Maranello e Borgo Panigale. Due centri che contano poche migliaia di anime ma che in questo anno hanno fatto battere il cuore degli appassionati sparsi per tutto il mondo. Due popoli diversi, spesso contrapporti, facenti parte delle due branche massime del motorsport: Formula 1 e Moto GP. Due popoli legati dallo stesso sottile filo comune, il raggiungimento di un sogno. Due storie terribilmente e tragicamente, sportivamente parlando, simili.
Di Giuseppe Gomes
Ogni volta che si parla di Formula 1 e Moto Gp, nella stragrande maggioranza dei casi si finisce a parlare di due mondi diversi, tanto lontani da non riuscire quasi ad appartenere allo stesso universo del Motorsport. Da una parte le astronavi di Mercedes Ferrari e Red Bull, dall’altra le indomabili Honda Yamaha e Ducati, con i piloti freddi e calcolatori della Formula 1 che fanno quasi da contraltare ai cavalieri passionali delle moto. Poi la stagione 2017, una stagione vissuta in modo intenso da tutti i tifosi ed addetti ai lavori per due sogni targati Italia, due sogni rossi, che hanno incollato migliaia di appassionati alla televisione.
Due sogni figli dei 10 anni trascorsi in attesa del ritorno di un titolo Mondiale a casa nostra, nella nostra Motor Valley. Ci troviamo oggi a riportare una doppia sconfitta, che brucia e brucerà ancora perché, forse, quella del 2017 era l’occasione d’oro per entrambi, Ferrari e Ducati per tornare a vincere. Torniamo indietro di qualche mese, quando le rosse – le quattro rosse – muovevano le ruote in pista per i primi test. Da una parte una Ferrari “alla disperata ricerca di carico” – questo uno dei primi commenti pervenuti a poche ore dalla presentazione – e reduce da un 2016 privo di gioie, dall’altra una Ducati privata delle ali, il vero valore aggiunto che l’ing Gigi Dall’Igna aveva trovato nel progetto della Desmosedici. Tutti problemi che, comunque, non avrebbero mai fatto immaginare una stagione come quella che abbiamo vissuto.
Da tiepide speranze, alimentate da risultati inattesi e insperati durante i test, la prima parte di stagione di Ferrari e Ducati ha fatto crescere il sentore di avere a che fare con l’anno del ritorno. La Ferrari dopo la vittoria di Melbourne, insieme al Bahrain e Monaco e Ungheria, una salda leadership nel mondiale e una macchina che appariva come la più competitiva in griglia sembrava pronta a tirare fuori le bottiglie “per le occasioni speciali”, in attesa di una seconda parte di campionato che poteva effettivamente diventare una cavalcata vincente. Un inizio decisamente più sottotono invece per il duo Dovizioso Ducati, con una moto che piano piano durante la stagione è cresciuta, tanto da portare le emozionanti vittorie al Mugello, Barcellona, Austria, Inghilterra, Malesia e Motegi, insieme a piazzamenti utili tanto da portare in testa al mondiale la coppia italiana.
Poi? Poi è giunto il momento degli avversari, dotati di mezzi tecnici eccezionali e due veri fenomeni dietro al volante e in sella: Mercedes-Hamilton e Honda-Marquez. Probabilmente, parlando di pura potenza economica, Mercedes e Honda sono due tra le aziende più forti dell’intero panorama mondiale, dotate di mezzi finanziari enormi. A evidenziare questo fattore basta vedere da una parte gli ultimi mondiali di F1 e dall’altra il numero complessivo di mondiali vinti in Moto Gp. Stiamo parlando di colossi, non certo dei primi arrivati. Se poi fai affidamento su due fenomeni, bè, non puoi che attendere quantomeno una riscossa. Hamilton ha probabilmente compiuto il suo mondiale più bello, praticamente avulso da errori – escludendo quello in qualifica in Brasile – dove ha dimostrato quanto, il mondiale 2016, abbia partorito un campione a 360°, che sa fare la rock star, ma che sa calcolare e andare dannatamente forte. Discorso simile per Marquez che, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ha fatto evidenziato al mondo intero il suo talento sopraffino, quasi sovrannaturale, anche questo forgiato dopo un 2015 da prendere, chiudere in un baule e nascondere per quanto fatto in pista e fuori. Ma questo non è certo il luogo adatto per parlarne.
Quello che ci interessa è l’incrocio che si è andato a creare in Formula 1 e in Moto GP. Le “piccole” – se così si possono definire – realtà nostrane, contro i “mostri” tedeschi e giapponesi. Due piloti mediterranei – si, anche Vettel, come spesso è stato appellato durante le nostre puntate di Pit Talk – contro due piloti in grado di spaccare i tifosi, o li odi o li ami, e due epiloghi che lasciano l’amaro in bocca. Perché se a metà estate i sogni stavano diventando realtà, oggi, quei sogni, sono stati irrimediabilmente infranti. Sfortuna? Mancanza di freddezza? Avversari troppo forti? Sarebbe quanto mai un limite appellarsi a solo uno di questi fattori, fatto sta che, a esultare, sono gli altri. Ma, forse, l’amaro è dettato da quel senso di incertezza per quanto riguarda la prossima stagione.
Allo stato attuale, forse, sia Ferrari e sia Ducati non sembrano riuscire a trasmettere quel senso di stabilità, in grado di far pensare a un 2018 al livello di questa stagione, lasciando quel tremendo senso di occasione sprecata. Quando l’ultima goccia di champagne sarà versata in quel di Abu Dhabi, potremo dire che la stagione 2018 avrà quasi ufficialmente fatto il suo debutto, e ricomincerà la solita morbosa attesa che noi appassionati di motorsport viviamo durante il gelido inverno, in attesa che si riaccendano i motori. Una attesa che porrà inevitabilmente i riflettori su Maranello e Borgo Panigale, pronte alla prova del nove della stagione 2018. Una stagione che speriamo non porti nuovi sogni infranti, ma il tanto atteso trionfo finale.