F1 | Ferrari non parlarmi come fossi naif

I tifosi Ferrari si sono abituati a rinviare le proprie ambizioni sempre al prossimo anno. Ma come mai? Quale corto circuito ha creato questo continuo rinvio?

F1 - Laurent Mekies, Ferrari, 2022

“It’s all over, Hamilton 7th. By my calculations we won the championship by one point.”


21 ottobre 2007, con queste parole il muretto Ferrari si rivolge al neocampione del mondo Kimi Raikkonen comunicando a lui e a noi tifosi la conquista del titolo della stagione 2007.

Che meraviglia la vittoria di un titolo; gustare l’allentarsi della tensione dopo mesi di lotta sugli asfalti di tutto il mondo, un istante di immensa pacatezza che precede i festeggiamenti. Nessuno si sarebbe aspettato, però, l’inizio di un lungo digiuno.

Le ragioni dietro questa débâcle sono sicuramente molteplici e spaziano dalla semplice sfortuna a problemi strutturali del team. Tuttavia, vi è un fil rouge che percorre orridamente la maggior parte di queste stagioni, compresa quella tutt’ora in corso ed è, semplicemente, un’auto non all’altezza.

Negli anni di digiuno che stiamo affrontando Ferrari ha prodotto a più riprese vetture non competitive, in forma più o meno grave. Basti pensare al disastro del 2014, all’anonimato del 2016, oppure ancora allo scandalo Power Unit del 2019 tradottosi nella sconcertante stagione 2020.

Tutte rappresentano sconfitte così eclatanti da non lasciare scuse al team che, nonostante ciò, non ha mai fatto una vera e propria ammissione di colpe, dimostrando una spiccata incapacità di avere un dialogo onesto con la sua fanbase.

Partiamo da un controesempio: Mercedes. Per il secondo anno di fila l’outfit di Stoccarda, dopo averci abituato ad una presenza costante al vertice, si ritrova a rincorrere la vettura più veloce con un consistente ritardo. Una situazione che condivide con Ferrari ma che gestisce in modo profondamente diverso.

La squadra teutonica, infatti, ha raccontato con disarmante schiettezza le difficoltà della sua vettura arrivando a descrivere come fallimentare il concetto di macchina perseguito dagli ingegneri Mercedes.  Messo in chiaro questo, il boss Toto Wolff si è scusato con i fan accennando poi a strade di sviluppo inedite per il team.

F1 – Toto Wolff, Mercedes

Contrariamente la squadra del Cavallino è rimasta bloccata, nonostante i saluti di Binotto, alla narrazione riassunta nell’infame citazione “Dobbiamo capire” tramutatasi in un gallico “Nous devons comprendre”. Infatti, benché i cambiamenti in corso operati da Frederic Vasseur gli siano valsi il soprannome de “il mannaia”, la linea di narrazione non è granché cambiata.

Le vetture di Maranello, a sentire le dichiarazioni Ferrari, hanno tutte un potenziale nascosto che deve essere “semplicemente” estratto. Il problema così non viene mai direttamente affrontato ma costantemente posticipato al momento in cui “avranno capito”. E in questo continuare a posticipare si arriva puntualmente all’infame refrain “sarà per il prossimo anno”.

Questa chiusura da parte della comunicazione della Scuderia non possiamo che leggerla come un meccanismo di autodifesa. Mercedes può permettersi dichiarazioni più schiette poiché poggia il suo team di F1 su una squadra forte e solida. Lo stesso non può dirsi della Rossa che proprio per la sua debolezza strutturale, diventata evidente negli anni, evita le critiche violente spostando l’attenzione sul prossimo futuro creando aspettative che non fanno che aumentare la pressione che già circonda Maranello, contribuendo alla creazione di un ulteriore fattore controproducente alla ricerca della performance, entrando così in un circolo vizioso.

È quindi il momento per la Rossa di smetterla con le bugie in sala stampa e assumere un atteggiamento che possa essere più produttivo dando modo, tramite l’onestà, ai tifosi di fare quadrato davanti alle difficoltà.