È la prima volta che il pilota della Red Bull, Sergio Pérez, parla apertamente di quello che gli sta succedendo riguardo la difficile stagione in Formula 1. Non sarà facile ammettere che sta attraversando un brutto momento, ma è sotto gli occhi di tutti il crollo che ha avuto dopo Miami.
Si è sempre bravi a giudicare e puntare il dito, ma dietro la visiera ci sono sempre persone, magari sopraffatte dalle difficoltà e dal clima all’interno di un team. Per questo motivo, parlare di salute mentale, in un ambiente sportivo e non, è tanto importante quanto parlare di una vettura che non va come vorresti.
Il declino inizia da Miami
Tra le righe dell’intervista al quotidiano olandese si legge che a inizio anno, il pilota messicano aveva un buon feeling con la vettura, ma ha anche detto che le auto si evolvono, e dopo Miami la situazione è peggiorata. Pérez aveva la sensazione di guidare un’altra macchina che non rispecchiava le sue esigenza ed il suo stile di guida.
I risultati, infatti, si sono visti. Ha mancato diverse volte il Q3, e ha ammesso di aver faticato più volte a superare la prima fase delle qualifiche. Il dominio del compagno di squadra Max Verstappen durante ogni weekend di gara, ha distrutto la sua autostima. “In estate guidavo sfiduciato, è stato complicato. […] Quando guidi per un top team, la pressione sulle prestazioni aumenta rapidamente“.
Il coraggio di Pérez
Se le prestazioni influiscono sulla salute mentale, a sua volta la salute mentale influisce sulle prestazioni. E non solo. Ogni aspetto della vita viene travolto e, soprattutto, il boom mediatico fa la sua parte. Pérez si apre totalmente al quotidiano:”La Formula 1 è il mio sport, la mia vita, la mia passione. Ma in situazioni così difficili nel lavoro, è difficile essere allegri a casa con moglie e figli. Per questo ho assunto un mental coach: la mia famiglia merita un papà allegro a casa”.
Ha aggiunto:“Sto lavorando per diventare la migliore versione di me stesso, sia nel privato che come pilota. Ora ho 33 anni, ma sto ancora imparando ogni giorno. In pista, ma sicuramente anche fuori“.
Grato a Red Bull, ma è un ambiente difficile
“Sono grato al team per avermi dato l’opportunità di correre in una squadra di alto livello. Sarebbe bellissimo se potessi concludere la mia carriera qui. Ma correre per loro non è facile perché hanno un modo di lavorare molto particolare: la loro macchina è costruita con un approccio diverso rispetto agli altri team. Serve tempo per adattarsi. E ovviamente c’è Verstappen come compagno di squadra. Mi ha aiutato il ricordo delle due vittorie di inizio anno. Ora mi sento di nuovo al 100%. E penso di poter lottare per il titolo nel 2024“.