F1 | Imola 1989: “Il salvataggio di Berger oggi non sarebbe possibile”

Ospite della puntata 218 di Pit Talk il Vicepresidente e direttore tecnico della CEA squadra corse Fabio Nobis. Una parentesi storica per rivivere i momenti dei soccorsi che hanno salvato la vita a Gerard Berger ad Imola nel 1989.

| di Alessandro Francese

Imola, 23 aprile 1989. GP di San Marino. La Ferrari guidata da Gerard Berger esce di strada al tamburello. Non prova nemmeno a fare la curva. Per via di un cedimento strutturale da vettura si trova privata del carico aerodinamico e non può curvare. L’impatto con il muro è violentissimo. La Ferrari si disintegra in una nuvola di pezzi e polvere, un testacoda e si ferma. Un attimo soltanto ed esplode, viene avvolta dalle fiamme con all’interno il pilota .

Con noi oggi Fabio Nobis, direttore tecnico della Squadra Corse CEA, rivive quei momenti difficili.

“L’intervento di soccorso è stato efficace perché super tempestivo. Il pilota era all’interno della macchina. Vederlo dentro alle fiamme fa venire un istinto di portare sicurezza e salvezza. Per quello specifico caso i secondi erano fondamentali. In un’altra situazione, con una macchina che si ferma in pista, metterci cinque secondi o cinque minuti non cambia nulla per la sicurezza del pilota.”

Rivedendo le immagini stupisce la celerità con cui la Alfa 75 della CEA raggiunge la Ferrari in fiamme mentre ancora sopraggiungono le altre monoposto in gara. Una grande prova di coraggio, una circostanza oggi impossibile per via degli odierni protocolli d’intervento.

“Allora le procedure prevedevano la nostra discrezionalità per operare il quelle situazioni. Oggi le procedure sono diverse. Ci obbligano a dover sottostare agli ordini del direttore di gara. Dopo il caso Bianchi le procedure sono ancora logicamente cambiate. In quel frangente, tornando all’incidente di Berger, se ci avessimo messo anziché pochi secondi ma alcuni minuti – ad esempio rispettando le procedure odierne – non so come sarebbe andata a finire…”

In pratica da questo punto di vista, con il fuoco a bordo, forse possiamo asserire che era meglio allora rispetto ad oggi.

 

Quante persone della CEA sono presenti in un GP?

“Secondo il programma del 2019 80 specialisti. Anni addietro erano di più. Si cerca di dare la maggior sicurezza possibile a tutti gli addetti ai lavori a bordo pista. In una situazione di pericolo e rischio come quella del 1989 oggi con le attuali procedure credo non sia possibile garantire il medesimo tempo di intervento.”

“Gli uomini intervenuti quel giorno a piedi distavano 60 metri dal punto dell’incidente. Arrivarono in 14 secondi. Ci avessero messo di più la temperatura del fuoco sarebbe stata più alta, con maggior calore ci sarebbe voluto maggior tempo per spegnere l’incendio”.

“Mettere tanta gente in pista senza che questi abbiano adeguata formazione è sbagliato. Aumenti il rischio che l’intervento non vada a buon fine. E’ logico che concentrare personale estinguente in meno punti porta ad avere dei tempi d’intervento diversi.”