F1 | 2021: Aston Martin si ispirerà a Mercedes, Alpha Tauri a Red Bull.

Aston Martin F1 Cognizant

Racing Point (o forse sarebbe meglio già chiamarla Aston Martin) continuerà anche nel 2021 ad ispirare la propria vettura a quella della scuderia Mercedes da cui già nel 2020 ha tratto qualcosa più di uno spunto. Alpha Tauri si allinea a questa scelta e si ispira alla Red Bull RB16. Possiamo chiamarla “la Guerra dei Cloni”?

Andrew Green – Racing Point

Il direttore tecnico della Racing Point Andrew Green, ha dichiarato in questi giorni che nel progetto Aston Martin 2021 è in atto un aggiornamento dell’intero retrotreno che rispecchierà il design dell’attuale Mercedes W11.

“Ciò che stiamo progettando per l’auto del prossimo anno” ha dichiarato il tecnico inglese” è un aggiornamento alla sospensione del 2020, non è un aggiornamento al 2021. Del resto oggi stiamo correndo con quella del 2019. Quello che vogliono fare è penalizzarci e farci continuare a gestire parti di due anni piuttosto che permetterci di aggiornarle. Non è che stiamo ottenendo un vantaggio portando parti 2021 alla macchina. Si tratta solo di portare gli aggiornamenti allo stesso livello che gli altri hanno ora. Niente di più.”

Anche AlphaTauri, come già annunciato da Helmut Marko, farà lo stesso attingendo alle soluzioni che la Red Bull ha omologato sulle RB16.

La dichiarazione di Green, ha scatenato non poche contestazioni visti i precedenti di quest’anno, che hanno coinvolto la RP20 in una controversia sfociata nella penalità inflitta dalla FIA al team di Silverstone.

In realtà l’intenzione di Lawrence Stroll (patron del team Aston Martin in F1) e dei suoi tecnici, sembra più quella di risparmiare del tutto i due token dedicati allo sviluppo del retrotreno della vettura 2021, utilizzando i gettoni su altre parti della vettura.

Il regolamento FIA infatti, posticipando le monoposto a effetto suolo al 2022 e mantenendo in vita le F1 di quest’anno nel 2021, ha introdotto questo sistema di gettoni. Esso consente lo sviluppo delle singole vetture nelle cosiddette “aree deboli”, visto il congelamento delle norme varato per ridurre i costi.

Questo provvedimento permetterebbe a team come Racing Point e AlphaTauri di aggiornare le loro monoposto ferme allo sviluppo 2019, con parti originali 2020.

E senza pagare i due token che, invece, tutti gli altri saranno costretti ad utilizzare.

È qui che nasce il forte contrasto con gli altri team del campionato di F1. In particolare con Haas e Alfa Romeo motorizzate Ferrari che utilizzano già oggi parti 2020 montate sulla SF1000 alle quali si applica il “congelamento”.

MATTIA BINOTTO – GP BELGIO F1/2020 
credit: @Scuderia Ferrari Press Office

La Ferrari in tal senso considera scorretta la norma che permette lo sviluppo delle vetture satellite di Mercedes e Red Bull che, invece, sarebbero congelate.

“La stagione con soli due gettoni – ha spiegato Mattia Binotto – deve essere uguale per tutti. Così si creano delle disparità nello sviluppo e questo è ingiusto”.

Alle dichiarazioni di dissenso del team principal Ferrari si erano uniti, la scorsa estate, anche Marcin Budkowsky, team executive director di Renault F1 ed il team principal di McLaren Andreas Seidl.

Nonostante la norma sia stata discussa con gli organi federali, a tutt’oggi sembra non ci siano stati cambiamenti di alcun tipo nel riferimento normativo, ed Andy Green ritiene che tutto possa rientrare.

“Le regole ci permettono di aggiornare la macchina e lo stiamo facendo nel pieno rispetto delle norme FIA. Per come sono state scritte ci consentono di aggiornare le monoposto alle specifiche 2020. Penso che sia una scelta giusta che ci permette di portare la nostra macchina alle specifiche degli altri”.

Sarà la F1 dei “cloni”?

La conseguenza diretta dell’applicazione di una norma così controversa potrebbe rivelarsi in futuro la proliferazione di una miriade di team clienti “cloni” delle squadre di punta in F1.

Un metodo che permetterebbe ad alcuni di ridurre notevolmente costi di progettazione e realizzazione delle vetture. Naturalmente in nome del tanto decantato “Budget Cap” al quale la FIA sta affidando il destino della massima Formula.

La progressiva (ed affannosa) riduzione dei costi è il mantra della nuova F1. Ma in un ambiente come quello dell’automobilismo al massimo della sua espressione così come sarà applicato potrebbe non rivelarsi totalmente efficace.

concept della Aston Martin 2022

Questo in particolare nell’ ottica dei cambiamenti regolamentari che la attendono all’ alba della rivoluzione 2022.

Molti dei team minori potrebbero risalire dal fondo della classifica, e nuovi marchi potrebbero avvicinarsi alla F1 a seguito della riduzione dei costi di partecipazione. Ma sarebbe veramente così?

L’omologazione tra le vetture trasformerebbe i vari team semplicemente in espositori di sponsor; senza che nulla di nuovo possa scaturire dai campi di gara, né per la produzione di serie né per lo sport.

È una soluzione che potrebbe non rivelarsi la panacea ai guai del Circus.

Il DNA della F1 è un mix di ricerca, lavoro e innovazione che in uno scenario di questa portata non potrebbe esprimere al massimo nessuna di queste attività.

Permettere tutto questo significherebbe appiattire la F1 e non renderla appetibile all’ arrivo di nuovi capitali e di nuovi spettatori.

E tutto questo in un contesto di crisi come quello in cui la F1 sta vivendo potrebbe arrivare prima di quanto pensiamo.