Si torna verso una Formula 1 più umana? A quanto pare, la stagione 2017 sta segnando un piccolo punto di svolta nei rapporti tra i protagonisti del Circus iridato e il pubblico, complice (anche se chi scrive non concorda pienamente) anche l’ingresso della nuova proprietà americana di Liberty Media, che sta portando a un maggiore coinvolgimento dei media (ne sa qualcosa il piccolo Thomas, tifoso di Kimi Raikkonen scoppiato in lacrime al ritiro del suo idolo a Sochi e immortalato dalle telecamere della FOM, per poi essere portato ai box della Ferrari dove ha incontrato il suo idolo). Però, quello che ancora una volta rimane scolpito nelle menti e nei cuori dei tifosi sono i gesti dei piloti, magari piccoli e insignificanti o invece eclatanti, che sono forse le uniche persone che possono smuovere davvero gli equilibri, quantomeno quelli emozionali.
Proprio gli ultimi esempi di Montreal (ah, tra parentesi si è tornato a correre l’11 giugno, una data che di emozioni ne ha riservate tante; il riferimento al 1995 è scontato) sono stati alcuni tra i più belli, aldilà delle polemiche da bar e ai continui (sia consentito, stucchevoli) dibattiti sui paragoni tra i piloti presenti e quelli passati, che in piccola parte hanno fatto riscoprire l’emozione dei piloti nel gareggiare e nel firmare piccole e grandi imprese. E se è vero che tante volte le parole e le emozioni dei piloti vengono strumentalizzate (un esempio è stata la battuta, chiaramente scherzosa, di Hamilton rivolta ai tifosi ferraristi dicendo che l’area interviste dove lui era non era il posto per loro, alla quale la reazione e l’eco che ne è scaturita è parsa forse eccessiva), forse adesso si sta scoprendo il loro lato umano, il loro piacere di stare vicini al loro pubblico e di emozionarsi con loro.
Se infatti quella del piccolo Thomas poteva sembrare una scena un po’ costruita ad arte, di certo non lo è l’ingesso di Fernando Alonso in tribuna e regala i suoi guanti e il casco dopo che la sua McLaren lo aveva abbandonato per l’ennesima volta. Un ritorno alla bellezza della Formula 1, quella vera, quella in cui piloti e pubblico erano a stretto contatto, quella in cui le invasioni di pista erano quasi una regola (chi non ricorda il caloroso abbraccio del pubblico inglese a Nigel Mansell a Silverstone, per salutare il suo trionfo del 1992? Così come indimenticabile è stata l’invasione di Monza per il titolo della Ferrari e di Niki Lauda nel 1975), quella in cui i piloti arrivano anche a infischiarsene delle regole e dei cliché pur di regalare una piccola o grande emozione al proprio pubblico. Alonso con questo gesto è stato abilissimo a catalizzare l’attenzione su di sé, distogliendola dall’andamento dei giri finali della gara, considerato anche che le emozioni (duello in casa Force India a parte) erano abbastanza poche, per porre l’accento su quello che in fondo la Formula 1 dovrebbe recuperare, ossia un po’ più di umanità.