Sabbatini: “La F1 non può essere un campionato di calcio!”

Nell’ultima puntata di Pit Talk si è parlato anche delle nuove norme per il 2021 e in particolare, di quanto un calendario di 25 tappe, non abbia riscontri totalmente positivi. A parlarne è stato il redattore di Autosprint Alberto Sabbatini.

La stagione 2019 volge al termine e noi ci proiettiamo già al 2021, cercando di immaginare la “nuova” F1, stravolta dalla FIA e Liberty media.

Argomento di discussione nella puntata 197 di Pit Talk è stato la preoccupante longevità del calendario, che vedrà le squadre impegnate per ben 25 tappe.

A parlarne è stato il nostro ospite Alberto Sabbatini.

La F1 crea eventi magici, che tutti aspettano, replicarlo una terza, quarta volta, non si crea più quell’attesa, quella magia.”

Oltre ad essere una grossa fatica per le scuderie che dovranno aggiungere ulteriori tappe al calendario, non è da trascurare questo aspetto, che può influenzare anche i media o i fan della F1.

Il detto dice che il troppo stroppia e con questa modalità potrebbe davvero essere un rischio sotto questo aspetto, penalizzando lo spettacolo dello sport.

“Liberty Media pensa a incrementare gli introiti e i ricavi della F1, derivano anche dai paesi che la ospitano. Più gare, portano più introiti.”

Il nostro ospite fa capire come, un ente come LM, abbia sempre l’interesse ad accrescere il proprio potere economico.

Una maggiore richiesta di paesi ospitanti non può che giovare all’azienda statunitense.

È una quantità esagerata di tappe, soprattutto per le spese che i team devono investire, spostandosi da una parte all’altra del mondo.

La F1 non può essere il campionato di calcio.

Questa scelta fa discutere, poiché la F1 con 25 tappe sarà molto più costante e diventerà complesso anche per gli media e gli enti che si occupano di trasmettere il weekend, stare dietro al susseguirsi degli eventi.

Alberto Sabbatini rammenta il periodo in cui in F1, i team erano liberi di svolgere test a Imola e Monza, quando si apriva il periodo di gare europee e c’era un mese in cui le scuderie facevano test, accrescendo l’ansia per la gara di Imola, che si teneva ad inizio maggio.

Una sensazione che viene totalmente persa da questo nuovo calendario, che non lascia un attimo di riflessione né alle squadre, né ai tifosi/media, ma quella era un’altra F1.

“È uno sport veloce, ma che ha bisogno di essere segmentato, che ha bisogno dei suoi tempi, ha bisogno di riflessione, di essere raccontato.”

Le parole del nostro ospite.

Questo calendario non migliora il piacere di seguire questo sport.”

Una F1 decisamente diversa, quella che ci viene raccontata dal passato.

Una F1, quella attuale, che non rispecchia quei valori e quella passione, che magari tempo fa avvolgeva questo sport.

I tempi cambiano e cambiano anche le esigenze, gli interpreti, probabilmente anche chi segue questo sport, non si può far altro che storcere il naso davanti a certe importanti decisioni e sperare in delle annate entusiasmanti.