F1 | La Ferrari può risorgere: anche nel 1975 ebbe un avvio difficile

Le prime tre gare di quest’anno sono riuscite a sollevare nell’ambiente Ferrari piu interrogativi che certezze.
Le affermazioni a ripetizione della Mercedes, stanno facendo affievolire le speranze dei ferraristi che, dopo i test in Spagna, speravano di poter vivere una stagione finalmente trionfante.

A questo proposito, ai nostri lettori e ai numerosi tifosi della rossa, va ricordato che la macchina ha dato degli importanti segnali nei test ma si è ripetuta in Barhain dove la Ferrari ha avuto se stessa come unica avversaria.

Il problema tecnico patito da Leclerc è molto simile a quello patito da Schumacher in occasione della sua prima vittoria, con l’unica differenza che il tedesco fu graziato dal temporale e dalla troppa distanza dal suo avversario piu diretto.
Di sicuro la rossa sta imparando a conoscere la rossa. Avvenne così anche nel 1975, quando la neonata 312T non sembrava la degna parente della 312b3, modello che riuscì a contendere il titolo alla McLaren fino all’ultima gara.

Anche allora ci fu chi si scatenò contro Forghieri, l’occhialuto tecnico però sapeva che il segreto della sua creatura non era certo nell aerscope, bellissimo nella sua livrea bianca, ma bensì nel cambio posto trasversalmente e da un rigonfiamento nel confano motore che permetteva al 12 cilindri di poter utilizzare i tromboncini ad altezza variabile.

Corsi i primi due gran premi col modello precedente, la T venne schierata in Sud Africa, dove si limitò a marcare presenza, ma già in Spagna sembrò dare un saggio delle sue potenzialità conquistando l’intera prima fila.

L’incidente tra i dioscuri della Rossa, propiziato da Andretti, sembrò far scemare ogni speranza per la stagione, ma un pervicace Lauda, abile nel saper indicare a Forghieri le aree dove intervenire, permise alla Ferrari di vincere a Monaco dopo vent’anni, ma soprattutto di dare alla stagione quella colorazione rossa che i tifosi italiani stavano aspettando da ormai 11 anni.

Aspettiamoci da Baku una reazione della squadra, è nel suo Dna, sperando che Binotto sia riuscito a capire dove operare. Il simpatico tecnico italiano, deve affrontare una realtà scomoda: i suoi due piloti per ora non riescono a dargli indicazioni su dove operare, Vettel perché troppo opaco, quasi in sintonia col colore della sua macchina, non sembra poter rivestire il ruolo di collaudatore e Leclerc troppo acerbo per poter ricoprire il ruolo di leader e indirizzare i tecnici. Fiducia a Binotto e alla Ferrari allora. La storia ci insegna.