F1 | Cavicchi: ”Non possiamo paragonare i piloti del passato a quelli di oggi”

Nella consueta puntata di Pit-Talk, in compagnia di Carlo Cavicchi, si è discusso del confronto tra i piloti del giorno d'oggi e quelli delle epoche passate. L'ex direttore di Autosprint ha espresso la sua sulla questione.

Max Verstappen ha raggiunto, grazie alla vittoria nello scorso GP, il numero di vittorie di Ayrton Senna. Il raggiungimento di questo obiettivo ha aperto un dibattito legato alle vittorie dei piloti delle vecchie generazioni e i nuovi. A tal proposito è intervenuto Carlo Cavicchi, a pit-talk, esponendo la sua sulla questione.

F1- Carlo Cavicchi

Oggi si corre molto di più. Una volta le macchine si rompevano, i calendari erano di 14 gran premi. Ora fanno calendari da 23, non è corretto paragonarli. Vincono di più perché si corre di più. In fondo Fangio ha vinto vinto cinque mondiali correndo quarantotto gran premi. Quindi sarebbe più giusto un calcolo a percentuale, però bisogna vedere le cose nel loro periodo. Credo che un pilota diventa grande quando entra nel modo di parlare della gente. Una volta dicevano ti credi di essere Fangio, poi Clark, poi Lauda e cosi via. Se il detto diventa poi quello, vuol dire che quel pilota ha segnato quel periodo”.

”Abbiamo visto che tutti i periodi hanno avuto i loro campioni, non possiamo fare confronti. Quando sento dire ”vorrei vedere un pilota di oggi che fa tutte le cambiate che a Montecarlo facevano con il cambio manuale”. Io pero vorrei vedere quanti piloti di quelli li possono andare a 300 orari, manovrare ogni giro il ripartitore di frenata, il differenziale e parlare al telefono con un idiota che dice via radio di sorpassare l’avversario. Capite che è una difficoltà enorme di concentrazione e di tutto il resto. Ogni epoca ha il suo. Nuvolari vinceva con l’acceleratore in mezzo, il freno a destra e cosi via”.

Uno deve essere bravo nel periodo che c’è, non deve essere bravo in quei confronti li. L’unica cosa roba brutta, secondo me, è il fastidio dei team di voler allargare il numero delle macchine. Noi abbiamo i piloti giovani che arrivano e stanno in F1 dai quindici ai vent’anni perchè arrivati molto giovani. Non c’è mai posto per i nuovi e quelli bravi non riescono ad arrivare li”.