C’è una F1… e un’altra. No, non è un altro campionato, ma semplicemente c’è la F1 di oggi e quella di una volta, che spesso e volentieri rivive in contesti unici e uno di questi è certamente il Goodwood Festival of Speed, dove tutti gli appassionati possono rifarsi gli occhi con le meraviglie del passato più o meno recente. Ma come spesso accade, a Goodwood si ricordano anche degli eventi speciali, come accaduto pochi giorni fa quando si sono celebrati i 30 anni dall’unico titolo mondiale di Nigel Mansell.
Il Leone d’Inghilterra è stato il vero grande protagonista della kermesse, nella quale è salito a bordo delle monoposto che hanno fatto la sua storia, tra le quali inevitabilmente spicca la Williams FW14, con la quale ha appunto ottenuto il suo unico titolo mondiale. Mansell è anche salito a bordo della Ferrari 639, che ha fatto la storia con la grande novità del cambio al volante.
Uno spettacolo puro che, in mezzo a molti omaggi e ricorrenze che si ripetono ogni anno, hanno fatto rivivere l’emozione di vedere all’opera un campione che avrebbe meritato molto di più di quello che in realtà ha ottenuto. Ma la kermesse inglese, nell’omaggiare Mansell e nel celebrare il titolo che ha aperto la strada ai successi della Williams, può essere letta anche in chiave moderna, visto che proprio queste due monoposto sono state rivoluzionarie, una con il cambio al volante e l’altra con innovazioni di peso come le sospensioni attive. Monoposto che hanno adottato soluzioni innovative anche per risolvere alcuni problemi che stavano caratterizzando la F1 di quegli anni (il porpoising dice qualcosa?), soprattutto quando a capo di uno di quei progetti c’era Adrian Newey, che a 30 anni di distanza da quel primo trionfo iridato che è stato la sua consacrazione vuole stupire ancora.
Le esibizioni di Mansell, applauditissime dal pubblico inglese, danno la misura di come la F1 nell’evolversi alla fine sia rimasta se stessa e di come la ricerca di soluzioni sorprendenti sia andata avanti di pari passo con l’innovazione tecnologica. Se questo concetto viene calato in una F1 in cui ormai l’innovazione sembra per certi versi esasperata ma nella quale le monoposto, nel momento in cui devono essere progettate, sono di fatto obbligate a rifarsi a un modello di riferimento, gli appassionati possono solo trarne una bella boccata d’ossigeno e, forse, i progettisti avrebbero materiale a sufficienza per trarre degli spunti interessanti. E rivedere Mansell a quasi 70 anni tornare a domare quei mostri che hanno scritto pagine indelebili di storia è stato un piacere per gli occhi, le orecchie e il cuore.