Talento e fortuna, anche questa è Formula 1

Talento e fortuna: componenti indispensabili per vincere in Formula 1.

Il recente Gran Premio d’Australia con la vittoria di Vettel e della Ferrari, ha risvegliato l’entusiasmo e le speranze degli appassionati italiani, Vettel con la sua Ferrari infradito ha battuto l’eterno rivale Hamilton grazie a una circostanza fortunosa che ha permesso alla squadra italiana di ribaltare in pista il risultato delle qualifiche.
Nella storia del nostro sport di vittorie in cui è stata necessaria la fortuna, ma che sottintedono comunque l’abilità del pilota, sono state numerose ma quella che ricordiamo volentieri e’ quella del Gran Premio del Sud Africa del 1971.

In quella gara la Ferrari portò una 312b evoluzione e tre piloti di sicuro talento: il vicecampione del mondo Ickx, il grintoso Regazzoni e la promessa americana Andretti.
Durante le qualifiche Regazzoni si mise subito in luce tanto da conquistare la prima fila e candidarsi per la vittoria.
Clay allo start brucia tutti, una partenza alla Clark, ma la sua leadership dura poco, un po’ l’altitudine che penalizza il V12 boxer un po’ il telaio non del tutto bilanciato, non permettono al ticinese di difendersi dal ritorno di Hulme con la Mclaren.
Il neozelandese, passata la Ferrari, in testa guida con scioltezza guadagnando metri fondamentali: intanto al secondo posto risalte Andretti e al muretto Ferrari si è consci che la gara ormai ha assunto la sua fisionomia definitiva.
Memore della vittoria a Sebring del 1970, dove con la Ferrari sport, rimontò e vinse, l’italmoamericano comincia a sfruttare al meglio la propria Ferrari, facendo cantare il suo motore come il miglior tenore e guidando di traverso nelle varie curve. La classe di Andretti è immensa e Hulme, sempre in testa, comincia a sentire la pressione dell’americano e forza l’andatura. La distanza tra le due macchine sembra incolmabile, ma Hulme risponde all’americano con giri veloci e prenendosi rischi eccessivi. Forse l’eccessiva pressione, forse il Dio delle corse, ecco Hulme mettere fuori dalla striscia d’asfato due ruote e raccogliere polvere tale da ridurre le prestazioni del proprio motore. Proprio mentre il neozelandese combatte con la propria macchina Andretti lo supera andando a prendersi la testa della corsa e continuando a tirare legittimando una vittoria quasi insperata.
Certo Andretti riuscì ad avere aiuto dalla fortuna grazie alla dissennata gestione di Hulme, in quanto in condizioni normali non lo avrebbe preso. A quel punto dopo il sorpasso, si assestò in seconda posizione Stewart che, memore dei motori rotti in prova, decise di accontentarsi del secondo posto e portare dei punti utili per la classifica.
Forghieri ai box accoglie la vittoria come una grazia ricevuta e durante la solita telefonata con Ferrari non fece trasparire gioia per il successo, tanto che il Drake dovette rimproverarlo dicendogli se si era dimenticato che era pagato dalla scuderia emiliana.
La vittoria aiutata dalla fortuna di Andretti non ha sicuramente appannato la prima affermazione del campione dei due mondi.