F1 | Le vibrazioni il problema di Honda (e di Alonso)

A poche ore dal semaforo verde di Melbourne, i vertici della Honda hanno individuato nelle vibrazioni sui cordoli il problema principale del motore Honda. Ma il problema affidabilità rimane e dal Giappone sono preoccupati che entrambe le vetture non possano vedere il traguardo del GP d’Australia.

di Francesco Svelto |

 

A poche ore dal semaforo verde delle prime prove libere del GP d’Australia, appuntamento che inaugura la stagione 2017 di F1, a tenere banco è l’interesse non solo per le nuove e bellissime vetture ma anche per quanto queste hanno fatto vedere durante i – pochi – test invernali.

Sotto i riflettori c’è sicuramente finita la McLaren-Honda e non per meriti. La squadra con base a Woking ha girato pochissimo durante i test di Barcellona ed il chilometraggio accumulato il team di Alonso e Vandoorne in fondo a questa particolare classifica. C’è il rischio però che oltre a stare in fondo a questa graduatoria, le McLaren si ritrovino in fondo anche all’arrivo del GP d’Australia. O peggio, che non arrivino proprio.

La causa è, manco a dirlo, il motore Honda che ha continuato a manifestare problemi di ogni sorta e i pochi giri portati a termine sono stati frutto di un de-potenziamento dell’unità propulsiva.

Il perchè di tutto questo però si è saputo e i tecnici giapponesi stanno lavorando al massimo per cercare di trovare una soluzione applicabile in tempi brevi.

Al di la di tutte le lamentele manifestate da dai vari Alonso e Boullier a riguardo, è importante quanto riportato pochi minuti fa il massimo dirigente del colosso giapponese, Yusuke Hasegawa, che si è detto molto preoccupato dell’affidabilità – e non poteva essere altrimenti – in vista della corsa di domenica ma ha anche detto che i problemi avuti nei test sono principalmente dovuti alle eccessive vibrazioni che la macchina trasmetteva al comparto propulsivo.

Proviamo a tradurre le parole di Hasegawa: la MCL32 passerebbe in maniera eccessiva sui cordoli e il motore ne risentirebbe. Non vogliamo entrare eccessivamente in ambiti tecnici ma una affermazione tale significherebbe che il telaio fabbricato a Woking avrebbe un problema innato di progettazione. Oppure – cosa francamente più plausibile – che dal Giappone, al terzo anno dal ritorno nella categoria, ancora non hanno trovato la quadratura del cerchio per un prodotto affidabile e di discreta qualità che consenta ad un nome (anzi, binomio) storico di battagliare al tavolo coi grandi come meriterebbe. E questo, per i giapponesi, non è certo un motivo d’orgoglio, meno che mai alla vigilia di un mondiale che appare già segnato.

 

 

Francesco Svelto