F1 | Ferrari, una storia di uomini e di macchine: la leggenda Schumacher

La Ferrari e Michael Schumacher vincono 5 campionati del mondo. Sono anni che rimarranno per sempre impressi nella memoria degli appassionati.

L’anno zero per la Ferrari inizia con la prove del gp d’australia del 1996 quando Michael Schumacher effettua l’installation lap della sua F310. Qualche mese prima alla presentazione della F310, l’ultima Ferrari di Barnard, con delle forme che richiamavamo la f92a. Agnelli ricordò che Schumacher non venne alla Ferrari proprio per un “tozzo di pane” però era quello che ci voleva, e la Ferrari se ne accorse quasi subito. Quando provò la 412t2 si rese conto della bontà della macchina, ma soprattutto cominciò a dare ordine alla squadra. L’F310 non era nata bene, rispetto alle concorrenti Williams, la macchina sembrava un pennuto gigante che, con l’adozione del muso alto, diventò un pellicano dall’estate in poi. Eppure questo pennuto sgraziato nelle mani di Schumacher sembrava un aquila reale.

Pole position a Imola, era dal 1983 che non accadeva, e un secondo posto finale. Pole position a Monaco, ed era dal 1979 che non accadeva: in gara, al primo giro il tedesco compì uno dei suoi rari errori scivolando su un cordolo e impattando nel rail prima dell’entrata del tunnel. In Spagna, sotto il diluvio, il tedesco centrò la prima vittoria per la Ferrari dimostrando tutta la sua classe gestendo il motore che negli ultimi giri perdeva qualche colpo probabilmente per l’intensificarsi della pioggia. Poiché vincere aiuta a vincere la Ferrari decise di immergersi in estenuanti prove modificando l’aereodinamica del muso, adottandone uno alto con risultati incoraggianti. Mentre le forme assunsero un aspetto incoraggiante, fu scoraggiante la sequenza di ritiri che la Ferrari dovette patire dal Canada all’Inghilterra, arrivando addirittura a rompere un motore durante il giro di ricognizione in Francia, vanificando cosi una pole position che a Magny cours assicurava un grande vantaggio in termini di vittoria finale. In Ferrari la figura di Todt vacillò, ed anche Schumacher cominciò a vagliare l’offerta della McLaren motorizzata Mercedes, ma da vero leader focalizzava l’attenzione su stesso glorificando l’opera di Todt e facendo capire che la sua presenza in Ferrari e conditio sine qua non a quella di Todt. La squadra arrivò in Germania, con il timore di non arrivare al traguardo, in gara il tedesco risparmiò la macchina e si accontentò del quarto posto. Sembra strano ma ai box il risultato venne salutato come una vittoria!!! A Budapest il tedesco torna in pole position, in gara dopo qualche giro al comando si ritrova la trasmissione a funzionare a singhiozzo provocandone il ritiro a pochi giri dalla fine mentre era terzo.

A Spa la Ferrari, meglio dire Schumacher, torna prepotentemente alla vittoria, grazie a un perfetta gestione dei rifornimenti in funzione della safety car, il tedesco si ritrova in testa nell’ultima parte della gara e rintuzzando gli attacchi di Villeneuve, figlio del grande Gilles, distante anni luce dal padre ma comunque dal cognome affascinante. A Monza, quindici giorni dopo, la Ferrari e Schumacher tornano alla vittoria battendo l’ex idolo Alesi, ora passato alla Benetton. C’è giusto il tempo di fare a sportellate ancora con Villeneuve in Portogallo e arrivare terzo in Giappone, per chiudere il campionato al terzo posto finale in classifica generale. La rossa è tornata? Sembra di sì ma soprattutto è stato il nuovo fantino del cavallino rampante a farlo galoppare fino ai vertici della f1. Nel 1997 la nuova Ferrari è anche l’ultima di Barnard, la cui lentezza estenuante riuscì a spazientire Schumacher, ma soprattutto il carisma del pilota tedesco riuscì a strappare alla Benetton tecnici di valore quali Ross Brawn e Rory Byrne, sud africano progettista geniale che ha avuto la fortuna di lavorare con piloti del calibro di Senna. La macchina appena presentata viene subito modificata e, grazie al talento del tedesco, i risultati sono in crescendo arrivando a Monaco, sotto una pioggia torrenziale, a vincere il gp. Dai tempi di Villeneuve, 1981, quello e’ il primo successo sulla pista monegasca, la rossa si ripete in Canada, in Francia sfiora il successo in Inghilterra, viene fermato da un cuscinetto rotto, a Spa impartisce una lezione di guida sul bagnato e in Giappone, complice l ‘aiuto del compagno Irvine, coglie il successo più importante: la Ferrari che taglia vittoriosa il traguardo del gp nipponico si ritrova ad essere catapultata in testa alla classifica generale con una sola gara da disputare.

La sola gara da disputare e’ il GP d’Europa a Jerez. In prova le prime tre posizioni furono occupate da Ferrari e Williams con lo stesso tempo!!! In gara Schumacher sembroò controllare al meglio gli avversari, in testa dalla prima curva a pochi giri dalla fine si cominciava a fare posto nella bacheca per ospitare il nuovo trofeo solo che Jaques Villeneuve, fece il Gilles, tentò un sorpasso al limite al tornantino col risultato di far saltare il computer Schumacher che si oppose alla mossa del canadese con una chiusura al limite del regolamento che comportò proprio il ritiro del tedesco… Villeneuve vinse il titolo, la Ferrari arrivò seconda e la Fia squalificò Schumacher per la mossa palesemente scorretta con ostracismo da parte degl’organi dirigenti di questo sport .