Anteprima storica del GP del Made in Italy e dell’Emilia Romagna, con sede sul tracciato fantastico di Imola. In questo nostro editoriale ripercorriamo l’edizione del 1980 con un unico, indiscusso protagonista. Manco a dirlo, Gilles Villeneuve.
| a cura di Federico Sandoli
La dodicesima prova del campionato del mondo di F1, nel 1980, si tenne eccezionalmente a Imola.
Prendendo la denominazione di GP d’Italia, venne rispettato un accordo preso l’anno prima e nonostante i diversi premi conquistati dall’Autodromo di Monza, Imola si fregerà della denominazione di gran premio nazionale per quella stagione.
Come l’anno prima, quando si corse un gran premio non valido per il campionato, il pubblico accorse in massa, assiepandosi lungo la striscia d’asfalto e in ogni posto libero.
L’unica veramente assente è una Ferrari competitiva. Nonostante fosse presente in pista, infatti, la scarsa competitività relega la rossa a pura comparsa.
Jody Scheckter, campione del mondo in carica ma di fatto pensionato, non può che soccombere alla pochezza della vettura, mentre Villeneuve si esalta con prestazioni eccezionali ma poco redditizie in termini di risultato.
Durante le prime prove, la Ferrari decide di far debuttare la prima monoposto a motore turbo, che nelle mani del canadese si trasforma in un stallone indomabile ma dal futuro promettente.
Gilles mette alla frusta la 126-C – questa è la denominazione data alla monoposto – arrivando a compiere sovrasterzi di potenza con conseguenti testacoda che mandano in visibilio il pubblico ma nello sconforto il box di Maranello.
Chi scrive era presente alle prove. Ricordo benissimo che Gilles, alla Variante Alta, mal digeriva la potenza del turbo tutt’altro che progressiva, arrivando a danzare in pista fino a mandare a noi spettatori tanti frammenti di gomma.
Nonostante lo spettacolo offerto da Gilles, i migliori tempi sono appannaggio delle Renault e l’Alfa Romeo (quella vera!) con Giacomelli conquista un incoraggiante terzo posto. Gilles, con la superata 312-T5, il settimo.
Al sabato le prove furono un successo in termini di spettacolo. Gilles con la Ferrari turbo riesce a strappare dei tempi incoraggianti ma i migliori sono sempre della Renault. Questa volta, però, di Arnoux, che a pochi minuti dal termine della sessione relega il compagno al secondo posto e, allo stesso tempo, Carlos Reutemann con la Williams conquista il terzo posto ai danni dell’Alfa che finisce quarta.
Alla partenza Reutemann rimane quasi fermo per un problema al cambio mentre in testa Arnoux comanda davanti al compagno e via via tutti gli altri.
Qualche giro dopo Jabouille (Renault) passa il proprio compagno che alla splendida Acque Minerali viene passato anche da Piquet. Villeneuve scatenato passa Giacomelli alla Tosa, e si butta all’inseguimento dei primi. La T5 sembra reagire bene e nelle mani del canadese, quel giorno, sembra tenere un passo ai livelli dei primi.
Al sesto giro il pubblico alla Tosa, me compreso, è testimone di un incidente da far fermare il cuore.
L’improvvisa esplosione di un pneumatico posteriore della Ferrari nr. 2 porta la monoposto a sbattere contro il muretto esterno della semicurva prima della Tosa. La macchina, nell’impatto, si distrugge perdendo ruote e pezzi e rimbalzando in pista.
Col rottame della Ferrari in mezzo alla pista e Gilles immobile nell’abitacolo. Il silenzio cala sul pubblico.
Si teme il peggio. Poi, quasi come un raggio di sole, ecco il canadese muoversi e uscire dall’abitacolo. Il canadese ha subito un colpo di frusta laterale, che gli ha salvato la vita ma lo ha lasciato frastornato al punto da essere portato al centro medico per controlli preventivi.
Nonostante il dramma sfiorato la corsa continua con le Renault in testa ma troppo fragili. Prima Jabouille poi Arnoux devono soccombere alla debolezza delle proprie vetture lasciando a Piquet il successo finale.
Dietro al brasiliano, ancora in corsa per il titolo mondiale, si classificano Jones e il rimontante Reutemann con le due Williams.
Il doppio podio permette alla scuderia di Grove di conquistare il primo titolo costruttori della sua storia e mettere un’opzione seria sul titolo mondiale piloti.
La corsa di chiude con uno sbiadito Scheckter che termina ottavo, doppiato, e con il pubblico, nonostante il rosso sbiadito, soddisfatto dallo spettacolo in pista.