F1 | Imola 1981: gli azzardi di Gilles

Complice la pioggia, nel 1981 Gilles Villeneuve rischiò di vincere a Imola nonostante non fosse accreditato per la vittoria. Lui e la Ferrari provarono l'azzardo strategico sotto la pioggia ma non pagò.

Gilles Villeneuve, GP San Marino 1981, Imola #ImolaGP

Il primo GP di San Marino fu disputato a Imola – all’Autodromo Dino Ferrari – nel 1981, iniziando cosi una tradizione che sarebbe continuata fino al 2006 (per poi essere ripresa, in tempo di Covid-19, dal 2020 e che continua ancora oggi). 

In quell’edizione la corsa fu teatro di diverse polemiche sulla regolarità della Brabham di Nelson Piquet, dotata dei correttori d’assetto. Alla fine della stagione precedente, l’elevato numero d incidenti spinse la FIA ad eliminare le minigonne dalle vetture di F1.

Questa modifica era volta a far diminuire la velocita di percorrenza nelle curve. Il geniale progettista della Brabham, Gordon Murray escogitò un sistema col quale alle verifiche la vettura risultava alta fino ai regolamentari 6 cm (misurati da terra) mentre in corsa la stessa di abbassava fino a ricreare, di fatto, l’effetto suolo eliminato.

Gilles Villeneuve – Didier Pironi, Ferrari, San Marino, Imola, 1981

L’aspetto legalitario interferì parecchio con l’andamento della manifestazione. Le qualifiche del venerdi iniziarono con tre ore di ritardo sul programma stabilito e, nonostante il ritardo, il pubblico, per niente spazientito, continuava ad inneggiare alla Ferrari, quasi una religione laica in Emilia Romagna. Le prove si disputarono e la griglia provvisoria vide Renè Arnoux con la Renaut e Gilles Villeneuve con la Ferrari spiccare i migliori tempi. Terzo, più staccato, proprio Nelson Piquet e la sua Brabham.

L’impresa era nell’aria. Il pubblico affluì numeroso e complice l’ennesima modifica-miracolo del compianto ingegner Mauro Forghieri (ovvero un distanziale di 15 cm che rese il passo della vettura più ed adattabile alla pista), Gilles Villeneuve fece segnare un tempo che gli valse la sua seconda e ultima pole position.

Gilles e la Ferrari avevano quindi riscaldato il pubblico infreddolito per il meteo inclemente e si preparavano a vivere il GP della domenica da protagonisti, come non accadeva ormai da quasi due anni.

Il giorno della gara la pioggia aveva scompigliato le carte e i piani. L’unico tranquillo pareva proprio il canadese. Noi tifosi sapevamo che l’acqua non sarebbe stata un problema, anzi lo avrebbe avvantaggiato: e infatti fu così.

Alla partenza la Ferrari turbo, solitamente lenta per effetto proprio del motore con la turbina, sembrava un airone per il come riuscì a involarsi davanti a tutti. Al Tamburello Carlos Reutemann provò a forzare la posizione su Villeneuve ma il canadese era di una pasta diversa e, tenuto giù il piede, obbligò l’argentino a desistere avvantaggiando il proprio compagno Didier Pironi che, alla staccata della Tosa, si ritrovò secondo. Non aveva ancora velleità strane, quasi sentisse che il suo momento non fosse ancora arrivato.

L’urlo della Ferrari turbo è sopito dal tifo del pubblico esaltato da tanto spettacolo, Erano due anni che le rosse non sembravano cosi forti, e il canadese li davanti sembrava essere particolarmente a suo agio. Al quindicesimo giro, Gilles azzardò, la sua sensibilità lo portò a sentire l’asfalto asciugarsi e, anticipando tutti, entrò ai box a montare le gomme d’asciutto. La Ferrari numero 27, stabilmente al comando, uscì al decimo posto, ma se l’azzardo fosse riuscito, si sarebbe ritrovato al comando in pochi giri. Nonostante fosse decimo su un asfalto umido, Gilles entrava in curva accelerando in uscita come una macchina da rally. In testa vi era l’altra rossa, quella di Pironi, che sembrava, pian piano, potersi impossessare della corsa.

Per il pubblico quella Rossa davanti dava gioia, quella di Gilles esaltava ma solo per pochi giri. Un nuovo scroscio di pioggia ammutolì il pubblico e vanificò gli sforzi del canadese che, indomito si rituffò nei box a montare le rain. Gara persa? Forse. Pironi davanti cominciò a rallentare, i teleobiettivi delle macchine fotografiche furono i primi testimoni visivi che un particolare della macchina stava cominciando a staccarsi. Una bandella (non chiamiamole minigonne, la ragion di stato le aveva abolite) pian piano che andava staccandosi faceva abbandonare ogni speranza di vincere la corsa. Gilles, dietro, dava spettacolo misurandosi con avversari che la sua Ferrari la vedevano solo nei doppiaggi. Il ferrarista riesce a recuperare fino a quando le orecchie esperte degli spettatori alla Tosa, si accorsero che le cambiate mutavano in ritmo e suono. Villeneuve era quinto, sembrava quasi una vittoria, ma non potè far niente per contenere la McLaren di Andrea De Cesaris che di slancio lo riuscì a passarlo lasciando la rossa impotente a guardarlo andar via su per la salita della curva della passione.

Mentre Pironi rallentava per non perdere definitivamente la bandella (perdendo così anche la vittoria del Gran Premio), Gilles cercò di continuare ma con un ritmo talmente claudicante da relegarlo al settimo posto finale.

Pironi quinto e Villeneuve settimo fu dunque il risultato finale di una corsa che agli inizi aveva dato ben altre speranze. Il pubblico masticò amaro ma Gilles e la Ferrari dimostrarono che stavano arrivando e nelle interviste post gara il canadese si lamentò semplicemente della mancanza di fortuna, dando appuntamento al pubblico per l’anno prossimo perchè in cuor suo sapeva di poter vincere li, su quell’asfalto.

In effetti avrà ragione. Un anno dopo metterà le basi per diventare un mito.