Verstappen non considera il porpoising un problema. È un rischio come ce ne sono altri sia in F1 che in altri sport.
di Federico Caruso | @fclittlebastard
Dopo le dichiarazioni di Hamilton sul porpoising, dopo il GP in Azerbaijan, molti piloti hanno chiesto un chiarimento per la loro sicurezza. La FIA si è già pronunciata al riguardo con una direttiva tecnica. Ma comunque il tema è ancora caldo e sta generando molte discussioni. Molti piloti sono d’accordo sul seguire la linea della sicurezza a tutti i costi.
Anche cambiando il regolamento. Altri invece, non sono d’accordo. Dietro alla sacrosanta ricerca della sicurezza in F1, però, come era logico accadesse, i piloti a favore di una risoluzione tecnica, sono quelli che hanno riscontrato i maggior disagi. Hamilton ha voluto specificare, che la sicurezza dei piloti deve essere la prima preoccupazione per la F1.
“Non posso sottolineare di più quanto sia importante la salute per noi. Penso facciamo uno sport fantastico, ma la sicurezza deve essere fondamentale, deve essere la cosa più importante. Mi sento decisamente come se fossi un po’ più basso.
I miei dischi (della schiena, nda) non sono decisamente nella forma migliore, e questo non va bene per la vecchiaia.
Ci sono cose che possiamo fare per migliorare per i piloti qui. Vogliamo arrivare e fare il nostro lavoro e offrire un grande spettacolo, e correre nel modo più sicuro, e non c’è bisogno che ci si infortuni. Penso solo che dobbiamo lavorare a stretto contatto con la FIA e non prenderla alla leggera, cosa che non penso lo stiano facendo, e continuare a perseguire per una soluzione.”
Chi non si trova molto d’accordo con le parole di Hamilton, è Verstappen. La Red Bull è la macchina che più in assoluto ha ridotto l’effetto pompaggio. Le sue vetture addirittura sembrano che non ne soffrano. Verstappen non considera il porpoising un problema vero e proprio. Lo paragona ai rischi che esistono anche in altri sport.
Secondo lui, gli infortuni che si possono subire in F1, sono alla pari con quelli che si potrebbero verificare in qualsiasi altro sport. Verstappen crede che i piloti di F1 dovrebbero essere disposti a dover affrontare certi rischi.
“Ci sono molti sport in cui penso che tu possa danneggiare il tuo corpo in generale. Una volta che ti ritirerai dalla tua carriera, non sarai più come avevi 20 anni, è semplicemente così. I calciatori hanno problemi alle ginocchia, e infortuni di ogni genere.
O quando sei un pilota di Motocross o Moto GP, la quantità di ossa che si rompono del loro corpo. Puoi sempre chiederti, <<È la cosa più sicura da fare? No! >> Ma siamo disposti a rischiare, questo è il nostro sport, è quello che amo fare. Di sicuro, il porpoising che abbiamo in questo momento non è carino e non credo sia corretto. Ma alcune squadre sono in grado di gestire queste cose molto meglio di altre, quindi è possibile liberarsene. Quindi non credo che dobbiamo drammatizzare così tanto con ciò che sta accadendo in questo momento.”
Secondo Verstappen non è solamente una questione di sicurezza. Ma anche una questione legata alla bontà del progetto dell’autovettura. Ogni team o pilota che ad oggi non hanno ancora risolto il porpoising, o ne ha limitato il problema, sono gli stessi che hanno richiesto i cambiamenti al regolamento.
La parola sicurezza, riferito al porpoising sta assumendo sempre di più un significato preciso. Ovvero sta diventando una scusa per nascondersi dietro ai limiti di un progetto non ben riuscito. La FIA aveva previsto il porpoising, oppure no, per questo tipo di nuove monoposto di F1?
Perché la risposta è tutta lì. Se fosse stato previsto, allora i team avrebbero dovuto metterlo in conto. Ma se invece, come sembra che sia, nessuno lo aveva previsto da regolamento, allora vige la regola che è giusto che vinca il più bravo. Ad oggi visti i risultati e la classifica, la Red Bull sta raccogliendo tutto quello che di buono ha studiato e realizzato con il progetto della sua RB18.