30 luglio 2014 – Ritratto numero 25 della serie dedicata ai personaggi che hanno scritto la storia della Formula 1 e in questa puntata il protagonista non è uno, bensì due, legati da un rapoporto molto stretto e molto particolare: sono infatti un padre e un figlio legati da un destino: essere i più veloci del mondo. L’unica dinastia che vanta un padre e un figlio campioni del mondo di Formula 1, Graham e Damon Hill.
Entrambi appassionati di motociclette ed entrambi piloti, con Graham che tenta praticamente subito il salto nelle 4 ruote, esordendo nella F.3 inglese, grazie a un annuncio pubblicitarioche offriva un test al prezzo di 5 sterline da parte del Universasl Racing Motor Club e da lì entrò nella serie, con la Cooper. Ma fu la Lotus a fargli fare il salto di qualità, ingaggiandolo prima come meccanico e poi come pilota, e in poco tempo il giovane Graham bruciò le tappe arrivando in Formula 1 nel 1958 su una Cooper. Di lì a poco e arrivò il passagio alla BRM. L’ersordio non fu molto felice, in due anni raccoglierà solo un podio e qualche arrivo a punti. Ma il 1962 è l’anno della svolt: grazie alla P57 con il nuovo V8 Hill si imporrà sugli avversari, con 4 vittorie che gli regaleranno il primo titolo mondiale. Hill mette così la prima pietra su quella che diventerà una carriera leggendaria.
Negli anni successivi, la BRM di Hill si rivela una monoposto competitiva, con l’inglese che centra 3 secondi posti consecutivi. Nel frattempo, Hill si prepara anche alla sfida americana, nella gara più veloce del mondo, la 500 Miglia di Indianapolis. Sarà il periodo in cui i piloti e i team inglesi invaderanno letteralmente la gara americana, con i successi di Clark e, appunto, Hill, che si aggiudicherà la gara nel 1966.
L’inglese a questo punmto passa alla Lotus, voluto da Colin Chapman per testare la nuova 49, monoposto che prenderà il via alla fine del 1967. La Lotus dovrà fronteggaire, suo malgrado, i decessi di Clark e Spence, ma a tenere alto il nome della Lotus ci pensa proprio Graham Hill, che si aggiudicherà il secondo titolo. Vince 4 gare e con 48 punti si aggiudica il suo secondo titolo. Il rapporto con la Lotus l’anno succssivo gli riserva una brutta sorpresa: nel Gran Prwemio degli Stati Uniti ebbe un terribile incidente che gli costerà la frattura delle gambe e la brusca interruizione della carriera. Ma il suo recupero ha quasi dell’incredibile, visto che Chapman non credette ai suoi occhi quando lo vide arrivare a punti con la Lotus 72 all’esordio in Sudafrica. Dopo altri due arrivi a punti, la cariera di Graham in Formula 1 sembra giunta al capolinea, visto che anche l’approdo in Brabham sarà avaro di soddisfazioni.
Hill si dedica quindi alle ruote coperte e nell’anno che di fatton chiude la sua carriera in Formula 1, il 1972, Hill si aggiudica insieme a Henri Pescarolo la 24 Ore di Le Mans, entrando nella storia come unico pilota ad aggiudicarsi la Triple Crown, ossia il Mondiale di Formula 1, la 500 Miglia di Indianapolis e la 24 Ore di Le Mans, oltre ad aver vinto per 5 volte il Gran Premio di Montecarlo. E proprio da qui partirà nel 1973 la sua avventura da costruttore, dandfo vita alla Embassy-Hill, che tra gli altri verrà guidata dallo stesso Graham e raccoglierà pochi punti. Il fuoriclasse inglese, dopo aver corso tutta la stagione 1974, si concederà un’ultima presenza sulla pista che tanto amava, Montecarlo, non riuscendo a qualificarsi. Dopo quella gara lascerà il volante a Tony Brise e continuerà a seguirlo da manager, insieme ad Alan Jones. Unn terribile destino, però, si abbatterà su Graham e sul team: il 29 novembre del 1975, infatti, lui, il suo compagno Tony Brise, il progettista Andy Smallmas oltre ai meccanici Terry Richards e Tony Alcock perderanno la vita a seguito di un inmcidente aereo mentre stavano tornando da un test sul circuito del Paul Ricard, in cui il velivolo si è infilato in un albero e ha preso fuoco, interrompendo per sempre la vita di un fuoriclasse dell’automobilismo e il suo sogno di far vincere anche una propria vettura.
La sua pesantissima eredità viene racciolta da quello che all’epoca era un giovanissimo membro del team Embassy, il figlio Damon Graham Devereux, che come il padre inizierà negli anni 1980 la sua carriera in sella alle moto. Ma ben presto anche lui scopre che il suo destino sarà quello di seguire il padre sulle 4 ruote e godrà dell’appoggio di diversi osservatori speciali, a iniziare da Eddie Jordan, che lo farà debuttare in Formula Ford e nella Formula 3 inglese, dove non otterrà grandi risultati (vincerà 3 gare in quest’ultima categoria) ma si farà notare da altri addettti ai lavori, tra cui l0’uomo che cambierà la sua carriera: Sir Frank Williams. Infatti, pur non risultando un vincente, la coppia Williams-Head lo sceglierà mentre disputa il campionato di Formula 3000 soprattutto per la sua “feroce determinazione interiore” e lo stesso manager inglese lo definirà un “ostinato bastardo”. E infatti, nel 1991 sarà lui a intraprendere, insieme a Mansell e Patrese, il lavoro di sviluppo della FW14, che porterà il Leone d’Inghilterra a sfiorare il titolo mondiale. Ma questa, come si sa, è solo l’anteprima del grande dominio del 1992, con la Williams che vince 11 gare su 16 e onquista 15 pole position. Williams apprezza molto le doti da tester di Damon e oltre ai collaudi appoggia il suo debutto da titolare alla Brabham (il team dove aveva concluso la carriera il padre Graham), dove soffierà il posto a Giovanna Amati, che non si era qualificata per le prime 3 gare. Damon vivrà una stagione particolarmente travagliata che in Gran Bretagna avrà un sussulto, con la qualificazione raggiunta proprio da lui nel momento in cui Eric Van de Poele non prende parte alle prove e termina sedicesimo. In Ungheria si qualificherà di nuovo, concludendo undicesimo, ma poi l’avventura della Brabham finirà mestamente prima del termine della stagione.
Damon proseguirà il suo grande lavoro da tester in Williams, che verrà apprezzato dallo stato maggiore del team di Didcot e nel 1993 viene promosso a titolare al fianco di un fuoriclasse: Alain Prost. Una mossa quasi inaspettata, che arriva grazie all’abbandono di Riccardo Patrese, accasatosi alla Benetton, e qui, per volere di Alain Prost, gareggerà con un nunero che lo contrassegnerà nei primji anni della carriera, lo 0. Damon sembra voler dimostrare da pilota che tutto quanto di buono ha fatto vedere da collaudatore non era casuale, e infatti arrivano due secondi posti in Brasile e nella gara leggendaria di Ayrton Senna, a Donington. Arriveranno altri risultati e altri podi, fino all’Ungheria, dove coglierà la prima vittoria, seguita subito da altri due successi a Spa e Monza. Ma Damon non potrà nulla contro la furiosa rimonta di Senna, che con una McLaren inferiore si piazzerà al secondo posto, tra Prost e Hill.
Il 1994 è una stagione strana: parte con Hill secondo di Senna, che infila due pole position, ma in gara è costretto a ritirarsi e Damon raccoglierà un secondo posto in Brasile. La tragedia di Imola lo costringe a diventare prima guida e Damon non si tira indietro, vincendo in Spagna e a Silverstone oltre che approfittando deklla squalifica di Schumacher. L’epilogo però sarà molto sfortunato, con Damon che sarà costretto ad abbandonare la gara nell’incidente che consegnerà il titolo a Schumacher, in una stagione segnata da molti veleni. Damon è sulla graticola, come Newey si sente osservato e nell’occhio del ciclone (verrà soprannominato “Captain Zero”), tant’è che nel 1995 dopo un brillante avvio di stagione commette alcuni errori che consegnano a Schumacher il secondo titolo vinto a mani basse, come gli incidenti di Silverstone e Monza.
Dasmon ormai sembra sul piede di partenza, tant’pè che Williams investe su un nome nuovo, quello di Jacques Villeneuve, il figlio del grande Gilles, che va forte già subito e mette molta pressione a Hill sin dalla prima gara di Melbourne, tant’è che i due saranno acerrimi rivali nella stessa squadra. In Ungheria, pista cara a Damon, a vincere sarà proprio il canadese, che scaverà una crisi profonda nel rapporto tra i due. Ma alla fine a spuntarla sarà Dsmon Hill, che grazie anche al ritiro di Jacques a Suzuka, conquisterà il suio unico Mondiale, 26 anni dopo l’ultimo trionfo di papà Graham. E’ l’unica volta nella storia in cui un padre e un figlio vincono il Mondiale di Formula 1.
La Williams però gli riserva una brutta sorpresa, licenziandolo a fine stagione e Damon porterà il suo numero 1 alla Arrows. L’avventura, come prevedibile, è completamente diversa rispetto a quella della Williams, Damon naviga tra mille difficoltà, ma nonostante questo è autore anche di prestazioni di rilievo, tra cui spicca certamente il secondo posto dell’Hungaroring, ancora una volta dietro a Jacques Villeneuve. Questa volta il sapore è molto diverso dalla stagione oprecedente perchè il vincitore morale della gara è Hill, che compie una vera e propria impresa e viene fermato dal cambio bloccato in terza all’ultimo giro.
L’anno successivo, Damon torna alle origini: a volerlo sarà il suo talent-scout Eddie Jordan. Il team stenta a decollare, nè lui nè il compagno Ralf Schumacher si faranno valere nella prima parte di stagione, ma da Silverstone in poi le cose iniziano a cambiare e in Belgio succede quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: Hill alla ripartenza si invola in testa al gruppo, comandas per alcuni giri e poi viene superato da Michael Schumacher. Sembra che il tedesco ne abbia sicyuramente di più e Hill potrebbe accontentarsi del secondo posto, fino a che arriva sulla strada di Schumacher la McLaren di David Coulthard, che a sorpresa lo mette fuori gioco. Damon è incredibilmente in testa e grazie all’ordine di non superarlo impartito al compagno Ralf Schumacher vince la sua ultima gara in Formula 1, che coincide con la prima vittoria, anzi l’unica doppietta, della storia della Jordan. Inizia qui la metamorfosi del team inglese, che nel 1999 punterà anche, con Frentzen, al Mondiale. Alla rincorsa, però, non pateciperà purtroppo Hill, che raccoglierà pochi punti e decide così di ritirarsi dalla Formula 1.
Il riconoscimento più prestigioso arriva nel 2006, quando verrà nominato presidente del British Racing Drivers Club, succedendo a Sir Stirling Moss (con cui condivide giorno e mese di nascita). Damon però non ha smesso certo di essere pilota, avendo testato nel 2005 la monoposto che ha dato vita alla GP2 ed è stato in procinto anche di gareggiare nella serie a ruote coperte Superstars. Durante la presidenza del BRDC, Hill si è prodigato per mantenere a Silverstone il Gran Premio di Gran Bretagna, dopo che diverse voci davano per certo il trasferimento a Donington
Dopo Graham e Damon sarebbe stata la volta di un altro Hill di seguire le orme di famiglia, con il tipico disegno dei remi del Circolo del Canottagglio di Cambridge sulla calotta del casco, ma il giovane Josh, dopo alcuni risultati interessanti, ha decisoi di seguirer il padre ma in un’altra carriera, quella musicale. Chiudendo, forse per sempre, la possibilità che 3 distinte generazioni di una stessa famiglia possano ambire al massimo traguardo del’automobilismo sportivo.