F1 | Vettel osservato speciale: accuse dei media e difese dei piloti

Vettel nell’occhio del ciclone dopo l’ennesimo errore. Il contatto con Ricciardo ha replicato pedissequamente il solito copione. Sebastian mette in scena l’attacco, come sempre. E come sempre ha la peggio. Sebastian non conquista le luci della ribalta, ma resta all’ombra delle critiche. Sebastian non riesce più a vincere, ma almeno deve riuscire a non perdersi.

Vettel sbaglia, ancora. È una costante. Austin come Suzuka, Suzuka come Monza. I suoi errori si ripetono, replicandosi perfettamente identici, identicamente amari come una nefasta ricorrenza. A cambiare sono solo gli attori. Hamilton, Verstappen, Ricciardo. Rappresentano l’altra faccia della medaglia, coloro che cadono sempre in piedi, che non mollano la presa. Vettel invece le prende sempre e inevitabilmente si gira. Gira le spalle a un campionato che ha chiuso troppo in fretta. Fa girare la ruota a vantaggio di Hamilton, che da un po’ di tempo a questa parte deve solo amministrare.

Prova ad abbozzare un tentativo di spiegazione Sebastian. Lo fa probabilmente senza neppure esserne troppo convinto. Tenta quasi di giustificarsi, pur ammettendo l’errore. Sostiene che forse sarebbe meglio effettuare un sorpasso all’esterno, nonostante sia la scelta meno immediata e meno naturale. Parla della ovvia perdita di carico aerodinamico che si verifica quando ci si trova in scia alla vettura che precede e sostiene che questa perdita sia particolarmente marcata, o comunque lo sia stata, nei casi in cui non è riuscito a portare a compimento i sorpassi. Le sue parole a riguardo, tuttavia, tradiscono una ricerca di assoluzione:

Non ho anticipato l’ingresso e non avevo una velocità troppo elevata. È come se a un certo punto si sia verificato una sorta di “buco” aerodinamico. In tutte e tre le occasioni non ero chiaramente davanti, al massimo di fianco. Magari la prossima volta proverò all’esterno. Sono stato io quello che si è girato, quindi qualcosa non è andato per il verso giusto. Ma dall’interno della monoposto le cose sembrano sempre un po’ diverse.

Confuso e deluso. Ecco come appare Vettel. E questo traspare anche dalle sue dichiarazioni, alle volte fuori luogo, altre volte troppo criptiche. Sebastian ha sussurrato, quasi a fil di voce, di trovarsi nel mezzo di un periodo in cui si trova a fronteggiare dei problemi. Frase sibillina che ha scatenato mille interpretazioni a riguardo, manco si trattasse del Terzo segreto di Fatima. Supposizioni, deduzioni, illazioni. Nulla di concreto e nulla di troppo serio verrebbe da sperare. Dato il personaggio e la riservatezza che da sempre lo contraddistingue è d’obbligo il rispetto per il suo vissuto. Ma è altrettanto obbligatorio che Sebastian stesso ingaggi una lotta contro i suoi fantasmi, augurandoci che questa volta ne esca vincitore. Magari già qui, in Messico, dove spettri e scheletri fanno la loro dissacrante comparsa per celebrare la festa dei morti. Auspicabilmente qui, in Messico, dove un successo rappresenterebbe il modo migliore per esorcizzare tensioni e paure.

 

Intanto, se stampa e tifosi non mancano occasione per criticare Vettel, un vero e proprio coro di voci si erge in sua difesa: si tratta dei colleghi piloti. In principio fu Hamilton, che già dopo il gran premio del Giappone ha solidarizzato con il tedesco chiedendo più rispetto per lui da parte dei media, ricordando quanto sia difficile essere sempre al top, in uno sport come la Formula uno. Concetti che vengono ripresi e amplificati anche da Alonso, che sottolinea come, in una situazione in cui contano minuziosamente i dettagli e i millesimi fanno la differenza, sia più facile andare incontro all’errore. Fernando sostiene fermamente che

Gli errori di Vettel sono delle coincidenze. C’è una lente d’ingrandimento su di lui perché è in corsa per il titolo”

Dello stesso avviso anche l’idolo di casa, il messicano Sergio Perez, che elogia Sebastian e sostiene che i suoi errori siano solo il frutto della “disperata ricerca dell’impossibile”. Assoluzione piena anche da parte di Daniel Ricciardo. L’australiano offre una chiave di lettura più psicologica asserendo che situazioni sbagliate o valutazioni errate possano indurre allo sbaglio, azionando una sorta di meccanismo inconscio e involontario che porta a ripetere le stesse azioni anche se si rivelano controproducenti. Poi entra nello specifico, analizzando il contatto di Austin:

Ho guardato l’on board di Vettel relativo al nostro contatto ad Austin. Non penso ci fosse nulla di irregolare. In un certo senso sì, lo difendo. Non ho visto niente di eccessivo nelle sue manovre. È stato un normale incidente di gara.

Difese, parole di conforto. Bella la solidarietà mostrata dai colleghi. Ma altrettanto bello sarebbe vedere un altro Sebastian. Il pilota di questi ultimi tempi non è che l’ombra di se stesso. Non riesce a difendersi. Non riesce neppure più ad attaccare. Stretto nella morsa tra la paura e la certezza di sbagliare. Urge ritrovarlo. Urge spingerlo a ritrovarsi. Magari spingendo la sua Ferrari numero 5 verso una vittoria che mai come ora sarebbe taumaturgica e necessaria.