F1 | Mazepin lancia “We compete as one” e alla Haas torna Magnussen

nikita mazepin

Maezpin è passato al contrattacco e con lui l’azienda del padre, la Uralkali, che hanno già fatto sapere la volontà di intraprendere azioni legali nei confronti della Haas.

Sotto accusa proprio il licenziamento del pilota russo, avvenuto senza una apparente ragione legale e solo per motivi politici, legati agli scenari di guerra tra Russia e Ucraina.

“La nostra società considera irragionevole la decisione della squadra e ritiene che lo sport debba essere libero dalla politica e dalle pressioni di fattori esterni.

Alla luce di quanto elencato, Uralkali intende tutelare i propri interessi in linea con le procedure legali applicabili e si riserva il diritto di avviare procedimenti giudiziari, richiedere il risarcimento dei danni e chiedere il rimborso degli importi significativi che Uralkali aveva già pagato per la stagione di Formula 1 2022.

Poiché la maggior parte del finanziamento della sponsorizzazione per la stagione 2022 è già stata trasferita alla Haas e dato che il team ha risolto il contratto di sponsorizzazione prima della prima gara della stagione 2022, Haas non ha quindi adempiuto ai suoi obblighi nei confronti di Uralkali per questo campionato. Uralkali chiederà il rimborso immediato delle somme già ricevute da Haas. I soldi del rimborso di Haas e la parte rimanente del finanziamento dello sponsor di Uralkali per il 2022 verranno utilizzati per creare la fondazione We Compete As One in supporto degli atleti“.

Si tratta di una fondazione in chiara contrapposizione alla scelta della Federazione, che aveva coniato lo slogan “We Race As One”, a sostegno dei piloti russi e bieklorussi ai quali sarà impedito di gareggiare se non con bandiera neutrale. A farne le spese è stato Daniil Kvyat, che ha derciso di non correre con bandiera neutrale, costringendo tra l’altro il proprio team a non correre nel WEC.

Il comunicato della Uralkali segue le parole di Mazepin, che vive il licenziamento come una profonda ingiustizia:

Ho perso il sogno per cui ho lavorato per 18 anni. Dopo la decisione della Federazione di non escludere gli atleti russi ho sperato di poter continuare a correre in F1, ma poi tutto è cambiato e mi sono ritrovato fuori. Non ci sono ragioni legali per chiudere il contratto, penso che avrei meritato più supporto dal team”.

Parole che a parere di chi scrive sono totalmente condivisibili e che fanno il paio proprio con quelle di Kvyat, secondo cui i piloti non hanno colpe per quello che succede a livello politico. Ma siccome la figura di Mazepin è particolarmente scomoda (tant’è vero che padre e figlio sono ritenuti sanzionabili da parte dell’Unione Europea) si sono cercate tutte le possibili vie per allontanarlo, salvo poi fare i conti con le inevitabili ripercussioni legate a questa scelta.

A questo si è aggiunto il fatto che oltre  Helmut Marko anche Toto Wolff ha manifestato il suo appoggio per Mazepin, che ha ritenuto come il pilota russo non potesse essere escluso solo per loa sua nazionalità e chem, quindi, meritasse il sedile.

La situaziione Haas ha subito un’evoluzione incredibilmente positiva con il ritorno di Kevin Magnussen, un altro pilota che certamente non le manda a dire, passano dall’ultima fila alla prima durante i test e centrando la top ten durante le prime qwualifiche della stagione. Saebbero sufficienti le sole abilità del danese a cambiare i risultati della Haas trascinandosi dietro anche Mick Schumacher? A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca…