F1 | Oggi ho pianto… Insieme ad Hamilton

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2020 Turkish Grand Prix, Sunday - LAT Images

Si, oggi ho pianto. E non me ne vergogno. Ho pianto insieme a Lewis Hamilton quando, dopo avere vinto il Gran Premio in Turchia e conquistato il settimo titolo iridato, è rimasto fermo nell’abitacolo, chiuso nel suo casco a piangere e vivere intimamente quel momento.

2020 Turkish Grand Prix, Sunday – LAT Images

Quando gli si è avvicinato Sebastian Vettel per complimentarsi e si è reso conto di quello che Hamilton stava vivendo, gli ha preso la mano e quasi con una carezza lo ha aiutato a scaricare tutta la tensione maturata in quel finale di gara che gli ha consegnato la vittoria ed il titolo iridato: il settimo, come Michael Schumacher.

In quel momento io mi son visto passare nella memoria 70 anni di Formula 1, dai titoli di Farina, Fangio, Clark, Rindt, Stewart, Prost, Senna… e Schumacher, che abdicava al settimo titolo in chissà quale condizione fisica e mentale. In quel momento ho pianto e mi son detto: “Si, la Formula 1 è ancora umana!”

Perché non c’è tecnologia, strategia o politica commerciale che tenga. C’è solo l’uomo che conta. Il pilota in questo caso. Che sa gestire le proprie forze, il proprio talento, il suo mezzo meccanico, i suoi pneumatici anche nelle condizioni più estreme per raggiungere l’obiettivo. Che sa dominare la sua concentrazione e intanto confrontarsi con i suoi uomini al box mentre deve lottare con gli avversari e con un asfalto pronto a tradirlo. Che ardisce scelte rischiose ma fiducioso nelle sue capacità.

Poche ore dopo abbiamo assistito a qualcosa di simile in Moto GP. Davide Brivio, General Manager della Suzuki, si è abbandonato al pianto quando il suo pilota Mir ha conquistato un impensato titolo iridato. Emozioni intense che dimostrano che c’è davvero ancora tanta umanità negli sport motoristici.