F1 | Ferrari, una storia di uomini e di macchine: la leggenda Schumacher

Tutto da rifare per il 1998, dove la rossa e Schumy sono l’unica alternativa vera alla McLaren Mercedes gommata Bridgetstone. Purtroppo l’imboscata di Spa, dove Coulthard frenò in pieno rettilineo coinvolgendo il tedesco e privandolo di una vittoria certa, e la mancata in partenza dalla pole in Giappone fecero da arbitro in un mondiale che vide Hakkinen su McLaren vittorioso e Schumy su Ferrari secondo seppure nella scia di punti.

La squadra sente aria di vittoria e per il 1999 allestisce una monoposto valida che fino al gp di Francia tiene Schumy in lizza per il titolo. Le vittorie di Imola e Monaco esaltano i ferraristi il cui tifo fa da over boost al tedesco in pista. Purtroppo in Inghilterra i sogni rossi tramontano contro un muretto, il tedesco senza freni, non è un titolo enfatico ma la pura verità dei fatti, impatta contro il muro della cops fratturandosi le gambe e lesionandosi il tendine d’achille. Mondiale perso? No solo rimandato perché il fedele scudiero Irvine decide di fare il Schumy e contendere ad Hakkinen la vittoria nel campionato che da quel momento sembrava una pura formalità.

Vittorie in Austria e Germania fanno battere forte il cuore e quando Schumy rientra in Malesia, la sua classe è talmente immensa da bloccare Hakkinen come un fedele numero due per lasciare ad Irvine il successo. Il tedesco non è solamente il miglior numero uno ma anche il miglior numero due…. In Giappone, l’ennesima beffa di un titolo piloti che sembra non arrivare mai è mitigata dal titolo costruttori finalmente vinto dal lontano 1983.

Nel 2000 al posto di Irvine arriva Barrichello e, con una macchina formidabile, questa volta il titolo a Schumy non sfugge surclassa tutti con nove vittorie. L’incantesimo e spezzato dal 1979 il titolo torna a Maranello. Come un moderno re mida il tedesco vince nel 2001,2002,2003,2004 complice una macchina sicuramente all’altezza ma anche sposata a una classe eccelsa solo offuscata episodicamente da Montoya o Raikkonen. Ma le favole finiscono e al termine della stagione 2006 con un secondo posto in classifica generale e una nuova schiera di piloti pronti a volerne insidiare la leaderschip, Schumacher lascia le corse e la Ferrari.

Nel 2007, seppur orfana di Schumy, la scuderia italiana torna alla vittoria con Raikkonen, dando credibilità a una f1 sconquassata dallo scandalo Spy story che pose la Mclaren sul banco degli imputati per aver deliberatamente copiato i progetti della rossa inviati da una talpa modenese che rispondeva al nome di Nigel Stepney.

Per il 2008 l’evoluzione del modello vincente presentato nel 2000 raggiunge il suo apice con la f12008 che conquistò il titolo costruttori e perse quello piloti per una inezia. Da quel momento vari cambi regolamentari regalarono altri protagonisti relegando la rossa ad avversaria di lusso ma mai veramente vincente alla fine.

Forse la striscia negativa di titoli mancati e la voglia di mettere le mani sul gioiello di famiglia fecero si che nel 2014 Montezemolo venne scaricato e al suo posto Marchionne decise di rivoluzionare la Rossa. A tre anni da quei fatidici giorni possiamo dire che la Ferrari sta ancora cerando se stessa ma è nella sua storia smarrirsi per poi ritrovarsi sempre piu forte.