F1 | Verstappen, non sono solo numeri

Max Verstappen scrive una nuova pagina della storia della Formula 1 a casa nostra, e con il team fa doppietta sul podio del Tempio della Velocità. C'è chi si è espresso contrario alla rilevanza di alcuni record...

Arriva il venerdì della race week e si conosce già il nome del vincitore: il dominio di Max Verstappen è imbarazzante (in senso buono, s’intende). Ormai è stata presa piena consapevolezza della vittoria dell’olandese ad ogni gara di questa stagione, rassegnati dall’idea che qualcun altro possa salire sul gradino più alto del podio. A meno che…

Monza, 3 settembre 2023, è storia

Gran Premio d’Italia, RedBull Racing, photo by RedBull Racing via Twitter

Carlos Sainz, poleman del Gran Premio d’Italia, scatta dalla prima casella del Tempio della Velocità e tiene dietro il campione in carica Max Verstappen per 15 giri, una volta effettuato il sorpasso, il primo posto era già consolidato.

L’olandese ha eguagliato il Record di Sebastian Vettel delle 9 vittorie consecutive nella gara di casa ma, visto il talento, non aveva bisogno della decima vittoria di fila per calcare il suo nome nella storia della F1. Eppure Max, in Italia, ha scritto la sua di storia.

Con la vittoria del gran Premio d’Italia diventa il primo pilota di F1 a portare a casa 10 vittorie consecutive.

Se da una parte questo record fa meravigliare, dall’altra parte c’è chi non si entusiasma. Toto Wolff non sembra essere d’accordo con l’importanza di alcuninumeri” in F1.

In una intervista post gara, il Team Principal della Mercedes ha espresso la sua opinione, dicendo che: “È solo per Wikipedia e nessuno lo legge. Per me questi tipi di record sono completamente irrilevanti“.

Come si scrive la Storia?

Quando parliamo di “Storia della F1”, oltre a parlare delle Persone che hanno reso questo sport così Grande, parliamo dei numeri che le stesse Persone hanno scritto, i record che hanno registrato, i Mondiali che hanno vinto, le gare terminate nel gradino più alto del podio, le Pole Position strappate al millesimo. Inevitabilmente nascono le statistiche.

Si parla di numeri. Sicuramente “settemondiali vinti non sarà uguale a “diecivittorie consecutive, ma ricordiamoci che Max si appresta a vincere il terzo titolo mondiale e lo fa da dominatore assoluto. Che piaccia o meno, è il suo momento. Avrà anche la macchina perfetta, ma è da folli anche solo pensare che lui non lo sia altrettanto.

Certo, è facile vincere tutte le gare con un gap così grande da chi si trova dietro, quando non sei “disturbato” e non devi guardare lo specchietto. Ma che colpa ne ha? Verstappen sale sul quel gradino che quest’anno sembra proprio appartenergli e, gara dopo gara, romperà i record – irrilevanti – con quella fredda sicurezza che lo contraddistingue.

Verstappen sorpassa Sainz alla chicane della Roggia prendendosi la testa della corsa.

A meno che…

A meno che la macchina non lo tradisca. Questo è il pensiero che si sta facendo spazio tra gli appassionati di F1. E forse, a Monza, stava per accadere.

Durante gli ultimi chilometri della gara (durata 51 giri, anzichè 53, a causa del ritiro di Tsunoda durante il formation lap), la Red Bull ha riscontrato problemi di surriscaldamento della monoposto di Max, per cui il muretto ha chiesto all’olandese di rallentare il passo. Questo l’ha portato a perdere 3 secondi circa al giro rispetto al compagno di squadra che si trovava dietro di lui.

A tal proposito, Horner ha detto: “Max stava gestendo alcuni problemi di temperature e non volevamo correre alcun rischio. La giornata era caldissima e stavamo controllando le temperature di due settori della macchina. Davanti a Max, però, c’erano un sacco di monoposto da doppiare. La prima era l’Alpine di Gasly e non volevamo farlo correre in aria sporca. Per questo motivo gli abbiamo detto di diminuire il suo ritmo“.

Pérez chiude la gara in seconda posizione, a 6 secondi da Verstappen. Con i se e con i ma, non si va da nessuna parte, ma voglio lanciare una provocazione: se la gara avesse avuto la durata effettiva di 53 giri – senza il ritiro di Tsunoda – Pérez avrebbe raggiunto Verstappen?