F1 – La Ferrari non attraversa un momento facile e questo ormai è sotto gli occhi di tutti. Ma se c’è una cosa che più di ogni altra sta facendo imbestialire i tifosi (e non solo) è il continuo diffondersi di dichiarazioni che hanno l’inutile scopo di cercare di nascondere la disfatta che si sta compiendo sotto gli occhi del team capitanato dal più o meno coraggioso Mattia Binotto (a seconda del tenore delle dichiarazioni che rilascia di volta in volta). Ed è stata anche la volta di Inaki Rueda a rilasciare delle dichiarazioni che, dato il risultato, hanno avuto l’effetto di far imbestialire ancora di più gli appassionati.
L’ingegnere deputato alle strategie, infatti, ha affermato senza tema di smentite che le Ferrari a Baku avrebbero potuto vincere comodamente se Leclerc non fosse incappato nelle rottura.
Ma questo suggerisce due chiavi di lettura, che riguardano da un lato la contraddizione con le parole di Binotto e dall’altro il fatto che Rueda sembrava quasi volersi ripulire la coscienza dopo gli errori di strategia capitati a Montecarlo.
Una dichiarazione che, come detto, ha fatto aumentare la rabbia dei tifosi, che ormai non sanno più con chi prendersela, se con l’atteggiamento rinunciatario di Binotto o gli errori di Rueda, che per ripulirsi la coscienza ha voluto a tutti i costi (legittimamente, per carità) difendere il suo operato nonostante in più occasioni non abbia brillato per acume tattico.
Infatti, se tutto questo non fosse sufficiente, ecco che a Silverstone, al Paul Ricard e a Budapest la storia si è ripetuta: in Gran Bretagna l’errore di strategia ha compromesso la gara di Leclerc a favore di Sainz, che aveva già intuito la frittata che il muretto della Ferrari stava per fare nel momento in cui Rueda gli ha chiesto di mantenersi a distanza da Leclerc, in quel momento in testa con gomme de mescole più dure, per proteggerlo dagli attacchi di Hamilton e Perez.
Al Paul Ricard il muretto ha richiamato Sainz nel momento in cui stava sopravanzando Perez, ricevendo un secco “no!” dallo spagnolo, unita alla decisione arrivata qualche giro più t<ardi di fargli fare un pit-stop supplementare con l’intento (spiegato da Rueda) di essere in sicurezza con le gomme, montando pneumatici soft per ottenere il punto addizionale del giro veloce; a Budapest è arrivata l’incomprensibile decisione di fermare Leclerc per montare le gomme dure (giustificata da Binotto con i problemi patiti già dal venerdì – peccato che le due Ferrari fossero in testa alla graduatoria), oltre al lentissimo primo pit-stop di Sainz che gli ha compromesso la gara.
La questione ha quasi del comico, se non fosse che a rimetterci sono sempre i piloti, che devono sopportare non solo i guai che affliggono la monoposto ma anche le dichiarazioni dei loro dirigenti, gente che dovrebbe avere una certa esperienza nel mondo delle corse ma che in realtà sembrano ancora alle prime armi, soprattutto in tema di comunicazione.
Se è vero infatti che la spiegazione sta sempre dietro alla giustificazione (per scomodare ancora una volta Julio Velasco, che magari chissà, in un futuro potrebbe sedere come dirigente a Maranello…) è vero anche che certe dichiarazioni sembrano del tutto incomprensibili soprattutto se confrontate con quello che accade in pista e perchè contrastano apertamente con lo stato d’animo dei piloti.
Anche perché Leclerc è stato chiarissimo: punta al titolo mondiale. E non c’è Binotto o Rueda che tenga… E la differenza con la quale piloti e muretto hanno reagito alla gara ungherese dice tutto.