Donnini: i team minori in F1 vengono sempre aiutati dai top-team

La F1 sta vivendo un momento molto difficile, sia dal punto di vista sportivo che economico. Se da un lato i top team non rischiano nulla economicamente parlando nonostante la stagione non sia iniziata, i team minori invece potrebbero essere più vulnerabili. Sull’argomento è intervenuto Mario Donnini ai microfoni di Pit-Talk.

 

Un mondiale di F1 che passerà alla storia senza ombra di dubbio. Come qualsiasi evento sportivo globale, nemmeno il circus è rimasto immune dall’effetto coronavirus, con già diversi GP cancellati. Con il rischio poi, che la stagione non possa nemmeno iniziare quest’anno. Per ora è la peggiore delle ipotesi, ma al tempo stesso non è nemmeno una possibilità da escludere totalmente.

E’ chiaro che si parla di milioni e milioni (se non miliardi) di euro (o dollari) che andranno persi, bruciati, con la conseguenza che pure all’interno delle dieci scuderie di F1 vi siano delle ripercussioni a livello economico.

Ma se da un lato i top-team (Mercedes, Ferrari, Red Bull per intenderci) non dovrebbero avere nessun tipo di problema, dall’altra parte dello schieramento alcune scuderie potrebbero addirittura rischiare il fallimento.

Ricordiamo che i tre top-team detengono il 70% circa dei proventi che derivano dalla vendita dei diritti della FOM, con il restante 30% che resta ai team minori. Sull’argomento ha espresso il suo pensiero Mario Donnini ai microfoni di Pit-Talk. Il giornalista di Autosprint ha affermato che le piccole scuderie non rischiano il default nonostante il mondiale sia fermo. Ecco cos’ha detto a riguardo Donnini:

” Direi di no. La F1 poi in realtà non è che vi sono i piccoli da una parte, i grandi dall’altra. In verità i piccoli sono tutti attaccati ai grandi. AlphaTauri non fallisce perchè la sua proprietaria che è la Red Bull, che è la sua proprietaria. Racing Point non fallisce perchè Stroll non la farà fallire. Non falliranno neanche gli altri, Haas è comunque un colosso e sta su in piedi. Anche perchè i piccoli ne prendono pochi di soldi. “

Donnini ha poi sottolineato che in un modo o nell’altro, i team minori in F1 vengono sempre aiutati dai top-team in un modo o nell’altro. Come sottolineato in precedenza, i tre top-team si spartiscono il 70% circa dei premi, lasciando il 30% agli altri team. Ma al tempo stesso i top-team riescono a far sopravvivere i team minori, attraverso quote di partecipazione, condivisioni di parti della monoposto etc.

” Ultimi (team) che comunque essendo in un sistema input-output legati ai grandi, o societariamente, o con partecipazione o come fornitura etc, alla fine i grandi alla fine riescono a tenere in piedi i piccoli. “

Però a prescindere dall’aiuto che i top-team darebbero alle scuderie minori, sarebbe una delle priorità quella nel rividere l’attuale sistema dei premi. La F1 è anche sinonimo di competizione, di battaglie, ma con l’attuale sistema dei premi ciò impedisce nell’avere una griglia più competitiva. Cioè quello di vedere più scuderie nel lottare per le posizioni di vertice.

Liberty Media specie in un momento così difficile, non può più far finta di nulla. Un campionato con più battaglia in pista tra i vari team equivale ad un maggior interesse nel vedere i GP, e quindi, maggiori entrate nelle casse della F1. Il buonsenso riuscirà a prevalere nell’avidità di alcuni per una volta? Speriamo!

Alberto Murador

 

Alberto Murador
Alberto Murador
Ciao a tutti, il mio nome è Alberto e la mia più grande passione sino dall'età di sette anni è stata la F1, ma poi ho cominciato ad appassionarmi di tutto il mondo del motorsport. Tifoso ovviamente della Ferrari, orgoglioso del " made in Italy ".

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