Si scrive stagione 2018, si legge F1 nostalgia

Tra ritorni ufficiali (Francia e Germani) e desiderati (Kubica e Rosberg) insieme al ritorno a vetture più “radical chic”, con un ritorno al vintage ma con tutta la tecnologia moderna, diamo uno sguardo a quella che potrebbe essere la stagione 2018.  

Di Giuseppe Gomes

Ogni epoca ha i suoi scontri: Ascari-Fangio, Hunt-Lauda, Prost-Senna e Schumacher-Hakkinen. Nei nostri anni? Vettel-Alonso? Troppa disparità tra i due (di mezzi), relegando Fernando ad un ruolo di “co-protagonista” negli anni dal 2010 al 2013, raccogliendo meno di quanto meritava. Hamilton-Rosberg? Troppo breve la loro coesistenza, con un Hamilton che è avanti con uno score di 2-1 nella sfida diretta. Hamilton-Vettel? Forse è ancora troppo presto per poter dire che siamo difronte ad uno scontro che ricorderemo negli annali. Certo è che, questi due campioni del mondo, ce la stanno mettendo tutta per poter mettere i loro nomi vicino ai mostri sacri che si sono sfidati, negli anni precedenti, a suon di ruotate in giro per il mondo. In ogni caso fa piacere che, dopo tanti anni, si torni a parlare di rivalità degne di entrare nella storia della F1.

In questo continuo richiamo al passato ci ha pensato la Liberty Media, a far tornare la F1 “sui suoi passi”, reinserendo nel calendario la Francia e la Germania. Se per il GP della Germania vale un discorso diverso, con una strana altalenanza, curiosa data la superiorità tecnica della Mercedes degli ultimi anni, non può che far piacere il ritorno della Francia. Anche se si abbandona lo storico Magny Course per il più moderno Paul Ricard. Torna dopo 10 anni di assenza (ricorderete l’ultima vittoria oltralpe di Felipe Massa nel 2008), facendo largo a piste, poi cadute nel dimenticatoio, come Turchia, Corea del Sud, India, ed altre in location particolari (Baku, Sochi). È lo stesso Chase Carey a conferma le sue intenzioni: “Abbiamo lavorato per il rilancio dei Gran Premi europei. […] È un grande traguardo per Liberty Media e speriamo di poter continuare così.” In sostanza, la gestione americana, vuole un ritorno alle origini della F1, andando nei paesi “culla”. Un ritorno al passato che non si limita ai soli eventi, ma, e in questo c’entrano i team, anche ai protagonisti di una F1 passata (per alcuni) ma non troppo (per altri).

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