al 2022, ultima spiaggia di un team che comincia a mantenere con fatica il ricordo delle pagine leggendarie scritte in 70 anni di F1.