F1 | Gp Brasile 2006: l’ultima battaglia in rosso di Schumacher

Dieci anni fa ad Interlagos, Micheal Schumacher corse il suo ultimo Gran Premio con la Ferrari e, probabilmente, assistemmo all’ultimo show del vero Kaiser. 

schumacher1Il 2006 è ricordato, ancora oggi, come l’anno per antonomasia dello sport italiano. Le olimpiadi a Torino e i mondiali azzurri, sono i due esempi più famosi. Eppure in quell’anno qualcosa non andò per il verso giusto. Un qualcosa mancava per rendere la stagione sportiva 2006 indimenticabile. O forse no. Perché è rimasta indimenticabile anche con una sconfitta. Senza quel maledetto motore a Suzuka, avremo forse salutato Schumacher con un mondiale in più. Sarebbero stati otto, e invece sono rimasti sette. Ma, in fondo, non importava a nessuno.

Quello che fece Schumacher quell’anno fu semplicemente epico. Una stagione iniziata in sordina, con una parte centrale degna dei tempi migliori che furono e un finale amaro e malinconico, che però è ancora stampato nelle nostre memorie. Forse, in caso di vittoria, non sarebbe stato così bello salutarlo. Sarebbe stato come salutare un alieno o una divinità. Invece salutammo un uomo che, semplicemente, era superiore a tutti i suoi colleghi. Umano, ma dannatamente divino. Quello che accadde in Brasile 10 anni fa, fu l’amaro epilogo di una cavalcata fermatasi proprio sul più bello.

Mission impossible. La Ferrari arriva ad Interlagos con la tristezza nel cuore. Agli uomini di Maranello, non rimane che ammettere che il mondiale è una opzione assai rara. Dieci punti separano Schumacher da Alonso, e il Kaiser per vincere il titolo deve far sua la gara e sperare che il giovane Principe delle Asturie non porti a casa neanche un punto. Insomma, una vera missione impossibile. Si scaricano i pezzi dai camion con l’andazzo di chi cerca di buttare il cuore oltre l’ostacolo, enorme, rappresentato da una Renault che sulla carta è favoritissima. A nulla potrebbero servire le belle parole di Massa, che si dichiara pronto a dare strada a Schumacher in caso di necessità.

Alonso e la Renault, invece, vedono il week end come un conto alla rovescia. Solo un cataclisma può impedire loro di vincere la seconda iride consecutiva per entrambi. Alonso si congederebbe col sorriso sulle labbra dalla casa francese che, in cuor suo, sa già che il 2007 sarà un anno totalmente diverso al 2006. Nel paddock, nel frattempo, si scrive il futuro. Dopo 5 anni Kimi Raikkonen si appresta a salutare la McLaren che, invece, pensa al 2007 come anno della rinascita dopo un 2006 disastroso. E lo fa proponendo ad un giovane inglese di subentrare al sostituto di Montoya, Pedro de la Rosa, per le ultime gare della stagione. Il giovane inglese, appena 21 anni, rifiuta per mancanza di test preventivi. Quest’inglese si chiama Lewis Hamilton e contende ad un giovane tedesco in forza alla BMW il primato di giovane promessa della F1. Il tedesco si chiama Sebastian Vettel. Altre storie, altri personaggi di un paddock caldo e rovente che inconsciamente si sta avviando verso un bivio generazionale.

Tornando alla cronaca del week end, la Ferrari 248F1 dimostra di essere la migliora in pista. Massa, fino a quel momento bravo ma delle volte incostante nel corso del mondiale, è il più veloce degli uomini in ignifuga rossa (anche se la sua è verde oro come omaggio al Brasile). Schumacher però c’è. Nettamente davanti alla Renault che proprio non riescono a tenerne il passo. Forse, ed è logico pensarlo, alla casa del rombo nemmeno importa più di tanto di stare incollata alle Rosse. Basta trovare un passo tranquillo e lontano dai rischi. Nelle qualifiche, le Ferrari si spartiscono i primi due “Q” di qualifica con Massa che chiude davanti al Q1 e Schumacher nel Q2.

Arriva il decisivo Q3 e si capisce che qualcosa nell’aria è cambiato. Schumacher nemmeno riesce a segnare un giro buono, perché lo tradisce prima la pompa della benzina. Un guasto da poco, che non comporta penalità, ma che costringe il Kaiser a chiudere le qualifiche in decima posizione. Massa, a qusto punto, ha strada libera verso la sua terza pole in carriera e la prima in casa. Il brasiliano è al settimo cielo ma un velo di tristezza si legge sul suo viso. Quella che doveva essere una mission impossible, ora è un attacco disperato alla, placida quarta, Renault di Alonso.