Sergio Marchionne si è detto contrario ai primi dettagli ufficializzati a valle della riunione di Parigi sul tema power unit 2021. Il presidente della Ferrari ha minacciato l’addio della Ferrari alla F1 se queste bozze regolamentari non dovessero cambiare.
di Federico Sandoli
All’indomani della riunione di definizione di quelli che saranno i regolamenti in fatto di motore per il 2021 ( Ufficiali i primi dettagli delle power unit 2021 ), da Maranello ha tuonato il presidente Sergio Marchionne, annunciando ai quattro venti l’intenzione di lasciare la massima formula perchè non avrebbe tollerato un passo indietro nella tecnologia che anima le attuali power unit.
Liberty media, proprietaria da circa un anno del format e dei diritti commerciali della F1, ha creduto di interpretare due esigenze importanti: la riduzione dei costi e l’aumento dei competitors nella massima formula.
Il presidente della Ferrari, forse acerbo della storia agonistica del cavallino, forse non pone attenzione al fatto che spesso una riduzione di costi è sempre stata fatta ai danni di una tecnologia dominante. L’abolizione delle minigonne nel 1982, per esempio, portò uno svantaggio enorme per la Ferrari che aveva sviluppato un sistema di downforce che garantiva valori fino a 25000 kg, risultato lontano dall’essere raggiunto dalle altre squadre. Per non parlare del turbo, tecnologia che nel 1988 aveva strozzato il circus che per sopravvivenza dovette tornare alle proprie origini sposando i plurifrazionati.
Le proposte avanzate da Liberty sono sicuramente discutibili, ma in linea con una politica che vuole un maggior numero di partenti per GP. Piuttosto la Ferrari, invece che fare i capricci, metta sul piatto della bilancia uno stabile ritorno ai test e delle contropartite che si sposino con la sua tradizione invece che difendere una tecnologia che dal 2014 la vede soccombere in pista e venire sbefeggiata sul web dai tedeschi (Mercedes: quel video di tributo (o provocazione) alla Ferrari).
Bisogna ammetterlo: l’approccio di Marchionne risulta troppo impulsivo, spesso si lascia andare a commenti sulla squadra e sui piloti che si contraddicono da soli. Sarebbe bello vedere un presidente un po’ meno tifoso e un po’ più addentro alle dinamiche della squadra.
A volte forse si fa fatica a ricordare di essere seduto sulla sedia di Enzo Ferrari, colui che sapeva usare la stampa per mandare messaggi ben precisi ma che difficilmente si faceva sbeffeggiare dagli avversari che nutrivano per la sua figura un totale e incondizionato rispetto.
Federico Sandoli