Mercedes: storia di un successo venuto da lontano

Il 2012 è un anno strano. Se infatti da un lato bisogna registrare la prima vittoria della “nuova” Mercedes in Formula 1 nel Gran Premio di Cina, conquistata dopo aver monopolizzato la prima fila in qualifica con Rosberg davanti a Schumacher, ed il bel podio del tedesco a Valencia, il conto della stagione in classifica è poco positivo. Infatti, con qualche punto in meno rispetto alla stagione precedente, la scuderia della Stella a Tre Punte si piazza in quinta posizione con meno della metà dei punti della Lotus Renault, giunta quarta. Il motivo è da ricondursi ai numerosi ritiri, con le Frecce d’Argento che mancano punti iridati in 6 gare su venti, concentrate in particolare nell’ultima fase di stagione. Ma, ancora una volta, l’aspetto più importante avviene lì, in fabbrica. Il 2012 è l’anno dell’ammodernamento della galleria del vento e della ristrutturazione del reparto aerodinamica, con la possibilità data agli ingegneri di usare modelli al 60 % così da reperire maggiori informazioni durante i test e le simulazioni in sede.

Il 2013 è l’anno di svolta sotto tutti i punti di vista, forse perché stava per prendere piede il dominio dell’era turbo – ibrida a cominciare dalla stagione successiva? Chi lo sa. Sta di fatto che l’ultimo (almeno per il momento) campionato dei motori aspirati si apre con l’ingaggio di Lewis Hamilton, in sostituzione di Michael Schumacher dopo il suo ritiro al termine dell’anno precedente. Nel corso della stagione, la scuderia anglo-tedesca accumula ben 8 pole position e diverse prime file in qualifica, mentre in gara totalizza 3 vittorie ed altri 5 podi, che vanno a condire la stagione della ritrovata continuità di punti iridati, senza mancare neanche un appuntamento. Tutto questo ha portato la Mercedes a conquistare per la prima volta dopo il rientro, il secondo posto in classifica costruttori, dopo una bella lotta con Ferrari che ha chiuso alle sue spalle. A dire il vero, gli argentati avrebbero potuto ottenere anche qualcosa in più in termini di punteggio, visto che la vettura in questione si è presentata molto bene sotto il profilo della performance, ma assolutamente deficitaria nell’utilizzo delle gomme, che duravano veramente pochissimi giri per poi risucchiare i due alfieri a centro gruppo, salvo i casi suddetti. Nel continuo sviluppo, e magari anche con qualche test extra, nel corso della stagione si è migliorato anche sotto quest’aspetto.

E poi il 2014, cominciato con il nuovo vertice nella persona di Toto Wolff come Direttore Esecutivo dell’area business e Paddy Lowe per l’area tecnica, è l’anno della rivoluzione motoristica, con l’abbandono dei propulsori puramente endotermici per lasciare spazio alle power unit turbo – ibride. Dobbiamo ricordare i risultati sino ad oggi? Dal 2014 al Gran Premio del Messico appena disputato si contano 77 Gran Premi, in cui si sono piazzate 69 pole position, 62 vittorie, 34 doppiette, 4 titoli mondiali piloti e quattro titoli costruttori in quattro anni. Numeri di un dominio, che segnano un epoca, a valle di un periodo di rifondazione, che ha portato negli oltre 60 mila metri quadri di Brackely oltre 700 tecnici, in grado di garantire il lavoro h24, sette giorni su sette, oltre 250 mila ore di progettazione alle quale vanno sommate le oltre 200 mila di produzione.

Numeri da capogiro, arrivati dopo una mole inaudita di investimenti, in parte ancora da recuperare, con gli innesti di valore al posto giusto, sotto lo sguardo attento di Ross Brawn, che di epopee se ne intende, considerando cosa fatto a Maranello nel periodo di Schumacher. Già, la Ferrari, valorosa rivale in un 2017 che ha visto nuovamente il successo della casa di Stoccarda, così lontana in classifica costruttori, così vicina nel ruolo di protagonista di un epoca tecnologica nella massima espressione dell’automobilismo mondiale.