F1 | GP Ungheria 1992, il trionfo di Nigel Mansell

F1 – 16 agosto 1992, l’apoteosi. Nigel Mansell mette finalmente la firma su un trionfo tanto inseguito e voluto quanto finalmente realizzato. Un titolo mondiale che finalmente ha reso giustizia a un pilota considerato non a torto uno dei 4 grandi della F1 insieme a Prost, Senna e Piquet e che ha raccolto meno di quello che ha seminato nel corso degli anni. Molto meno.

F1, Partenza GP Ungheria 1992

Già, perchè se andiamo a leggere la storia del baffo più veloce del mondo (fino a quel fantastico 1992) troviamo: l’intuito di Colin Chapman che lo vuole a fianco di Elio De Angelis, il rapporto burrascoso con Peter Warr che lo allontana senza tanti complimenti per fare spazio a un altro giovane di belle speranze di nome Ayrton Senna, l’approdo alla corte di Frank Williams che vuole fare capire molto in fretta che Warr si era tremendamente sbagliato, il grande trionfo di Brands Hatch per salutare nel migliore dei modi il ritorno ai box del manager inglese dopo il terribile incidente che lo costringerà per sempre alla sedia a rotelle, due titoli mondiali persi uno di fila all’altro a poche gare dalla fine complici una foratura e un terribile incidente che lo toglie di mezzo dalle gare fino all’inizio del 1988 (quando stava dominndo la stagione), una parentesi poco felice con i motori Judd, l’approdo a Maranello con le incredibili vittorie di Rio de Janeiro e Budapest con cui bagna l’esordio del cambio al volante progettato da Barnard, la guerra con Prost la stagione successiva fino ad arrivare al grande bluff del finto ritiro che nasconde il matrimonio con lei, la Williams FW14.

Una monoposto rivoluzionaria progettata da Adrian Newey e piena di soluzioni innovative di carattere aerodinamico ed elettronico, con la quale Mansell tenterà l’assalto al titolo del 1991, ma i problemi di gioventù della nuova monoposto sembrano non reggere la sfida con l’imbattibile McLaren di Ayrton Senna. Sembra, perchè di lì a poco le cose cambiano. Dal Messico infatti inizia la rincorsa di Mansell e della Williams al brasiliano, che si sviluppa in tutta la parte centrale della stagione e si interrompe solo in Giappone, quando il ritiro del britannico spiana la strada alla doppietta delle McLaren e al terzo titolo del brasiliano. Mansell, sportivissimo, va a congratularsi con Senna alla fine della gara sollevandogli il braccio  in segno di vittoria, ma la stagione successiva la musica cambia, e di molto.

F1, Nigel Mansell, Williams-Renault FW14B, GP Ungheria 1992

La versione B della FW14 con un nuovissimo telaio in fibra di carbonio e un’aerodinamica ancora più estrema al posteriore, non incontra nessuna difficoltà a portare a Mansell e Patrese sulla strada del trionfo annunciato. Già, perchè complici i problemi della McLaren, costretta a fare i conti con i problemi del nuovo cambio, la Williams si rivela essere schiacciasassi: 5 vittorie e 4 doppiette nelle prime 5 gare. Un vero e proprio mostro che non lascia alcuno spazio a dubbi su come potrà andare quella stagione, che definire dominata è persino riduttivo. Basti pensare che a Montecarlo, in una delle rarissime occasioni in cui “red 5” concederà una vittoria agli avversari sarà comunque lì, attaccato agli scarichi di Senna per 4 giri dopo aver accusato un distacco di 5 secondi da Senna a causa di un pit-stop supplementare. E Patrese è sempre lì dietro, terzo, senza mai sbagliare un colpo e anche a Hockenheim si ritirerà dopo essere rimasto vittima di un errore nel corso dell’ultimo giro mentre era in lotta con Senna.

F1, Ayrton Senna, Nigel Mansell, Gerhard Berger, GP Ungheria 1992

L’unico vero intoppo arriva in Canada, ma poi la marcia trionfale prosegue, con Mansell che si rende protagonista del bagno di folla di Silverstone, vince anche a Hockenheim e a Budapest si ritrova a gestire un vantaggio di 46 punti su Patrese (86 a 40), mentre  Senna è più che doppiato (24) superato anche da Schumacher (33). In classifica costruttori la Williams ha quasi il triplo dei punti della sua diretta inseguitrice, che a sorpresa non è la McLaren ma la Benetton (126 a 49). Mansell in Ungheria ha la possibilità di aggiudicarsi il titolo ma per farlo deve battere Patrese e soprattutto, Senna. Ma si sa che Senna è un osso duro.

Nel frattempo c’è un altro episodio curioso, con l’Andrea Moda che rischia la squalifica per aver fatto uscire il suo secondo pilota Perry McCarthy 45 secondi prima delle prequalifiche, non consentendogli di completare nemmeno un giro cronometrato. Un comportamento, questo, che non è piaciuto alla direzione gara e per aver danneggiato il pilota inglese e questo, insieme ad altri episodi costerà l’espulsione della squadra dal Mondiale per aver offeso la reputazione dello sport.

F1, Ayrton Senna, Michael Schumacher, GP Ungheria 1992

Tornando alla gara, manco a dirlo, le due Williams partono in prima fila con Patrese in pole position ma Mansell sbaglia la partenza facendosi sorprendere da Senna e Berger che lo sorpassano all’esterno, con il brasiliano che alla fine avrà la meglio sulla Williams dell’inglese. Il Leone ci metterà pochissimo, 8 giri, per riconquistare la posizione persa nei confronti di Berger, ma il vero ostacolo da superare per battere Patrese è Senna, che lo tiene dietro per oltre 20 giri, fino a portarlo all’errore. Mansell, infatti, nel tentativo di superare il brasiliano si rende protagonista di un’uscita di pista e si vede sopravanzare anche da Berger. Il vero obiettivo per Mansell è superare Patrese ma Senna è una spina nel fianco; la parola resa però non è mai appartenuta al vocabolario dell’inglese, anzi. Gli bastano infatti poche tornate per superare nuovamente Berger e portarsi ancora una volta alle spalle di Senna, ma al giro 39 ecco che si compie il fatto decisivo per le sorti del Mondiale: si gira Patrese, fino a quel momento leader solitario della gara, che va in testacoda e prima finisce al settimo posto e poi si ritira con il motore rotto; per Mansell si apre così la strada al titolo. Gli basta a quel punto il terzo posto, ma anche quella posizione va conquistata. Infatti, sarà una sospetta foratura a obbligarlo a un pit-stop supplementare, che lo farà scivolare al sesto posto. A Mansell basta salire sul gradino più basso del podio per conquistare il titolo (se Patrese fosse rimasto in gara gli sarebbe bastato il secondo posto) e poco alla volta ci arriva, approfittando del ritiro di Brundle e dall’alettone posteriore perso da Schumacher, protagonista di uno spettacolare testacoda. Per suggellare il trionfo Mansell riesce a riagguantare la seconda posizione di Berger e a superarlo. L’ultimo ostacolo prima del trionfo, a Senna ormai Mansell non ci pensava più dopo il ritiro del compagno di squadra.

F1, Podio GP Ungheria 1992, Ron Dennis, Nigel Mansell, Ayrton Senna

E finalmente, allo scendere della bandiera a scacchi, arriva il momento del trionfo, un titolo conquistato con 5 gare d’anticipo, in cui Mansell ha fatto tutto quello che doveva fare, assistito da una monoposto superlativa e da un compagno di squadra che ha fatto un lavoro straordinario, portando via più punti possibili a Senna e laureandosi Vicecampione del mondo a Suzuka, quando Mansell lo porterà alla vittoria. Il Leone si concederà un’ultima vittoria all’Estoril, portando il totale a 9, un nuovo record così come le 14 pole position che unite a quella di Patrese fanno 15 in 16 gare, segno inequivocabile di una superiorità netta e mai messa in discussione. Un dominio che non ha nulla a che vedere con quello della McLaren del 1988 perchè in quel caso erano i due piloti della scuderia di Ron Dennis a giocarsi il titolo, mentre in questo caso Mansell ha impresso sin da subito la sua legge e il suo dominio in un vero e proprio “one-man-show”. Altri Campioni del mondo otterranno gli stessi risultati, come Michael Schumacher e Sebastian Vettel, ma le proporzioni raggiunte da Mansell sono inarrivabili, anche perchè il titolo mondiale è stato conquistato pochi giorni dopo aver festeggiato 39 anni.

F1, Nigel Mansell, Riccardo Patrese, Williams-Renault FW14B

L’impresa di Mansell, poi, non ha nulla a che vedere con quelle della McLaren di Prost e Senna, che certamente avevano il mezzo per conquistare il primato ma che dovevano guardarsi prima di tutto dal rispettivo compagno di squadra. Invece questo è stato un trionfo solitario di un pilota che, finalmente, ha raccolto i risultati di un grande lavoro grazie anche al suo carattere allo stesso tempo istintivo e razionale, che lo ha portato a cocenti sconfitte e anche a grandi vittorie, dove ha fatto valere le sue doti di grande calcolatore. Infatti, subito dopo, Mansell sarà l’unico “eroe dei due mondi” dato che vincerà nel 1993 anche il titolo Indycar, detenendo per un breve tempo i due titoli contemporaneamente, visto che Prost non aveva ancora fatto suo il Mondiale con la Williams l’anno dopo. E se a 30 anni di distanza se ne continua a parlare è anche perchè Nigel farà anche da apripista alla lunga storia di successi della Williams, che nonostante la tragedia di Senna e il trionfo di Schumacher nel 1995 porterà alla scuderia di Didcot una serie incredibile di vittorie concentrate in pochi anni, a conferma di una gestione del team che ormai era diventata imbattibile, grazie anche all’arrivo di Adrian Newey.

F1, Nigel Mansell, GP Ungheria 1992

La striscia vincente di Mansell continuerà anche nel 1994, con la vittoria ad Adelaide, e la sua carriera si chiuderà con la McLaren nel 1995. Ma nel 1992 ha finalmente ottenuto un risultato voluto a tutti i costi e che ha dimostrato di aver ampiamente meritato, che lo colloca di diritto nell’Olimpo dei grandi campioni della F1, grazie come detto anche al suo carattere e a una volontà di ferro che gli ha consentito di ottenere grandi risultati. E questa ne è stata la dimostrazione più lampante.