F1 | Valencia, cosa resterà dell’impresa di Alonso?

L’autore dell’articolo è stato a Valencia per capire cosa è rimasto del circuito dove Alonso fece la gara più bella della sua carriera. Ciò che segue è il resoconto del sopralluogo.

Cammino sul lungomare, guardando la cartina. Vedo un grande edificio davanti a me, “Tinglado n.2”. La zona sembra essere quella, ma non lo è, la conformazione del circuito era diversa.

Devo svoltare a sinistra, allora avrei trovato i box. Così mi incammino, attraverso la strada e giro a sinistra.

Dopo circa 300 metri ecco i primi segni. Una linea bianca continua, una zebratura gialla e rossa. Un grande edificio alla mia sinistra, le saracinesche abbassate.

Ce l’ho fatta, l’ho trovato. Quello che sembrava ormai il fantasma di un ricordo passato, di una Ferrari che vince dall’undicesimo posto, di tribune festanti per la vittoria del loro idolo, è ancora qui.

Sembra che il tempo si sia fermato al 2012. Ci sono ancora le piazzole di sosta delle vetture, i segni neri delle sgommate dopo il pit stop, la linea di demarcazione tra zona dei box e pit lane, addirittura la griglia di partenza! Sembra che siano passate poche settimane dall’ultimo GP, il tempo di rimuovere le tribune e riaprire le strade alla viabilità ordinaria. Tutto il resto è come fissato nel tempo.

Cammino a lenti passi, cercando di memorizzare ogni dettaglio. Mi sembra ancora di vedere le auto che sfrecciano sul circuito, sulla pit lane, squarciando l’aria con l’ululato del V8. Bei tempi!

Si può ancora vedere la linea d’ingresso dei box, il limite del tracciato all’ultima curva. Uno stretto tornante a sinistra, prima del rettilineo dei box. Girando a destra, di fronte a me, vedo una strada chiusa, degli spartitraffico, le barriere metalliche. E’ la parte finale del circuito.

Attraverso la strada trafficata e raggiungo la penultima curva. Questo tratto del circuito sarebbe chiuso, ma qualcuno ha forzato la chiusura. Entro, non senza esitazione. La paura mi assale, il cuore batte forte. Sto sicuramente facendo qualcosa di proibito, ma vuoi mettere camminare indisturbato su un circuito di F1?

Cammino sopra i cordoli. Immagino le monoposto sfrecciare a quasi 300 all’ora su queste curve brusche e tecniche. Quanto doveva essere difficile affrontare queste curve, mi chiedo.

A un certo punto, però, mi assale il terrore. Sicuramente sto facendo qualcosa di vietato, e non si sa chi o cosa potrei trovare. I lati del tracciato sono pieni di carte di plastica, bottiglie di vetro, e chissà che altro. Non promette bene. Mi vergogno un po’ a scriverlo, ma non sono riuscito a proseguire. Ritorno sui miei passi, di corsa, e torno in mezzo ai mortali. La scampagnata nell’aldilà è già conclusa

Percorro un breve tratto a piedi e raggiungo una zona opposta del circuito, tra le curve 14 e 15. Qui le vetture uscivano da un tratto lento e tortuoso, per lanciarsi su un breve rettilineo verso la curva 17. In quella curva nel 2010 Webber decollò dopo l’incidente con Kovalainen. L’uscita della 15 è in discesa, dettaglio che non ricordavo, e dall’allungo è possibile ammirare una parte della Città delle Arti e delle Scienze, autentica meraviglia architettonica dei nostri tempi. La vista dalle monoposto, unita alla velocità, doveva dare una sensazione indescrivibile. Altre persone osservano il vecchio tracciato, con occhi perplessi.

Anche qui è possibile infiltrarsi nel circuito, ma dopo una breve sortita rientro subito. Con un po’ di coraggio in più avrei potuto vedere le curve 17-22. Magari un giorno ci proverò.

Attraverso ancora la strada, girando intorno all’isolato, e vedo sulla strada i resti delle curve 12-13-14. Nemmeno la normalità ha scalfito i resti del passato! Ma mi rendo conto che, in futuro, questa strada sarà riasfaltata e tutto sparirà. Ne approfitto per fare alcune foto.

In lontananza si vede anche il rettilineo che precede la curva 12, dove Alonso fece molti dei sorpassi che lo portarono alla vittoria nel 2012. Purtroppo è riservata ai mezzi portuali, perciò non mi addentro.

Inizialmente il mio obiettivo era di vedere solo le strutture dei vecchi box, ma ora la curiosità mi assale e decido di cercare il resto del circuito. Percorro a ritroso da la strada del porto, godendomi la vista come un pellegrino che arriva in Vaticano dopo settimane di viaggio.

Dopo circa 15 minuti giungo in prossimità della prima staccata. Anche qui, il tempo si è fermato. Salvo le tribune, è tutto identico. Le linee di demarcazione del tracciato, i cordoli dipinti. Meraviglia delle meraviglie, il tratto dalla 3 alla 5 è aperto a tutti! Ragazzi che si muovono in skateboard, ragazze con le amiche a passeggio. Nel punto dove Alonso fece un bellissimo sorpasso su Schumacher, ora le persone comuni camminano, forse ignare di calcare un luogo dove è stata fatta la storia recente della F1. Questa contraddizione mi genera una forte emozione. Una lacrima spunta dagli occhi, ma non scende. Sto camminando nel punto dove i grandi del mio sport preferito si sono confrontati a viso aperto. Mi sento un privilegiato.

Più oltre, nel tratto veloce delle curve 6-7-8, le auto girano in tranquillità. Turisti e anziani passeggiano in riva al mare, ridendo e scherzando. Anche qui restano tracce, ma sono molto più camuffate – si vede bene solo la linea verde che delimita il tracciato. Percorro questo tratto fino al ponte dove i piloti passavano dall’altra parte del porto e affrontavano il tratto in accelerazione più lungo del circuito. Da lì si giungeva alla curva 12, dove ero già stato. Il ponte è aperto per consentire il passaggio delle navi, così sono costretto a fermarmi.

Ripenso a quello che ho appena fatto. Era mio desiderio vedere i resti del circuito quando fossi stato a Valencia, ma non avevo pensato di visitare tutto. La possibilità di camminare dove i miei idoli hanno sfrecciato, mi riempie di orgoglio e felicità.

La quasi totalità dei circuiti della F1 sono inaccessibili, se non in occasioni particolari. Lo status di ex circuito in abbandono, invece, dà la possibilità a tutti di calcare uno dei palcoscenici della F1 recente. Questo in qualsiasi momento dell’anno.

Ciò però non toglie che il caso-Valencia sia stato uno dei più tristi della F1. Un circuito sopravvissuto solo per 5 edizioni, dal 2008 al 2012, e fagocitato dall’avidità di Bernie Ecclestone e della FOM. Per non parlare delle presunte irregolarità a carico dell’organizzazione del GP. Questi fatti hanno trasformato questo circuito in una specie di Pompei della F1, accessibile a tutti gratis.

Chiunque, per 5 minuti, può sentirsi come Alonso nel 2012. E scusate se è poco.