F1 | Grosjean: Il miracolo ha il nome dell’Halo

Roman Grosjean è un sopravvissuto. Il botto al via del GP del Bahrain è stato terrificante, potenzialmente fatale nella dinamica per ben più di elemento. Vediamo quali.

Al via del GP del Bahrain il dramma. La HAAS di Grosjean fa una manovra azzardata si tocca con una Williams e scarta improvvisamente verso destra. Nemmeno il tempo di percepire che la monoposto si schianta sul rail che una palla di fuco esplode in mondovisione. Sono attimi terribili.

I minuti che passano tra la visione del fuoco e quella del pilota seduto nella medical car sono interminabili. La regia non inquadra, pessimo segnale penso. In tanti anno che seguo la Formula 1 mai avevo visto una sequenza di immagini cosi cruda. Diciamolo la mia generazione non era pronta. La mente è immediatamente andata  a tragedie simili sperando in un esito diverso.  Williamson ribaltato tra le fiamme a Zandvoort nel 1973, Lorenzo Bandini a Monaco nel 1967 o Lauda in Germania nel 1976 sono solo tre esempi di una Formula1 che sembrava oramai lontana. Invece no.

 

Il fuoco sembrava un nemico sconfitto in Formula 1, ieri si è manifestato con una potenza inaudita lasciandoci scioccati.

Pensare che Grosjean ne sia uscito da solo, praticamente illeso con solo qualche piccola ustione alle mani e alle caviglie è una autentico miracolo. Basta guardare quel che rimane  della HAAS. Non il retrotreno spezzato a bordo pista ma la cellula di sopravvivenza incastrata, mezza rovesciata, infilzata nel rail. Un’immagine che mai avevo visto prima. Grosjean è uscito da li, pazzesco. Ancora non ci credo

La dinamica dell’incidente poteva avere più di un motivo per essere fatale. In primis la velocità unita all’angolo d’impatto con la barriera. Praticamente un frontale. La decelerazione dev’esser stata disumana. Qualcosa di simile accadde a Kubica in Canada 2007. Nella dinamica un urto simile, il pilota non fu assolutamente in grado di scendere da solo. Se fosse svenuto Grosjean non avrebbe avuto scampo.

In secondo luogo il fuoco. In questi anni non avevamo mai visto nulla di simile. La monoposto esplodendo ha riversato tutto il carburante in avanti innescando come una miccia la cellula di sopravvivenza con dentro il francese.

A salvare davvero il pilota senza dubbio è stato l’Halo, la protezione introdotta dalla FIA da tre stagioni per proteggere la testa. E’ stato proprio Halo ad impattare con il rail, ad alzarlo quanto basta per evitare che fosse il casco del pilota a sbattere contro le lamiere (Halo è stato introdotto nel 2017 a seguito della tragedia di Jules Bianchì a Suzuka 2014) Allo stesso tempo, in maniera fortunosa ha permesso di creare quel minimo spazio di fuga che ha permesso a Grosjean di uscire dalla palla di fuoco.

Un vero miracolo, ma anche un gran lavoro della tecnologia in campo di sicurezza. Non nascondiamoci però dietro a un dito. E’ andata bene, si è fatto tanto , ma è stata anche fortuna.  Ho contato circa 28 secondi prima di vedere il pilota uscire dalle fiamme. 28 interminabili secondi in cui la medical car, sul posto immediatamente e i pompieri presenti ,sembravano sorpresi e sconvolti.

E’ stato proprio il dottore della medical car a aiutare il pompiere ad attivare l’estintore. Estintori che – soltanto due–  fossero passati 40 secondi, il limite di tenuta della tuta ignifuga, avrebbero fatto ben poco per spegnere quell’inferno. C’è ancora molto da lavorare.

Ieri è stato un giorno fortunato.