Marchionne: fu vera gloria!

A un anno della scomparsa di Marchionne, vogliamo ricordare questa figura, importante, controversa ma mai banale.

Quando nel 2014 decise che l’era Montezemolo era arrivata al capolinea, non ci pensò due vote e, usando i media come solo lui sapeva fare, lanciò degli strali nei confronti del bel Luca, reo di non far vincere la rossa da troppo tempo.

D’altronde se lo poteva permettere. Dieci anni prima aveva preso la FIAT sull’orlo del baratro e, non solo grazie alle sue capacità manageriali e di giocatore d’azzardo, era riuscito a invertire la rotta e riportare la fabbrica di Torino a fare automobili con profitto.

Il merito di Marchionne fu di saper approfittare di una clausola inserita da Paolo Fresco per obbligare General Motors a comprare FIAT o a pagarle un indennizzo per la mancata annessione al gruppo americano. La fortuna fu che quella clausola ci fu senza dover ricorrere alla corte suprema, azione che avrebbe messo alle corde una Fiat ormai senza respiro.

Questo Marchionne bravo e fortunato si insediò a Maranello, quasi come un novello Napoleone, licenziò un Montezemolo ormai alla fine del suo ciclo e subito si diede da fare per arrivare a quotare la Ferrari in borsa.

Ma il presidente tifoso chiese di tornare alla vittoria, galvanizzò le truppe e le mandò a combattere con un unico obiettivo: fare grande la Ferrari.

Le vittorie arrivarono. Vettel, il nuovo profeta rosso, sembrò invertire il ciclo, riportando la Ferrari tre volte alla vittoria e galvanizzando il presidente talmente tanto da lasciarsi andare a proclami di vittoria per il 2016.

Nel 2016 i proclami di sverniciare la Mercedes si persero nel nulla. Dopo un avvio interessante la Ferrari piano sparisce dalla lotta per la vittoria rendendo il presidente tifoso, iroso. In un lampo decide di licenziare il chief-designer, James Allison, spianandogli la strada verso la Mercedes plurivittoriosa. Poi vara la famosa organizzazione orizzontale.

In questo tipo di organizzazione tutti sono manager di se stessi ma nessuno lo è dell altro.

I dubbi di tifosi, giornalisti e azionisti erano palpabili, ma la SF70-H, la prima monoposto orizzontale sembro essere la prima macchina a incrinare la supremazia Mercedes.

Quando la Ferrari dovette chiedere al proprio motore qualcosa in più in termini di potenza ecco frantumarsi il sogno tanto ambito. Il presidente tifoso, forse anche un po’ emotivo (alla Vettel), decide di licenziare il capo motorista permettendogli di accasarsi alla Mercedes sempre più vittoriosa.

Poi il 2018, le speranze, la FIAT che torna ad avere i conti positivi e la Ferrari che sembra essere tornata grande. Tutto fino al gran premio di Gran Bretagna dove, nonostante la grande affermazione di Vettel, il silenzio del presidente e quasi assordante. Tutti si chiedono come mai Marchionne non fa più sentire la sua voce, tutti avranno la risposta da li a pochi giorni. Una grave malattia, tenuta celata, lo sta portando via.

Il 25 luglio 2018, esattamente un anno fa, l’avventura di Marchionne termina. La Ferrari sprofonda in una crisi di personalità pesante, sembra quasi che il rosso opaco della macchina di quest anno ne sia una metafora, la nuova dirigenza cerca di capire cosa avrebbe fatto il presidente tifoso senza sapere cosa fare materialmente.

Il lascito di Marchionne alla Ferrari è Charles Leclerc, da lui fortemente voluto e a tutt’oggi unica luce in una stagione piena di ombre.