L’intervento di Manuel Codignoni sulla Ferrari (vi riportiamo qui il link alla prima parte) è poi continuato con una riflessione sul responsabile strategie del muretto in rosso, ovvero lo spagnolo Inaki Rueda.
“Se fossi stato Mattia Binotto, probabilmente non avrei tenuto Inaki Rueda per un altro anno al muretto. E paradossalmente, se fossi Vasseur, potrei anche decidere di dargli una possibilità e decidere successivamente. Mi rendo conto che, nonostante abbia parlato di Vasseur come decisionista, sarebbe antipatico arrivare e tagliare subito una testa importante come quella di Rueda che, politicamente parlando, significa qualcosa all’interno della Ferrari.”
“Dopo tutte quelle decisioni discutibili che sono state prese è ancora al suo posto, è evidente che non è proprio l’ultimo arrivato. Senza stare a scomodare la “cordata spagnola”, quando faccio riferimento al termine “politicamente” intendo che Rueda probabilmente gode di tanto credito all’interno della squadra corse. È vero, sono i vertici a decidere, ma decidono in base alla pancia, quanto dice la base della Scuderia. Magari Rueda è uno che ha le sue amicizie all’interno della base ed è protetto da essa.”
I pit stop Ferrari in numeri
Infine una curiosità legata al luogo dove si è tenuto l’incontro tra la Ferrari e la stampa la scorsa settimana.
“La cosa curiosa è che l’incontro stampa si è tenuto nella stanza dei pit stop, un locale apposito per testare i rientri al box e monitorarne le performance.”
“Secondo i dati della Ferrari, il Cavallino è stato il più team efficace del 2022 nei pit Stop sotto i tre secondi, con una percentuale di successo del settantatré per cento, nonostante l’obbiettivo fosse dell’ottanta per cento. Non sono soddisfatti sui pit Stop falliti, ossia quelli superiori ai cinque secondi che da pit Stop si trasformano in un tagliando. L’obbiettivo 2022 era di portare i pit Stop falliti sotto la soglia del 3%, poi rimodulato al 4%, con un risultato finale dell’ 8%”.