Il pilota di Ufa ha subito un destino senza precedenti in Formula 1, venendo retrocesso a stagione in corso nella scuderia “satellite” della Red Bull Racing. Riuscirà il giovane russo ad uscire dalla spirale negativa in cui è finito? Scopriamolo leggendo le sue ultime dichiarazioni…
Di Alessandro Bucci
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Si sa, in tempi duri per il giornalismo vecchia scuola è difficile leggere critiche o opinioni non contaminate dal “politically correct”, una delle più grandi sciagure abbattutesi sul genere umano. Tuttavia è innegabile che la scuola Red Bull sia sempre stata piuttosto dura con i suoi giovani, citofonare ‘Tonio Liuzzi, Scott Speed, i due Sébastien (Bourdais e Buemi), Jaime Alguersuari e Jean-Eric Vergne per farsene un’idea più approfondita. Tuttavia, se da un lato Helmut Marko & Co. hanno “bruciato” la carriera di tanti giovani talentuosi (anche nomi non noti al grande pubblico) attraverso il Red Bull Junior team dal 2001 ad oggi, dall’altro lato ha anche portato alla ribalta uno dei più grandi campioni moderni (Sebastian Vettel of course) e probabilmente il fenomeno del futuro, Max Verstappen.
D’altronde, lo scopo del vivaio gestito da Marko è sempre stato chiaro, ovvero quello di “allevare” giovani talenti per poterli traghettare nel più breve tempo possibile nel team più blasonato con sede a Milton Keynes. Questo modo di operare, tuttavia, ha contro indicazioni non da poco in un ambiente ristretto come quello della Formula 1 moderna, dove i sedili a disposizione di certo non abbaondano, al contrario di epoche come gli anni ’80 o i primi anni ’90 per intenderci.
Di conseguenza molti giovani piloti si sono ritrovati con le valigie in mano ed alcuni di loro sulla lunga distanza non hanno retto, finendo con il cambiare addirittura mestiere ancora in giovane età (Alguersuari docet).
Daniil Kvyat, dopo un’incoraggiante stagione in Formula 1 al volante della Scuderia Toro Rosso nel 2014, dove il talento russo ha messo in mostra velocità, buon controllo del mezzo e una più che discreta gestione delle gomme, è stato promosso, forse un po’ frettolosamente, alla Red Bull Racing nel 2015.
Un Mondiale tra alti e bassi per un pilota definito da una certa stampa come “il probabile fenomeno del futuro”, con qualche errore di troppo nei momenti cruciali, compensato in parte dall’eccellente secondo posto colto a Budapest e ben tre quarti posti, in una stagione dove la RB11 non ha certo brillato per competitività.
L’anno corrente sembrava iniziato sulla falsariga del precedente, ma in Cina sono iniziate le sventure del buon Daniil, reo di aver “offeso” sua maestà Sebastian Vettel sul tracciato di Shanghai con un buon inserimento alla prima curva dopo lo start. Ripreso ingiustamente da un “Seb” furibondo dinanzi alle telecamere del retro podio per la sua manovra, Kvyat ha fatto buon viso a cattivo gioco, salvo poi perdere la testa a Sochi, dove ha tamponato per ben due volte la stella ex Red Bull nell’arco di poche centinaia di metri al via compromettendo la sua gara.
Non ha importanza ora se questo evento è stato il pretesto o meno per lo scambio di sedile in casa Red Bull, ma non penso si possa comparare la transazione che ha coinvolto Kvyat e Verstappen con un passaggio di sedile come quello che avvenne tra Michael Schumacher e Roberto Moreno nel 1991, solo per fare un esempio.
Perchè nel caso Red Bull, siamo dinanzi ad una vera e propria “retrocessione” in un’epoca che non è più solo in “mondo visione”, ma bensì conta anche tante altre dimensioni (come quella virtuale) che aggiungono pressioni su pressioni a ragazzi tutto sommato molto giovani.
Dal Gran Premio di Spagna in poi, le statistiche parlano da sole: il ragazzo di Ufa ha centrato la zona punti solamente in due occasioni, andando incontro a ben quattro ritiri, con la sola speranza di poter conquistare la fiducia di un altro team, dal momento che Max Verstappen ha invece colto una vittoria alla sua prima in Red Bull e, nel corso della stagione, ha diviso l’opinione degli appassionati grazie a prodezze e manovre al limite della correttezza, diventando il personaggio del momento.
Recentemente Kvyat è addirittura arrivato a dichiarare che in questo sport non si diverte più e che sta pensando di approdare in altre categorie. Parole che mettono i brividi, se consideriamo che Daniil ha solamente 22 anni.
Dopo i due ultimi deludenti GP della stagione seguiti al break estivo, tuttavia, Kvyat è tornato a parlare con un briciolo di ottimismo in più ai microfoni di Ian Parkes, inviato di Autosport:
La pausa estiva mi ha fatto certamente bene, perchè avevo accumulato un sacco di stress e di pressione, oltre ad aver avuto tanti pensieri. Ero davvero oltre il limite, ma sono stato in grado di liberare la mia mente. Purtroppo i due ultimi circuiti dove abbiamo corso non erano adatti alla nostra macchina, ma ho lavorato molto nell’ombra ottimizzando diverse cose e vedo il mio ingegnere molto più rilassato ora, aspetto non da poco.
La STR11 motorizzata Ferrari (con le power-unit 2015 ndr) è stata in grado di conquistare oltre 40 punti nei primi dodici appuntamenti stagionali, stabilendo anche il record del maggior numero di punti ottenuti dal 2006 ad oggi prima della pausa estiva. Tuttavia, il ritardo nella scelta del propulsore prima dell’inizio di stagione ha iniziato a farsi sentire sempre di più negli ultimi appuntamenti, ma Daniil non dispera:
Ora dinanzi a noi abbiamo tre o quattro gare in cui potremo dimostrare il nostro potenziale perchè le caratteristiche dei tracciati si adattano bene alla nostra monoposto. Certo non sarà facile, ma cercheremo anche di divertirci.
L’ex pilota Red Bull cerca di razionalizzare l’accaduto, ma non nasconde il peso che ancora sente dentro di sè per il traumatico passaggio avvenuto in stagione:
Ovviamente la Red Bull ha ancora una grande influenza nei miei confronti. La Formula 1 è uno sport dove tutto può accadere. Continuo a pensare che sto perfezionando il mio potenziale, quindi va abbastanza bene per me, in fondo. Cerco di godermi il lavoro ogni volta che scendo in pista. Sono in grado di rimanere concentrato, sono in grado di lavorare bene con i miei ingegneri e crediamo che riusciremo ad avvicinarci sempre di più ai limiti della vettura. Finora i miei migliori week-end di gara sono stati a Baku ed a Monaco, spero di poter replicare performance simili sul tracciato di Singapore.