Mercedes: storia di un successo venuto da lontano

Come nasce la sequenza di successi iridati della Mercedes e dei suoi piloti. 

di Oreste Sicilia

 

Come avrete avuto modo di vedere e sentire, nelle ultime due settimane la Mercedes ha piazzato il suo quarto titolo costruttori consecutivo, come avvenuto per il campionato piloti, che nell’ultimo quadriennio ha fatto staffetta tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg. Dopo che il Re del 2016 abdicò in favore di una miglior vita privata, in questa stagione il massimo trofeo è tornato nelle mani dell’inglese giusto domenica scorsa, grazie al quale è ufficialmente entrato in quel circolo ristretto di tetra campioni del mondo, di cui facevano già parte gente del calibro di Michael Schumacher, Alain Prost, Juan Manuel Fangio e Sebastian Vettel.

Ma questo è stato già oggetto di analisi ed elogi. Quello che si vuole fare in questo articolo, riguarda il voler provare a tracciare la strada che ormai un po’ di anni fa venne intrapresa dalla casa di Stoccarda, in quanto un successo così duraturo negli anni non è certo un qualcosa figlio dell’improvvisazione, ma di una programmazione a dir poco scientifica e di una volontà pazzesca di voler arrivare al vertice dell’automobilismo mondiale.

Come tutte le epopee, in particolare in un ambito in cui la tecnologia incontra la competizione, queste sono figlie di periodi bui, avari di risultati, in cui si lavora dietro le quinte. Ma si sa, il successo è qualcosa che “si vede da fuori”, la punta dell’iceberg sommerso nella sua quasi totalità, come il lavoro continuo fatto di studio, acquisizioni di know how, partnership a medio lungo periodo, investimenti senza un ritorno a breve termine, persone dimenticate perché appartenenti a quelle fasi in cui ancora i risultati non arrivavano, ma che hanno posto le basi affinché ci si potesse costruire sopra qualcosa di vincente.

E questo in Mercedes lo sanno bene.

E’ il 16 novembre 2009, quando Mercedes Benz acquisisce la Brawn GP, la scuderia diretta da Ross Brawn che a sua volta rilevò il pacchetto della Honda un anno prima, che in quello stesso anno si laureò campione del mondo tra mille polemiche, ma questa è altra storia. Stoccarda rilevò il 75,1 % della scuderia di Brackley, fondando il team Mercedes GP che nel 2010 riportò le Frecce d’Argento ad avere una squadra ufficiale nella massima competizione automobilistica, con a capo lo stesso Brawn affiancato da Norbert Haug, vice-presidente di Mercedes Benz Motorsport.

Infatti la storia della casa della Stella a Tre Punte in Formula 1 non è stata sempre lineare come siamo abituati oggi. Se nel biennio 1954-55 Juan Manuel Fangio si impose con la conquista di due dei quattro titoli in carriera “in sella” alla Mercedes Benz M196R, successivamente si è dovuto registrare un’assenza cospicua in termini di anni, dalla Formula 1. Bisogna aspettare il 1994 per vedere il costruttore tedesco ricalcare le piste che contano, entrando come fornitore indipendente, raccogliendo i maggior successi con Mclaren, negli anni d’oro del dualismo con la Ferrari di Schumacher.

Come già accennato, il 2010 è l’anno del rientro effettivo, con il ritorno “inaspettato” di Michael Schumacher affiancato da Nico Rosberg, alla quale va aggiunta la partnership a lungo termine siglata con la Petronas, che porterà tante soddisfazioni che durano ancora oggi. In una stagione che ha portato quattro piloti a giocarsi il titolo all’ultima gara, il team fece un campionato discretamente buono se consideriamo quello come l’anno zero dei tedeschi, un po’ meno se pensiamo che quella vettura era effettivamente costruita sulla base di quella che pochi mesi prima si era imposta vincendo il titolo mondiale. Per usare un’espressione poco politically correct, possiamo dire che la W01 era una Brawn GP pitturata di grigio e, considerando le difficoltà economiche riscontrate nel 2009 in una delle anomalie più esagerate della storia della Formula 1, lo sviluppo della vettura per gli anni successivi era rimasto praticamente fermo, a differenza dei competitors.

Comunque il 2010 si chiuse con tre podi di Nico Rosberg, e ad eccezion fatta per il Gran Premio d’Ungheria, in ogni appuntamento in calendario almeno una Mercedes andò a punti, portando una prima continuità di classifica che poteva essere considerato il primo vero risultato dell’anno, che portarono la scuderia a piazzarsi in quarta posizione in classifica costruttori, mettendosi dietro una squadra di maggior tradizione come la Renault.
Intanto, parallelamente alla stagione, a Brackley comincia un lavoro di sviluppo maledettamente intenso, durato 12 mesi per la vettura dell’anno successivo. Ma il 2011, sportivamente parlando, lascia un po’ a desiderare. Se la posizione in classifica costruttori rimane identica a quella del campionato precedente, questa è stata conquistata con un cospicuo numero di punti in meno e neanche un podio, alla quale vanno aggiunti i due zeri in classifica sia in Australia che a Montecarlo.

Ma è proprio in questo periodo, che in quella che ormai possiamo chiamare scuderia anglo-tedesca, si comincia a costruire la squadra del futuro, con innesti precisi e mirati, con la consapevolezza che i risultati sarebbero potuti non arrivare nel breve periodo. Ad Aprile 2011 viene ingaggiato come Direttore tecnico Bob Bell, al quale venne conferita la principale responsabilità di guidare il gruppo in ambito telaistico presente in fabbrica. A settembre dello stesso anno, arrivano anche Geoffrey Willis come direttore tecnologico, a capo del dipartimento di aerodinamica, dinamica dei veicoli e simulazioni, e l’italiano Aldo Costa a capo del reparto ingegneria e dello sviluppo.

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