F1 | Lauda contro i suoi demoni

A due anni dalla scomparsa di Niki Lauda, omaggiamo il grande pilota austriaco e tre-volte campione del mondo di F1.

 

Il 1976 si presenta come la continuazione del 1975, ovvero un altro anno all’insegna di Lauda e della Ferrari. Nelle mani dell’austriaco la macchina italiana pare imbattibile e solo il destino può impedire al binomio rosso di conquistare il titolo.

E il destino non si fa attendere. Il 19 aprile, mentre è nella sua casa di Salisburgo. Lauda comincia a incontrare i suoi demoni. Ha un incidente col trattore o forse una moto da cross – non è mai stato precisato – le cui conseguenze gli rendono quasi impossibile la partecipazione al Gran Premio di Spagna.


Fino ad agosto sembra che l’episodio spagnolo sia solo stato un caso. Ma il primo giorno di quel mese, mentre è in corso il famoso Gran Premio di Germania al Nurburgring (quello vecchio, il Nordschleife) ecco ritornare i demoni.


Alla partenza della corsa, l’asso austriaco non brilla, Effettua una pessima partenza forse per l’asfalto bagnato e durante il primo giro, lunghissimo, si rende conto che in certi punti la pista va asciugandosi. Cosi prende la via dei box.


Messe le gomme slick, la Ferrari e Lauda, escono a tutta velocità quando all’undicesimo kilometro la Ferrari sbanda, prima a sinistra poi a destra, rimane ferma in mezzo alla pista e non può essere evitata dalle macchine di Ertl e Lunger. La vettura prende fuoco e si trasforma in un rogo.

 

Nella rossa infuocata sembra apparire il fantasma di Williamson che non lascia l’austriaco al suo destino. Miracolosamente Merzario si ferma, slaccia le cinture e si precipita nel cockpit infuocato.


L’austriaco è vivo ma ha inalato gas tossici che mettono in serio pericolo la propria vita. Merzario, capita la situazione, non fatica a liberare l’austriaco dalle cinture – l’italiano era l’unico a conoscere come aprire la chiusura delle cinture della Ferrari – cosi che lo estrae e comincia a rianimarlo.


I soccorsi non tardano ad arrivare. Si porta Lauda all’ospedale dove i medici, viste le condizioni gravi, ritengono di chiamare un sacerdote per amministrargli l’estrema unzione. L’austriaco morente torna alla vita, la sua volontà e la sua forte fibra, hanno la meglio sul destino e 37 giorni dopo riappare a Fiorano a reclamare quanto gli spetta di diritto: la sua Ferrari numero 1.


Le fotografie si sprecano, il volto deturpato dalle fiamme diventano il suo marchio di fabbrica e il casco intriso di sangue lo stigmatizzano quale eroe della F1 moderna.


A Monza, dopo un avvio lento, si piazza quarto e fino al Giappone tiene vive le speranza di conquistare il titolo.


In Giappone il pilota computer fa tilt sotto una pioggia torrenziale. Forse ingannato da un proposito di annullamento della gara, parte contro voglia e già al secondo giro si ferma ai box ritirandosi e spaventato dalle condizioni critiche della pista. Nel giorno della sconfitta del pilota, l’uomo Lauda esce più forte che mai: ha avuto il coraggio più grande, quello di ammettere di aver avuto paura.


Da quel 1 agosto il Nurburgring, nella sua conformazione originale, non vedrà più il circus mentre Niki Lauda entrerà nel cuore di tutti… almeno fino al 1977.