F1 | Wolfgang Von Trips, il Barone Rosso scomparso a Monza

Il Campionato Mondiale di F1 del 1961 è caratterizzato non solo da importanti novità regolamentari, ma anche e soprattutto dal terribile incidente che ha visto protagonisti Jim Clark a bordo della Lotus e Wolfgang Von Trips su Ferrari. Quest’ultimo, ha purtroppo perso la vita a causa delle gravi ferite.

A partire da questa stagione, la vittoria assegna 9 punti (contro gli 8 della stagione 1960). Sul fronte tecnico, le regole cambiano radicalmente e si assiste a una vera e propria rivoluzione. Le vetture, infatti, ritenute troppo performanti e pericolose, vengono fortemente limitate a livello di cilindrata: i motori passano dai 2500 cc. ai 1500 cc. e viene vietata qualsiasi tipologia di sovralimentazione. La benzina non deve superare i 100 ottani e il peso minimo delle vetture dev’essere di 450 kg. Per la prima volta, le auto vengono dotate della retromarcia e del motorino d’avviamento. Obbligatorio anche il roll bar e viene bandito il rifornimento di olio durante la corsa.

 

Von Trips

Al Campionato partecipano circa trenta scuderie, più una decina di piloti privati. I protagonisti annunciati della stagione sono Jim Clark e Stirling Moss su Lotus-Climax (ufficiale il primo, team clienti il secondo), Jack Brabham e Bruce McLaren sulla Cooper-Climax, Graham Hill su BRM-Climax e, ovviamente, la Ferrari con Phil Hill, Wolfgang Von Trips e Richie Ginther.

La scuderia di Maranello è, senza dubbio, quella meglio preparata alla nuova stagione e alla rivoluzione tecnica imposta dai nuovi regolamenti. La 156 F1, progettata da Carlo Chiti e Mauro Forghieri, monta un motore 6 cilindri a V, telaio tubolare e radiatore alloggiato nel muso. Le gomme Dunlop si adattano perfettamente alla monoposto, velocissima sul dritto e molto stabile in curva grazie al baricentro basso dato dall’angolo di 120° delle due bancate del motore.La stagione è composta in tutto da otto gran premi: si parte a Montecarlo e si chiude negli Stati Uniti. A partire da questa stagione, sempre per cercare di contenere le alte velocità, non si corre più la 500 miglia di Indianapolis, con l’appuntamento americano spostato sul circuito di Watkins Glen.

 

Von Trips

 

La gara inaugurale, sulle strade del Principato di Monaco, viene vinta da Stirling Moss al volante della Lotus 18 dell’anno precedente, gestita dal team privato di Rob Walker (RRC Walker Racing Team). Ferrari però dimostra da subito la bontà del progetto 156 F1, vincendo i quattro appuntamenti successivi in Olanda, Belgio, Francia e Gran Bretagna. Oltre ai piloti ufficiali (Von Trips si aggiudica l’appuntamento olandese e quello in terra d’Albione, Phil Hill quello del Belgio), in Francia c’è spazio per l’affermazione di Giancarlo Baghetti con la Ferrari gestita dalla Scuderia Sant Ambroeus. In Germania, sul leggendario circuito del Nürburgring – Nordschleife, è ancora Stirling Moss a interrompere la serie vincente della Ferrari, ma il mondiale ha ormai preso la strada di Maranello.

La lotta per il titolo iridato è infatti una questione interna alla Ferrari, con Phil Hill e Wolfgang Von Trips a contendersi lo scettro. La vigilia del Gran Premio d’Italia a Monza rappresenta l’antipasto perfetto prima dell’atto conclusivo a Watkins Glen, ma la tragedia è dietro l’angolo: il circuito brianzolo è velocissimo, la velocità media è da brivido e un errore si può pagare a caro prezzo.

 

Von Trips

 

Monza, domenica 10 Settembre 1961. Al secondo giro la 156 F1 del pilota tedesco partita in pole position, precede la Lotus di Jim Clark. Il pilota britannico cerca in tutti i modi di star vicino al pilota del Cavallino e di affacciarsi in staccata, visto le evidenti carenze motoristiche del team inglese rispetto alla formidabile monoposto di Maranello. All’altezza della Parabolica (all’epoca curva Vedano), la Lotus di Jim Clark si sposta sulla destra, Von Trips forse per coprire la traiettoria si sposta a sua volta e il contatto a quasi 200 all’ora è inevitabile: le due monoposto si agganciano, la Ferrari punta verso il terrapieno e decolla sugli spettatori. I

l pilota tedesco viene sbalzato via dall’abitacolo durante il cappottamento, morendo praticamente sul colpo. La Lotus di Jim Clark dopo diversi testacoda, si ferma nell’erba. Il pilota è fortunatamente illeso, ma lo scenario che si para davanti ai soccorritori è straziante: a terra ci sono decine di persone, ne moriranno tredici, altre verranno condotte in ospedale con ferite più o meno gravi. Si tratta del più grave incidente della storia della F1. La gara non viene sospesa, vince Phil Hill che si porta a casa il titolo. Ferrari, in segno di rispetto, non correrà l’appuntamento conclusivo in America. Wolfgang Von Trips riposa a Kerpen, dove grazie a lui è sorto il kartodromo che ha visto nascere talenti indiscussi come Michael Schumacher.

 

Von Trips

 

“Avevo la stessa età dei piloti, e mi morivano intorno” -Robert Daley-

L’incidente di Monza fece piombare la F1 nel baratro della contestazione. L’opinione pubblica era atterrita, le immagini dello schianto avevano fatto il giro del mondo e i testimoni raccontavano di corpi dilaniati, feriti sfigurati e scene degne della peggior Apocalisse. Jim Clark venne accusato di omicidio colposo, ma anche grazie alla testimonianza di Giancarlo Baghetti che seguiva le due vetture, venne poi scagionato. La rapida diffusione della televisione amplificò tutto: i piloti vennero paragonati ai soldati della Seconda Guerra Mondiale che andavano a morire al fronte. Papa Giovanni XXIII emanò un comunicato nel quale intimava di smetterla di organizzare i Gran Premi, perché proseguire con la F1 sarebbe stato da veri criminali. Il temporale sulle corse si placò, le misure di sicurezza migliorarono ed è anche grazie al sacrificio di Wolfgang Von Trips, che il motorsport ha raggiunto gli attuali livelli di sicurezza.

“Motorsport is dangerous”. E non dobbiamo mai dimenticarcelo. La F1 di quell’epoca era un tale concentrato di criticità, che se la guardassimo con gli occhi di adesso, forse capiremmo l’intervento del Papa che a tanti potrebbe sembrare fuori luogo. Si correva senza alcuna protezione, su circuiti delimitati da staccionate, con terrapieni che diventavano vere e proprie rampe di lancio in caso di uscita di pista. Avere ben chiaro dove si è partiti, è fondamentale per comprendere il presente e guardare al futuro. Certi errori non vanno più commessi, perché quando si corre sul filo dei 300 all’ora, la minima leggerezza può costare la vita. Fosse accaduto anche solo dieci anni dopo, l’incidente di Von Trips sarebbe stato definito come “spettacolare incidente di gara”. L’esperienza insegna, vero, ma a prezzi altissimi.