Monza, la casa dei tifosi italiani, la casa della Ferrari, la casa dei trionfi, ma anche la casa dei piloti che hanno contribuito a tingere questo circuito dei colori della passione. Ce ne sono stati tanti, ma uno di questi ha conquistato Monza grazie alle sue… vittorie mancate: stiamo parlando di Jean Alesi, l’uomo che nel 2013, quando salì sul podio per offrire l’ultima intervista di Alonso in tuta rossa venne celebrato come se la gara l’avesse vinta lui… E gli anni dal 1993 al 1997 (che coincidono con gli anni di coabitazione con Gerhard Berger) hanno sancito l’amore tra il siciliano di Francia e il tracciato brianzolo, grazie anche a Ferrari e Benetton; un amore mai svanito e che, forse, rimarrà eterno.
La bella storia, dopo che il francese aveva sfiorato il risultato buono nel 1992, inizia nel 1993, anche se i presagi della vigilia parevano essere ben diversi, non tanto sul piano della prestazione (Alesi è ancora una volta in forma strepitosa, visto che si piazza subito dietro alle due Williams) quanto per i fischi che riceverà dopo aver causato un incredibile incidente con Berger alla Curva del Serraglio, mentre stava salutando il pubblico bloccando l’austriaco nel suo giro di rientro, che stava compiendo a velocità doppia. Un rapporto, quello tra i due, che inizialmente sarà piuttosto burrascoso, con una continua e sottile lotta di nervi per aggiudicarsi il primato all’interno della Scuderia, episodio che anni dopo sarà oggetto di una delle loro tante goliardate. Ma quello che accade in gara, con Jean che riesce a infilarsi tra le due Williams di Prost e Hill, salvo poi venire a sua volta sopravanzato dall’inglese e da Schumacher, ha per certi aspetti dell’incredibile e per altri del romantico. Se infatti i motori di Prost e Schumacher finiscono arrosto, quelli di Hill e Alesi reggono egregiamente fino alla fine, con il ferrarista salutato da un bagno di folla dopo aver tagliato il traguardo. Un podio che spazza con un colpo di spugna le polemiche del giorno prima e che traghetta la Ferrari verso il 1994.
L’anno della rinascita. Questa è la stagione in cui la Ferrari si trasforma, schierando un vero e proprio missile, la 412T1; nuova concezione aerodinamica, nuovo cambio scatolato e nuovo motore, potentissimo, da quasi 900 cavalli. Imprendibile per gli avversari soprattutto nei circuiti veloci e, guarda caso, Berger domina la gara di Hockenheim, ma Monza è Monza e la scena è tutta per l’altra Ferrari, la numero 27, quella che fa urlare Luigi Vignando per 35 secondi con la sua celebre “pole position”, la prima per Jean e forse anche la più bella, perché ottenuta a bordo della Ferrari insieme al fido compagno Gerhard Berger. Un bel risveglio del popolo rosso e del pubblico italiano dopo lo shock di Imola, per la scomparsa di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger (che aveva costretto gli organizzatori a modifiche rilevanti sul circuito, come il taglio della seconda di Lesmo). I due rientrano ai box e vanno a raccogliere l’ovazione della folla, che stava pregustando una gara trionfale. Ma dopo che le due Ferrari avevano condotto agevolmente la prima parte di gara, ecco che al primo pit-stop la sua Ferrari si blocca inspiegabilmente. Esplosione del cambio, è la fine. Jean esce furibondo dall’abitacolo, scaglia i guanti a terra, si infuria ai box per quello che poteva essere il suo primo trionfo. La beffa di Berger, tradito al pit-stop da un errore dei meccanici, non farà altro che aggiungere delusione alla gara della Ferrari, che oltre al danno di Alesi deve subire la beffa della mancata vittoria di Berger.