Australia, Melbourne. Siamo all’alba della stagione 1997 e per il tracciato dello Stato della Victoria è la seconda apparizione di sempre nel circus della F1. La regina del GP d’Australia – rivelatasi poi anche regina della intera stagione – fu senza dubbio la Williams FW19.
Fino ad oggi, questa è stata l’ultima Williams a conquistare entrambi i titoli e, fedele alla filosofia del compianto patron Frank, la superiorità di questa macchina fu tale che i piloti risultarono essere solo degli optional.
La vera star della squadra quindi non era un pilota, come nel caso della Ferrari (con Michael Schumacher) bensì un progettista: Adrian Newey. Lui, sempre lui, che dal 1990 fino al 1996 diede alla scuderia di Grove delle monoposto non sempre bellissime ma di sicuro potenziale vincente.
Attirato dalle sirene Mercedes, il progettista più veloce della F1 di quell’epoca non tardò ad accasarsi in McLaren-Mercedes e cominciare, proprio dal 1997, a creare un ciclo vincente che solo la Ferrari più vincente riuscì ad interrompere.
Ma torniamo alla FW19. La vettura era sostanzialmente un evoluzione di quella vincente del 1996 col propulsore Renault 10 cilindri potenziato che arrivava a sviluppare fino a 750 cv grazie alla supervisione dell’ingegnere, ex Ferrari, Jean Jacques His.
La supremazia della macchina fu costante. Solo Schumacher con la sua Ferrari F310B riuscì a contrastare lo strapotere della scuderia inglese anche grazie a qualche svarione dei propri piloti. La conquista del titolo con una gara d’anticipo da parte della Williams fece entrare la scuderia inglese nel novero della grandi squadra. In venti stagioni, infatti, il titolo del 1997 fu il nono, equiparando questo filotto di successi a quello della Ferrari.
Purtroppo l’aver perso il suo tecnico di punta e, non da meno, la salute del patron Frank che cominciava a vacillare, questi fattori permisero di iniziare un processo lento ma costante che fece precipitare la scuderia nell’incubo delle ultime posizioni in griglia. Il resto è storia recente.