Non solo la prestazione che proprio non c’era ma anche la strategia che poteva e doveva essere migliore. Ad affermarlo è stato proprio Inaki Rueda, responsabile del tema al muretto Ferrari. La gestione non ottimale di questo aspetto ha gravato sul risultato finale.
di Francesco Svelto | Follow @f_svelto
La disfatta francese per la Ferrari è stata la più bruciante della stagione sin qui disputata. Una macchina in P16, quella di Charles Leclerc, nonchè doppiata e un’altra – quella di Sainz – in P11 a 1 minuto e mezzo dal vincitore, ergo quasi doppiata. Il punto più basso del 2021 Ferrari.
I problemi alle coperture Pirelli manifestati dalle Rosse sono stati evidenti. Le vetture – che pure in qualifica hanno faticato e non poco – dopo i primissimi giri sono praticamente sparite dalle posizioni di vertice, bersaglio facile non solo dei primi della classe ma anche di vetture di più bassa caratura come Alpine, AlphaTauri, Aston Martin oltre che la diretta avversaria McLaren.
Le gomme proprio non venivano gestite bene. Certo, il tema delle coperture ha creato non pochi grattacapi non solo a Red Bull e Mercedes ma un po’ a tutti (a meno forse di Aston Martin che sembrava viaggiare in tutta tranquillità con Vettel e Stroll). Figuriamoci se non ne creava a Ferrari che proprio sull’aspetto della gestione degli pneumatici non ha uno dei suoi punti di forza (anche se qualcuno prima dell’avvio del mondiale ci disse diversamente…).
Gestione gomme ed eccessivo graining, dunque. Ma non solo. Inaki Rueda, responsabile delle strategie del muretto Ferrari, ha anche evidenziato come le scelte sul tema effettuate durante la corsa non siano state propriamente ideali per i piloti. Le sue parole:
“Ci siamo qualificati con entrambe le vetture con la gomma a mescola media, la migliore per iniziare la corsa. Ma quando Charles Leclerc è stato superato dalla McLaren di Daniel Ricciardo abbiamo deciso di passare subito alla gomme dure anticipando la sosta. In questo modo abbiamo effettuato un undercut su tutti i piloti con i quali eravamo in lotta, ma poi è apparso evidente che non saremmo riusciti a concludere la gara con quel set di gomme dure. Perciò poi abbiamo effettuato una seconda sosta per montare un altro treno di gomme medie.
Con Carlos Sainz invece abbiamo allungato il primo stint con le medie riuscendo così a concludere la corsa sulle dure effettuando una sola sosta. Nel finale, però, il suo passo era forzatamente molto lento. Probabilmente le due soste erano la strategia migliore, almeno per noi, difficilmente avremmo ottenuto di più, ma almeno i piloti avrebbero sofferto di meno alla guida!”.
Comun denominatore delle situazioni dei piloti è il concetto che con quella strategia – e con quel numero di soste – unitamente ai problemi di gestione, proprio non si andava da nessuna parte. Difficile, poi – è questo è un fatto – ambire a posizioni di ben altro prestigio, ma almeno se oltre ai problemi di gomme ci fosse stata una strategia impeccabile, forse si sarebbe evitata l’onta di un doppiaggio? Chissà.
Rueda parla dei piloti che hanno sofferto alla guida. Un pilota che non soffre alla guida è capace di spingere di più, di provare meno difficoltà con la gestione di una monoposto ed una situazione cosi complicata. Certo, con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Se però coloro che dovrebbero alleviare le pene di un progetto SF21 non ottimale vanno ad aggiungere benzina sul fuoco…
Francesco Svelto