Alfa Romeo: gli inizi gloriosi e la nascita del mito Ferrari

L’Alfa Romeo vince le prime due edizioni del Campionato mondiale di Formula 1, ma alle sue spalle si fa luce il mito Ferrari.

Quando nel 1950 si diede vita al campionato del mondo di Formula 1 sarebbe stato più giusto chiamarlo campionato d’Europa: infatti i circuiti erano quelli del vecchio continente ai quali si aggiunse quello di Indianapolis, giusto per rendere mondiale un campionato di fatto europeo.

La gara di Indianapolis, sarebbe stata sempre disertata dalle case europee, tranne la Ferrari che provò con Ascari senza nessun risultato.
Il 13 maggio 1950 le macchine fecero il loro debutto sulla pista di Silverstone, le squadre erano Alfa Romeo, Maserati e Talbot. Il loro incedere in pista esaltava il pubblico che non faticava a riconoscere all’Alfa Romeo un ruolo da protagonista, confermato dalla gara che vide la casa di Arese recitare un monologo fino al traguardo.
Grande assente è la Ferrari, ufficialmente per un disaccordo occorso tra gli organizzatori e il Drake per l’ingaggio, di fatto perchè le macchine non erano ancora pronte a competere con le altre squadre.

Dalla seconda gara, a Monaco, la Ferrari fa la sua apparizione, tra la curiosità generale: ricordiamo che la fabbrica italiana era ancora considerata una realtà artigianale che difficilmente avrebbe retto alla concorrenza dei colossi dell’epoca. Da subito la sfida Alfa-Ferrari assume i connotati del mito, quasi un novello Davide contro Golia. Le motivazioni che spingono Ferrari a misurarsi con l’Alfa Romeo, hanno valenze che vanno oltre i valori sportivi.
Enzo Ferrari vantava un passato all’ombra del biscione, dove arrivò a essere direttore sportivo della squadra corse, ma poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale la casa milanese licenziò il proprio direttore. Da quel licenziamento nacque la Ferrari ma anche un forte risentimento nei confronti della casa madre, rea di aver rinnegato il proprio figlio.
Sul circuito monegasco Fangio con l’Alfa 158, macchina progettata prima del conflitto mondiale, domina. mentre il suo compagno Farina viene messo fuori da una collisione con la Ferrari di Villoresi, mentre Ascari, in difficoltà a domare la sua acerba rossa, riesce ad arrivare secondo seppur con un giro di distacco.
A Berna la Ferrari partecipa ma non morde, lasciando il palcoscenico alla casa di Arese e ai suoi piloti che duellano con particolare veemenza: Fangio non risparmia nessun tentativo di superare Farina, ma lo sforzo prodotto è tale che la sua macchina non regge fino alla fine lasciando la vittoria a Farina, che indisturbato va a tagliare il traguardo conquistando la testa del campionato.
Troppa la superiorità dell’Alfa Romeo, e lo dimostra anche a Spa, dove Farina e Fangio dominano le tre ore di gara alternandosi in testa alla gara. Nella seconda parte della gara la macchina dell’italiano comincia ad accusare dei problemi al cambio. Nonostante la trasmissione danneggiata, Farina riesce comunque a classificarsi quarto, e grazie ai punti conquistati dalla posizione e dal giro più veloce in gara, riesce counque a restare in testa al campionato con un minimo margine sul compagno di squadra Fangio.
Stanco di essere umiliato in pista, Ferrari diede ordine di preparare per Monza il nuovo motore 4500, ma nonostante la nuova unità le Alfa continuarono a recitare il ruolo di protagonista. Sul circuito brianzolo la squadra milanese si aggiudicò il titolo e l’evento richiamò il pubblico delle grandi occasioni.
In gara Fangio accusò subito dei problemi e Farina potè involarsi in testa anche se a la gara propose un evento che porterà a futuri fasti: durante le fasi di rifornimento, in testa alla gara si affaccia una rossa, ma non la solita rossa, bensì la Ferrari di Ascari. L’evento passa in second’ordine, la gara corona Farina campione del mondo con la macchina di Arese, ma in una stagione dominata dal biscione, i giri in testa di Ascari fanno presagire che il dominio potrebbe finire presto.