Barcellona: analisi della gara

A Barcellona la gara è stata condizionata oltremodo dalle gomme. Mercedes imprendibile, il Cavallino mai in partita. Ma la Ferrari deve recriminare anche sul suo operato. Pericolo affidabilità fornito dalla vettura di Raikkonen. Red Bull pazzesca nel misto stretto. 

Quello conclusosi nella giornata di ieri, è stato un Gran Premio estremamente difficile da decifrare sotto il profilo tecnico, almeno per quello che intendiamo come analisi della gara di un appuntamento del mondiale di F1. Infatti, di solito, in questa sede cerchiamo di misurare i tempi sul giro per provare a stabilire le vere forze in gioco, come evolve la vettura passando da 105kg di carburante a zero, come si comporta una monoposto con una particolare filosofia progettuale su una pista piuttosto che su un’altra e cose del genere.

Ma francamente, sia in qualifica che in gara, abbiamo visto cose veramente difficili da interpretare. Se infatti nella Q3 del sabato abbiamo visto la Mercedes prendersi la prima fila su gomma Supersoft, la Ferrari porsi subito dietro con Vettel a 1 decimo e mezzo con gomma Soft, davanti ad una Red Bull che ha fatto il tempo con due mescole diverse sulle due vetture, quanto visto a Barcellona ieri fornisce delle chiavi di lettura che mai sono state così difficili da “indovinare”.

Intendiamoci, non ci tireremo indietro nel provare a valutare quanto successo sui vari passi gara. Infatti, è quello che faremo di seguito, alla quale però faremo succedere delle considerazioni per provare ad interpretare quanto uscito dall’Autodromo catalano.

Primo stint: Hamilton un fulmine, Vettel tiene su Bottas

Nella prima fase di gara, tutti e tre i top team si sono trovati a gareggiare con le gomme Soft (quelle  a banda gialla).

Con questo grafico, mostriamo l’andamento giro per giro della prima fase di gara. Si può immediatamente notare come Hamilton abbia partecipato ad un’altra categoria, con tempi costantemente più bassi di tutti, sino al pit stop dopo che il degrado della gomma si stava facendo evidente anche sulla vettura numero 44. Interessante quello che è avvenuto dietro, con Vettel e Bottas che si sono equivalsi, seppur con oscillazioni cronometriche dovute alla gestione attenta degli pneumatici. Certo, verrebbe da chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se il finlandese della Mercedes avesse mantenuto la posizione sul tedesco della Ferrari nelle fasi di partenza. Sarebbe andato via come il suo compagno di squadra? E il mantenere lo stesso passo della SF71H di Vettel, è stato per via della buona risposta della vettura di Maranello sulla Soft (come si può vedere dall’immagine sotto) o per una scelta pragmatica da parte del muretto Mercedes di non ingaggiare un duello in pista e posticipare il tutto nel valzer dei pit stop? Non lo sapremo mai.

Interessante discutere qualche riga sulla gestione della gomma da parte di Red Bull. I due alfieri del Toro austriaco, hanno mostrato sin dalle prime fasi un passo che mai li ha resi in gradi di sferrare un attacco a chi precedeva, seppur Verstappen è stato “tranquillamente” col fiato sul collo di Kimi Raikkonen per gran parte dello spezzone di gara che stiamo adesso analizzando.

Quello che possiamo vedere inoltre, è come nell’analisi giro per giro la RB13 sia riuscita in qualche modo a tenere un ritmo confrontabile con i diretti concorrenti. L’unico momento veramente critico si è notato sulla vettura di Ricciardo, il quale ha avuto qualche problema nella ripartenza dopo la Safety Car, probabilmente a causa di una cattiva gestione della temperatura degli pneumatici nella fase rallentata dietro la vettura di sicurezza. Ma nel complesso, possiamo vedere come il passo gara delle due Red Bull addirittura migliore di quello delle due Ferrari, se consideriamo il fatto che Ricciardo e Verstappen abbiano allungato parecchio il primo stint, al termine del quale sono stati comunque in grado di dare una “tirata” come si deve al cronometro, con l’olandese un pizzico più efficace in questa fase (vedere parte finale del primo grafico).

 

Secondo stint: Mercedes su un altro pianeta, de profundis Ferrari.

Se nella prima fase, Vettel in qualche modo è riuscito a tenere il passo di almeno una delle due Mercedes, nel secondo stint su gomma Medium è rimasto menomato dalla profonda incompatibilità tra la SF71H e lo pneumatico della Pirelli specifico per questa gara.

Una Ferrari mai in partita come possiamo vedere dall’immagine appena sopra. Un Vettel che con il primo set di Medium ha fatto una fatica immonda nel trovare la giusta guidabilità, con i primi giri con gomma nuova che riuscivano ad essere anche peggiori delle due Red Bull che in quel momento stavano girando ancora con le Soft vecchie di 30 giri. Solo nelle ultime tornate prima della seconda sosta è riuscito ad avere un ritmo accettabile. Per avere dei tempi decenti, che sul computo medio del passo gara potessero essere concorrenziali con quello delle due Mercedes, Vettel ha dovuto ri-montare un nuovo treno di Medium, con quello che comporta in termini di tempo una ulteriore sosta considerando di essere stato l’unico dei piloti di testa a dover fare un pit stop in più. Un ritmo decente, che però non ha consentito al quattro volte campione del mondo di tentare l’attacco ad un Verstappen che viaggiava con l’ala anteriore lievemente danneggiata.

A conclusione di questa prima macro-area dobbiamo discutere due questioni interessanti. La prima riguarda la Ferrari la quale, gomme a parte, ha mostrato i primi segni di mancanza di affidabilità sulla vettura di Kimi Raikkonen. E bisogna fare attenzione, perché nel lungo periodo, in un campionato dalle tre power unit in 21 gare, presentare problemi di questa portata alla quinta, moltiplica per zero tutte le questioni (magari anche giuste) su questo o quel tipo di gomma. Ora l’obiettivo deve essere quello di ripartire, visto che di punti per strada se ne sono persi già troppi.

Un altro aspetto su cui vale la pena spendere due parole, è la Red Bull. Chi vi scrive, durante la “costruzione” dei grafici che potete trovare in questo articolo, non ha potuto non notare di come le vetture di Milton Keynes si siano trovate particolarmente a proprio agio nel terzo settore. Quasi a voler far notare la ritrovata competitività “storica” del Toro austriaco nel misto stretto. Se a Baku, questa caratteristica è mediata anche dalla presenza di lunghi rettilinei dove la power unit Renault pecca di cavalli, nell’ultimo settore del Montmelò si è potuto apprezzare come in quelle situazioni di pista la RB13 possa essere più efficace anche di Mercedes e Ferrari. Ricciardo e Verstappen sono quindi attesi al varco nel prossimo appuntamento di Montecarlo.