F1 | Ferrari: niente ricorso per i fatti del Canada

Niente di fatto. La Ferrari archivia la decisione del Canada decidendo di non appellarsi contro la penalità inflitta a Sebastian Vettel. Ma tiene aperta la porta del “right of review” che consentirebbe di portare in giudizio nuovi eventuali elementi emersi a posteriori.

Ferrari fa retromarcia e decide di non presentare il ricorso contro la penalità di 5 secondi comminata nello scorso gran Premio del Canada. L’ipotesi dell’appello era circolata poche ore dopo la conclusione della gara e sulle prime poteva apparire un’ipotesi plausibile.

Tuttavia il ricorso avrebbe rischiato di non essere neppure accolto, in quanto, l’articolo 17 del regolamento sportivo sancisce l’impossibilità di presentare appello contro le penalità che prevedano un aggiunta di tempo addizionale al risultato. Ciò che è stabilito dal collegio dei commissari, in altre parole non sarebbe discutibile.

Tra l’altro esistono dei precedenti analoghi, ugualmente sanzionati. Difficile quindi che a Maranello si optasse per questa strada con la consapevolezza di veder respinto il ricorso.

Trascorse le 96 ore utili infatti la Scuderia Ferrari sceglie di non intraprendere questa azione. In realtà si sarebbe trattato più che altro di una presa di posizione, di una mossa politica in grado di formalizzare il dissenso espresso contro una decisione che al Cavallino pare andare stretta. Ma alla fine si è scelto di non rischiare, data la certezza di un insuccesso.

A quanto pare, però, non è ancora detta l’ultima parola. Perché rimarrebbe un’ulteriore carta da giocarsi, quella del cosiddetto “right of review”, a cui fa riferimento l’articolo 14.1.1 del codice sportivo. Qualora infatti emergessero nuovi elementi probatori di comprovata rilevanza, non disponibili al momento della decisione ( come ad esempio telemetrie o immagini chiarificatrici ), questi potrebbero essere portati in giudizio entro 14 giorni dalla data che definisce l’ordine di arrivo in discussione.

Ci sarebbe tempo dunque fino al weekend del gran premio di Francia per formalizzare la questione.

Non sembrerebbe invece percorribile la via del ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna, in quanto si tratterebbe di un ente autonomo e quindi fuori dalla giurisdizione della FIA. Tra l’altro sarebbe pressoché impossibile appellarsi al TAS senza che preventivamente sia stato inoltrato un appello alla FIA. Un’ipotesi da scartare, al momento, in attesa di ulteriori delucidazioni in merito.

La Ferrari potrebbe comunque approfittare del clamore mediatico sollevato dalla vicenda e del fatto che molte personalità autorevoli del motorsport si siano apertamente schierate contro la sanzione incriminata.

È opinione di tanti, infatti, che la penalità abbia privato la Rossa di una vittoria che sembrava appartenerle, e che sarebbe stata quanto mai necessaria per contribuire a creare un clima di fiducia e di positività a Maranello. Le regole, ovviamente, esistono e in quanto tali vanno rispettate. Tuttavia, per il futuro, sarebbe auspicabile una minore rigidità di applicazione e un criterio di valutazione che tenesse conto di più fattori.

In altre parole si è creato un precedente che in qualche modo ha avuto il merito di dare una scossa, di rimettere in discussione il concetto stesso di regolamento.

Perché se è vero che non si può trasformare un gran premio in un far-west, dove ogni manovra è concessa, è altrettanto vero che andrebbe sempre rispettato lo spirito originario di questa disciplina, cui, oggi, troppo spesso, vengono tarpate le ali in nome di un eccessivo fair play.

La vicenda ha fatto un tale rumore che ha portato Jean Todt a coinvolgere i piloti nella riunione che si sta tenendo a Parigi proprio in queste ore e nella quale si discuterà il regolamento in vigore dal 2021.

In questo modo i drivers avranno il diritto di esprimersi senza essere obbligati ad accettare passivamente decisioni avallate da altri.

Staremo a vedere se questo sarà l’inizio di un nuovo corso che porterà ad una F1 più umana e meno burocratica. Nell’attesa non possiamo che salutare questa vicenda come un primo passo in direzione di uno sport più puro e meno viziato da cavilli oziosi. Siamo alle prime tornate di una gara tutta da disputare in salita. Ma ci auguriamo che, d’ora in poi, la bandiera a scacchi torni a premiare il coraggio.