Haas, è guerra aperta con l’ex-sponsor Uralkali

Tra Haas e la famiglia Mazepin ancora non si è spenta l’eco del burrascoso allontanamento di Nikita. Lo sponsor Uralkali (che faceva capo a Dmitri Mazepin, padre di Nikita) ha chiesto il rimborso di quanto aveva versato a seguito dell’interruzione del contratto con la scuderia americana, che però ha risposto picche, chiedendo anche un risarcimento per mancati profitti.

Sulla base di quest’ultima richiesta, quantificata in 8 milioni di Euro, fino a che la Uralkali non risarcirà la Haas, il team statunitense non consegnerà la monoposto 2021 all’azienda russa, come previsto dal contratto. La richiesta della Haas è stata motivata sulla base del fatto che sia stata Uralkali a trovarsi in una situazione per la quale, a seguito delle sanzioni comminate alla Russia, non garantiva più gli introiti promessi alla Haas:

“Secondo l’unanimità degli studiosi di diritto e secondo la giurisprudenza, la parte che termina l’accordo per violazione commessa da controparte non ha l’obbligo di restituire a quest’ultima ciò che ha già ricevuto in base all’accordo. La pretesa della Uralkali di ottenere il rimborso dell’acconto di 12.000.000 euro è quindi infondata ed è respinta”.

La Haas infatti lamenta che l’interruzione dei rapporti ha causato un notevole danno alla scuderia americana, clausola che ha consentito di risolvere il contratto con l’azienda russa: si parla infatti di “non danneggiare, mettere in discussione, deridere, sminuire la reputazione pubblica, la buona fede o l’immagine del team Haas”. Per contro, l’azienda russa ha evidenziato come l’interruzione del rapporto si sia verificata prima delle sanzioni che sono state comminate per la guerra in Ucraina (il 25 marzo) in modo unilaterale da parte della scuderia americana. Una situazione ai limiti dell’incredibile se si considerano le modalità con le quali è stato rescisso il contratto a Nikita Mazepin, che suo malgrado paga la vicinanza della sua famiglia a Vladimir Putin, avvisato con un messaggio da parte di Guenther Stteiner.

Se dunque è stata la Haas a interrompere la sponsorizzazione con Uralkali, non si vede per quale motivo e sulla base di quale violazione l’azienda russa debba risarcire i danni per i mancati introiti quando è stato proprio il team americano a interrompere in modo anche brusco i rapporti, scaricando la responsabilità sulla controparte. Una vicenda che si sta concludendo nel peggiore dei modi e per la quale la parola fine è ancora lontana dall’essere scritta. E come dicevano gli antichi, “se vuoi la pace prepara la guerra”.