F1 | Piloti, tornano i campioni di umanità

Un gesto che assomiglia, per certi aspetti, ai “donuts” di Vettel per festeggiare il suo quarto titolo mondiale al Buddh Circuit nel 2013, dove anche qui il tasso di emozione anche tra il pubblico ha raggiunto livelli elevati, tanto da rendere spontaneo l’applauso anche da parte di chi lo vedeva come un “travet” (per dirla alla Gilles Villeneuve) impegnato solo a correre e dal quale sembravano non trasparire emozioni se non per il famoso indice sinistro alzato in segno di vittoria. Ma in questo c’è anche dell’altro, ci sono i paragoni scomodi e non voluti, c’è da un lato una voglia di ritorno al passato ma dall’altra la polemica verso chi cerca o vuole scomodare i mostri sacri della Formula 1 per cercare qualche paragone o semplicemente per metterci un po’ di poesia, da parte di chi invece chiude con il passato preferendo dare un taglio netto tra le diverse epoche di questo sport.

Il riferimento è abbastanza facile intuirlo ed è quello al raggiungimento da parte di Lewis Hamilton delle 65 pole position, traguardo detenuto da Ayrton Senna. Da qui le inevitabili discussioni e polemiche dopo la consegna, da parte della famiglia del fuoriclasse paulista, di un casco appartenuto a Magic con cui ha corso esattamente 30 anni fa (nel 1987), alla quale il 3 volte Campione del mondo inglese è parso visibilmente emozionato, anche perché non ha mai fatto mistero di vedere in Senna il suo idolo. La critica che si muove a Hamilton (che ha sempre affermato che Senna è irraggiungibile, non solo per le doti in pista) è quella di essere nato e cresciuto come pilota in una Formula 1 troppo facile da gestire rispetto alle monoposto che guidava il brasiliano, soprattutto guidando quella che viene considerata un’astronave qual è la Mercedes delle ultime stagioni.