Russell: soluzione al porpoising, le sospensioni attive

Da Nigel Mansell a… George Russell? Sono passati 30 anni da quando Adrian Newey, creatore della Red Bull che ora sta contendendo il titolo alla Ferrari di Charles Leclerc, ha introdotto per la prima volta su una monoposto di F1 il sistema delle sospensioni attive e il motivo che ha portato alla loro nascita è esattamente lo stesso che si sta presentando ora: il porpoising.

A dirla tutta, il sistema delle sospensioni attive era già stato portato in F1 sin dal 1987, grazie alla Lotus e all’intuito di Gérard Ducarouge che le monta per la prima volta sullla 99T, la monoposto che regala l’ultima vittoria alla scuderia creata da Colin Chapman con Senna, ma sarà proprio la Williams di Newey a portarle alla ribalta, anche se (a dire di Newey) con un progetto meno sofisticato di quello introdotto dalla McLaren (anche il nome adottato sarà quello di sospensioni reattive). Un dettaglio tecnico che è nato proprio all’alba delle monoposto a effetto suolo negli anni 1980 in cui si era manifestato già all’epoca il problema del porpoising e vennero studiate proprio con l’obiettivo di garantire maggiore stabilità alla monoposto rispetto alle sollecitazioni della pista.

La riproposizione della soluzione da parte di Adrian Newey a cavallo tra il 1991 e il 1992 (ma non solo, come detto in precedenza), soprattutto con la magnifica FW14B che porterà al titolo Nigel Mansell, ha destato stupore per i risultati che aveva ottenuto, ma le sospensioni attive erano calate all’interno di un progetto avvenieristico costituito da una vettura imbottita di elettronica; c’erano infatti anche il controllo di trazione, il cambio semiautomatico e l’ABS per un breve periodo.

Ma l’interesse verso questo particolare non insignificante è tornato alla ribalta in questa stagione dopo i problemi legati al porpoising, che si sono manifestati a causa dei nuovi progetti legati alle monoposto 2022 a effetto suolo. I team stanno tentando di risolvere il problema con le risorse a loro disposizione, ma la soluzione delle sospensioni attive suggerita da Russell, che ha ribadito quanto già detto il mese di marzo, appare una vera e propria innovazione progettuale, che con le risorse attualmente a disposizione dei team appare più facilmente realizzabile di quanto non lo fosse 30 anni fa.

Le sospensioni attive, dunque, consentirebbero di risolvere un problema non di poco conto, legato al fatto che i continui saltellamenti dovuti al porpoising possono danneggiare il fondo della vettura, con il rischio che il pilota si ritrovi costretto a combattere con i sobbalzi che potrebbero portare anche a qualche spiacevole conseguenza sul piano fisico.